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La Spagna dice No all’aborto

I Bambini non sono un diritto ma un dono.
I Bambini non sono un diritto ma un dono.

Certamente non sono tempi buoni per le associazioni finanziate dalle lobby  LGTB, favorevoli all’aborto e a tanti altri temi etici sensibili. Dopo il NO della Croazia, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, un’altra grande nazione  dell’Unione Europea, la Spagna, dichiara guerra all’aborto. Il Consiglio dei Ministri spagnolo, ha approvato un disegno di legge che restringe tale pratica. Naturalmente la scelta è stata aspramente criticata dai media, i quali invece di pensare al futuro della società, spendono il loro tempo a condannare chi si batte per la sopravvivenza dell’umanità. Finora l’interruzione della gravidanza era consentita senza alcuna restrizione entro le prima 14 settimane dal concepimento. Ora, invece, il ricorso all’aborto verrà fortemente limitato. La legge presentata dal governo, infatti, lo consentirà soltanto a scopi terapeutici oppure in caso di violenza sessuale. A ciò si aggiunge l’introduzione della “libera obiezione di coscienza” da parte dei medici. L’aborto rimarrà consentito in caso di gravidanza provocata da violenza o per serio pericolo per la salute fisica o mentale della donna, mentre non sarà permesso in caso di anomalia fetale grave, a meno che questo non metta a rischio “la salute fisica o psicologica della puerpera”. Inoltre, le ragazze di 16 o 17 anni che si vedranno costrette ad abortire, dovranno prima ottenere il consenso dei genitori.

Naturalmente il provvedimento è stato fortemente attaccato dalle associazioni che tutelano i diritti civili (si possono chiamare diritti civili le leggi che favoriscono l’omicidio e la morte’), che hanno denunciato un “salto indietro” di 30 anni. Il Paese, infatti, tornerà a una legislazione già presente nel 1985, ma profondamente cambiata nel corso degli anni, e in particolar modo nel 2010 dal governo Zapatero, che traghettò la Spagna in cima ai “paesi più liberali” in merito al diritto all’interruzione di gravidanza. La legge dell’esecutivo guidato da Mariano Rajoy ha fatto infuriare le organizzazioni femministe e quelle di sinistra, che si sono dette pronte alla mobilitazione per impedire che il testo venga approvato anche dal Parlamento.  La vita non è un diritto da modellare a piacimento.

La presa di posizione del governo, è riconducibile alle svariate manifestazioni prolife, di cui nessuno si è interessato durante il governo di Zapatero. Il 18 Ottobre del 2009, a Madrid, capitale della Spagna, un fiume di due milioni di persone avevano manifestato contro la decisione dell’allora esecutivo di procedere alla legge liberticida sull’aborto. Conviene riportare -per rinfrescare la memoria-, la cronaca di quel giorno:  “La Polizia spagnola e fonti dell’organizzazione hanno riferito che il numero dei partecipanti potrebbe essere stato di “più di due milioni e mezzo”. Una marea umana ha occupato tutto il percorso della manifestazione, circa due chilometri, fra la Puerta del Sol e la Puerta d’Alcalà, nel cuore della capitale spagnola. La manifestazione è stata organizzata per dire no alla legge sull’aborto promossa dal governo socialista. Madrid è stata proclamata “capitale mondiale della vita” dalle 42 organizzazione pro-life che l’hanno convocata. Migliaia di autobus sono giunti nella capitale spagnola carichi di oppositori alla riforma provenienti da tutta la Spagna. Le associazioni chiedono il ritiro del disegno di legge sottoposto dal governo al parlamento di Madrid, che prevede fra l’altro un diritto di libera scelta per ogni donna, se abortire o meno, fino alla 14/a settimana di gravidanza, una facoltà estesa anche alle minorenni dai 16 ai 18 anni senza che i genitori debbano essere informati nè consultati.  La mobilitazione è testa a protestare contro l’incostituzionalità di una legge che punta a “depenalizzare completamente l’aborto e riconoscerlo come un diritto”, affermano gli organizzatori. La legge attualmente in vigore infatti autorizza l’interruzione di gravidanza fino alla 14esima settimana solo in caso di circostanze precise, quando la donna è stata vittima di uno stupro, per esempio, o per malformazioni del feto”.  Come mai i mezzi di comunicazione non sottolineano come fanno per la loro propaganda antiumana, il dissenso di milioni di cittadini? Vogliono inculcare nella mente della gente che solo le loro idee sono giuste. L’opposizione è cattiva, retrograda, fondamentalista. Loro cosa sono? Fautori di civiltà? Non credo. La società si sviluppa promuovendo  la Vita. Travestire la morte con i diritti civili è aberrazione. Senza bambini non ci può essere futuro.

Un altro duro colpo contro l’aborto si è consumato al Parlamento Europeo. Come ci riferisce la redazione di tempi it: In sessione plenaria ha respinto per la seconda volta e in via definitiva il rapporto Estrela su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”. La risoluzione che avrebbe sponsorizzato l’aborto come diritto umano, la fecondazione e la teoria del “gender” è stata respinta mentre è stato approvato il testo alternativo del Ppe per soli sette voti: 334 contro 327. Il nuovo testo realizzato dal Ppe prevede che «la formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole sia di competenza degli Stati membri». Si aggiunge anche che «per quanto spetti agli Stati membri formulare e applicare politiche relative alla salute e all’istruzione, l’Unione europea può contribuire a promuovere le migliori pratiche far gli Stati membri». L’approvazione del testo ha fatto decadere di fatto la risoluzione Estrela. La nuova risoluzione è passata grazie agli eurodeputati del Ppe, mentre la maggior parte del gruppo dei Socialisti e democratici ha votato contro. Gli italiani hanno seguito tutti la linea del gruppo di appartenenza, con alcune eccezioni. Alcuni eurodeputati del Pd, infatti, come Patrizia Toia, Silvia Costa, David Sassoli, Mario Pirillo, Franco Frigo e Vittorio Prodi pur appartenendo ai socialisti si sono astenuti, favorendo la sconfitta del rapporto Estrela.

Il rapporto che osteggiava anche la campagna “Uno di noi” era già stato respinto lo scorso 22 ottobre. Tornato in commissione il 26 novembre scorso, era stato approvato di nuovo con modifiche insignificanti. Oggi è stato però respinto in via definitiva. Michael Cashman, europarlamentare e co-presidente dell’Intergruppo Lgbt ha commentato così la bocciatura: «Triste giorno al Parlamento Europeo. Il centro-destra ha respinto il rapporto progressista e approvato un’agenda conservatrice sui diritti delle donne». La stessa Estrela ha parlato di «ipocrisia e oscurantismo». Per Sergio Silvestris (Forza Italia), invece, «la relazione Estrela rappresenta il manifesto ideologico dell’Europa laicista, abortista e portatrice di un modello diverso da quello italiano». Se il testo fosse stato approvato, gli Stati membri dell’Unione Europea sarebbero stati fortemente invitati a garantire a tutti, anche giovanissimi, aborto (senza consenso dei genitori), contraccezione, fecondazione assistita, rieducazione degli insegnanti, corsi obbligatori a scuola sull’identità di genere e contro la discriminazione delle persone LGBT. Se provate a cercare nei motori di ricerca articoli  o menzioni sulle cose di cui ho parlato troverete poco. Al contrario si possono rintracciare migliaia di articoli contro i “prolife”. Così si crea una mentalità da dittatura mediatica. Non si ha possibilità di scegliere. Non credo che tutto ciò si possa identificare con la “democrazia” e la “libertà” di cui falsamente vogliono essere i paladini d’onore. Per concludere propongo alla vostra attenzione, un video con la testimonianza di una donna Janna Gessen sopravvissuta all’aborto. Vale la pena spendere qualche minuto per commuoversi davanti alle parole coraggiose di Janna! Buona visione. DonSa

 

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