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La riforma dei media e la strategia anti-pedofilia sul tavolo del C9

La riforma dei media e la strategia anti-pedofilia sul tavolo del C9Nona riunione dei Cardinali consiglieri con il Papa: calendario fino a fine 2015, «consolidata» la prospettiva di due dicasteri nati dall’accorpamento di diversi pontifici consigli.

La riforma dei mass media vaticani, che ora passa alla fase operativa con la nascita, prossima, di una nuova commissione attuativa. Il tema della accountability dei vescovi e degli altri responsabili ecclesiali relativa ai casi di pedofilia. Sono le due novità sul tavolo del Consiglio dei nove cardinali che coadiuvano il Papa nella riforma della Curia romana e nel governo della Chiesa mondiale, riuniti con Francesco, per la nona volta, da lunedì mattina a questa sera. Lo ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, sottolineando che è ormai «consolidata» la prospettiva dell’accorpamento di diversi pontifici consigli e della  conseguente nascita di due nuovi dicasteri, e confermando che la riforma – che potrebbe peraltro essere applicata gradualmente, con singoli capitoli stralciati e anticipati già prima della stesura di una nuova costituzione apostolica sostitutiva della vigente Pastor bonus – non vedrà la conclusione prima del 2016.

Alla riunione, che continua oggi pomeriggio, il Papa ha partecipato sempre, come di consueto, a parte questa mattina per presiedere l’udienza generale in piazza San Pietro. La maggior parte del tempo, ha riferito Lombardi, rientrato oggi da una convalescenza per una recente operazione ortopedica, nel corso di un briefing, è stata dedicata alla «rilettura» degli interventi pronunciati dai cardinali di tutto il mondo, in merito alla riforma della Curia, al Concistoro dello scorso febbraio. Inoltre, sono state fatte considerazioni «metodologiche» su come procedere nel tempo che rimane, «in modo da pensare di arrivare nel 2016 se non alla conclusione, a un punto comunque significativo per una nuova costituzione». Già fissato il calendario delle prossime riunioni per l’anno in corso: 8 – 10 giugno, 14 – 16 settembre, 10 – 12 dicembre. L’ipotesi di due poli che accorpino diversi pontifici consigli in due nuovi dicasteri, Carità, Giustizia e Pace, da una parte, Laici, Famiglia e Vita, dall’altra, è ormai «sufficientemente consolidata», e non è escluso che questi organismi vedano la vita prima della conclusione della riforma poiché «si possano già avere delle indicazioni su questi nuovi dicasteri prima di arrivare al testo finale della costituzione».

Due, poi, gli ulteriori argomenti «toccati», pur «senza giungere a particolari decisioni», nel corso della riunione del C9, la nona dalla creazione di questo consiglio. Innanzitutto, la riforma dei mass media vaticani (L’Osservatore Romano, Radio Vaticana, Centro televisivo vaticano, Sala stampa e Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali). Il C9 aveva affidato in estate scorsa il lavoro di istruttoria a un comitato guidato da lord Christopher Patten. Quell’organismo ha presentato dapprima un interim report e, ora, ha «consegnato al Papa e ai suoi collaboratori» un final report, che però «fa un piano ancora piuttosto ampio e generale», per cui il Papa, prossimamente, creerà una nuova commissione incaricata di «articolare e studiare bene i passi all’attuazione» della riforma delineata dalla commissione Patten. Ne potrebbero far parte diversi dei membri della prima commissione, ha sottolineato Lombardi per mettere in luce il lavoro di continuità tra i due organismi, ma potrebbe essere integrata da nuove personalità. La commissione Patten era composta da: Erlandson (Usa), Frank (Germania), Salobir (Francia), Soberon (Spagna, Messico), Yeo (Singapore) e, per il personale vaticano, monsignor Paul Tighe (segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, segretario del comitato), Giacomo Ghisani (Radio Vaticana), Monsignor Carlo Maria Polvani (Segreteria di Stato), monsignor Lucio Adrián Ruiz (Internet Service del Vaticano) e Giovanni Maria Vian (L’Osservatore Romano). Il suo final report non è stato pubblicato né se ne prevede la pubblicazione. I «principi generali» della riforma, ha però detto Lombardi, sono «coordinamento, evitare duplicazioni, efficacia e attenzione all’evoluzione dei sistemi di comunicazione, risposta alle attese delle conferenze episcopali, valutazione di possibili risparmi nel caso ci fossero duplicazioni o attività ritenute meno necessarie, ma sempre secondo il principio, che al Papa sta sempre a cuore, che non sono da prevedere licenziamenti, quindi se c’è da fare un razionalizzazione dell’uso del personale», si attuerà secondo modalità che potrebbero includere «sostituzioni o rotazioni del personale».

La riforma dei media e la strategia anti-pedofilia sul tavolo del C9

Il cardinale Sean O’Malley, poi, arcivescovo di Boston, «rispondendo a un’attesa della Commissione per la Protezione dei Minori» della quale è presidente, «ha posto sul tavolo il tema dell’accountability», ha riferito Lombardi, ossia della «responsabilità nella Chiesa», e, in particolare, «come affrontare, con quali procedure e competenze, i casi non tanto di abuso, per i quali già ci sono le norme, ma di abuso di ufficio, omissione, responsabilità, in particolare da parte di persone che abbiano responsabilità, sacerdoti, vescovi, superiori religiosi o altro». Su questo, ha precisato Lombardi, «non c’è un progetto preciso o un documento, ma il tema è stato posto esplicitamente sul tavolo del C9 e vi è l’intenzione di trovare le vie per procedere». Padre Lombardi ha ricordato che sul tema si è tenuta, domenica, una riunione di O’Malley con la sottocommissione responsabile, due membri della quale, Mary Collins e Peter Saunders, furono vittime, da bambini, di preti pedofili. La sotto-commissione, si leggeva in una nota conclusiva, ha manifestato in particolare le proprie «preoccupazioni» per la recente nomina del vescovo cileno Juan de la Cruz Barros Madrid nella diocesi di Osorno, dove viene accusato di avere insabbiato le accuse di pedofilia a un sacerdote. Il tema della accountability, ha peraltro precisato Lombardi, è noto e più generale «non c’era bisogno del vescovo Osorno per rendersene conto».

A cura di Redazione Papaboys fonte: Vatican Insider (La Stampa)

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