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La speranza si accende per Silvia Romano: è viva. Si troverebbe nella foresta

“Silvia Romano è viva, ecco i nomi dei rapitori”

Il responsabile della polizia kenyana per tutti i distretti della costa Noah Mwivanda ne è convinto. Parla di un commando di otto rapitori che poi si è diviso, affidando l’ostaggio a un gruppo di tre persone

«Silvia Romano è viva. Non abbiamo dubbi». La rassicurazione arriva da Noah Mwivanda, comandante regionale della polizia di tutta la regione costiera kenyana, arrivato due giorni fa a Malindi per coordinare le operazioni di ricerca. “Silvia si trova nella foresta in mano a tre degli assalitori – dice a Repubblica Mwivanda – Gli altri cinque sono scappati, e ne abbiamo perse le tracce. Di lei invece abbiamo la localizzazione e le impronte. Siamo certi che sia lei perche in caso contrario i tre banditi avrebbero preso tutt’altra direzione, come i loro complici”.

Silvia Costanza Romano
I RAPITORI DI SILVIA ROMANO

Sempre secondo quanto dice Mwivanda, la Polizia è riuscita anche a rintracciare i nomi dei rapitori: sono ibrahim Adan, Yusuf Kuno e Said Abdi. Su di loro è stata messa una taglia di un milione di scellini kenyani.

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Un’altra fonte, che preferisce rimanere anonima e molto vicina alla ventenne milanese che è stata rapita a Chakama, nella contea di Kilifi a circa ottanta chilometri da Malindi, dove si dedicava all’assistenza ai bambini e agli orfani per conto dell’ong Africa Milele, conferma la notizia, sostenendo che la 23enne è stata vista vicino al fiume.

L’area di ricerca supera i 40mila chilometri quadrati. Ora è setacciata da tutte le forze di polizia possibili, dotate di cani, droni ed elicotteri. La pioggia degli scorsi giorni certo non aiuta, ma Mwivanda non ha dubbi: “Siamo vicini. L’area è molto estesa e per questo abbiamo ancora bisogno di tempo. Ma sappiamo la direzione che hanno preso”.

I SOSPETTATI BRACCATI DALLA POLIZIA

I 14 sospettati, rinchiusi nelle celle della stazione di polizia di Malindi, hanno aiutato gli inquirenti a capire i movimenti degli assalitori. “Per quanto riguarda il movente non sappiamo ancora nulla, ma siamo propensi ad escludere un atto terroristico”, dice Mwivanda entrando in contraddizione con quanto dichiarato a Repubblica ieri dal governatore di Kilifi, Amason Jeffah Kingi. “Kingi è un politico. Siamo noi quelli sul campo che conducono le indagini”, risponde seccato il comandante.

Un’altra fonte, che preferisce rimanere anonima e molto vicina alla ventenne milanese che è stata rapita a Chakama, nella contea di Kilifi a circa ottanta chilometri da Malindi, dove si dedicava all’assistenza ai bambini e agli orfani per conto dell’ong Africa Milele, conferma la notizia, sostenendo che la 23enne è stata vista vicino al fiume.  L’area di ricerca supera i 40mila chilometri quadrati. Ora è setacciata da tutte le forze di polizia possibili, dotate di cani, droni ed elicotteri. La pioggia degli scorsi giorni certo non aiuta, ma Mwivanda non ha dubbi: “Siamo vicini. L’area è molto estesa e per questo abbiamo ancora bisogno di tempo. Ma sappiamo la direzione che hanno preso”.  I 14 sospettati, rinchiusi nelle celle della stazione di polizia di Malindi, hanno aiutato gli inquirenti a capire i movimenti degli assalitori. “Per quanto riguarda il movente non sappiamo ancora nulla, ma siamo propensi ad escludere un atto terroristico”, dice Mwivanda entrando in contraddizione con quanto dichiarato a Repubblica ieri dal governatore di Kilifi, Amason Jeffah Kingi. “Kingi è un politico. Siamo noi quelli sul campo che conducono le indagini”, risponde seccato il comandante.  Il commando che ha rapito Silvia si è diviso, affidando l’ostaggio a un gruppo di tre persone. Una certezza che sarebbe stata raccolta grazie agli “apparati tecnologici” impiegati per le ricerche: probabilmente si riferisce a visori termici, in grado di rilevare il calore dei corpi anche nella foresta e permettere l’inseguimento dei criminali. E questi strumenti avrebbero confermato le indicazioni raccolte dagli inquirenti kenyani con gli interrogatori di alcune persone sospettate di avere aiutato il commando nel rapimento.  La dichiarazione del funzionario kenyano è il primo segnale di sollievo per la famiglia di Silvia Romano. Mercoledì sera un gruppo di persone armate di kalashnikov è penetrato nel villaggio, sparando raffiche per intimidire i presenti e ferendo cinque persone, tra loro anche due bambini. Stando alle testimonianze, gli aggressori stavano cercando proprio la giovane straniera e non si sono fermati finché non sono riusciti a catturarla. Secondo alcune delle dichiarazioni raccolte dalla polizia, i criminali parlavano somalo. Un elemento che ha fatto temere possa trattarsi di un rapimento organizzato da Al Shaabab, la milizia islamica somala legata ad Al Qaeda: il sequestro infatti è avvenuto in concomitanza con la visita a Roma del presidente somalo che si oppone alla formazione fondamentalista. Tra le ipotesi, anche quella di un sequestro condotto da elementi delle tribù somale che si dedicano alla pastorizia nella zona.  Il governo di Nairobi ha immediatamente dispiegato nella zona i rangers forestali e reparti scelti della polizia e dell’esercito, con il sostegno di elicotteri e aerei da ricognizione. Le ricerche sono state sostenute dalla popolazione e dagli abitanti del villaggio: membri delle famiglie che avevano affidato i loro bambini alla scuola di Silvia hanno chiesto di partecipare alle indagini. E le testimonianze hanno portato all’individuazione della casa dove vivevano due dei presunti rapitori. Il proprietario dell’alloggio ha descritto i due inquilini, arrivati alcuni giorni prima del rapimento e spariti immediatamente dopo a bordo di due motociclette. Una circostanza che farebbe pensare a un’azione pianificata con cura da tempo. Le moto sono state poi ritrovate dagli agenti in due contee confinanti con quella dell’aggressione, Taita Taveta e Tana River: il segno che Silvia Romano stava venendo trasferita.  In tutto una ventina di persone sono state fermate nella prima fase delle indagini. Anche la Farnesina segue «molto, molto da vicino» le ricerche, come ha dichiarato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero: «E' un episodio terribile. Le autorità del Kenya si stanno impegnando, naturalmente c'è il massimo riserbo».

Il commando che ha rapito Silvia si è diviso, affidando l’ostaggio a un gruppo di tre persone. Una certezza che sarebbe stata raccolta grazie agli “apparati tecnologici” impiegati per le ricerche: probabilmente si riferisce a visori termici, in grado di rilevare il calore dei corpi anche nella foresta e permettere l’inseguimento dei criminali. E questi strumenti avrebbero confermato le indicazioni raccolte dagli inquirenti kenyani con gli interrogatori di alcune persone sospettate di avere aiutato il commando nel rapimento.

SOLLIEVO PER LA FAMIGLIA DI SILVIA

La dichiarazione del funzionario kenyano è il primo segnale di sollievo per la famiglia di Silvia Romano. Mercoledì sera un gruppo di persone armate di kalashnikov è penetrato nel villaggio, sparando raffiche per intimidire i presenti e ferendo cinque persone, tra loro anche due bambini. Stando alle testimonianze, gli aggressori stavano cercando proprio la giovane straniera e non si sono fermati finché non sono riusciti a catturarla. Secondo alcune delle dichiarazioni raccolte dalla polizia, i criminali parlavano somalo. Un elemento che ha fatto temere possa trattarsi di un rapimento organizzato da Al Shaabab, la milizia islamica somala legata ad Al Qaeda: il sequestro infatti è avvenuto in concomitanza con la visita a Roma del presidente somalo che si oppone alla formazione fondamentalista. Tra le ipotesi, anche quella di un sequestro condotto da elementi delle tribù somale che si dedicano alla pastorizia nella zona.

Il governo di Nairobi ha immediatamente dispiegato nella zona i rangers forestali e reparti scelti della polizia e dell’esercito, con il sostegno di elicotteri e aerei da ricognizione. Le ricerche sono state sostenute dalla popolazione e dagli abitanti del villaggio: membri delle famiglie che avevano affidato i loro bambini alla scuola di Silvia hanno chiesto di partecipare alle indagini.

silvia romano è viva

E le testimonianze hanno portato all’individuazione della casa dove vivevano due dei presunti rapitori. Il proprietario dell’alloggio ha descritto i due inquilini, arrivati alcuni giorni prima del rapimento e spariti immediatamente dopo a bordo di due motociclette. Una circostanza che farebbe pensare a un’azione pianificata con cura da tempo. Le moto sono state poi ritrovate dagli agenti in due contee confinanti con quella dell’aggressione, Taita Taveta e Tana River: il segno che Silvia Romano stava venendo trasferita.

In tutto una ventina di persone sono state fermate nella prima fase delle indagini. Anche la Farnesina segue «molto, molto da vicino» le ricerche, come ha dichiarato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero: «E’ un episodio terribile. Le autorità del Kenya si stanno impegnando, naturalmente c’è il massimo riserbo».

Fonte: Repubblica on line

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