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La richiesta della famiglia di Emanuela Orlandi al Vaticano è giusta: ‘Controllate quella tomba!’

La richiesta della famiglia di Emanuela Orlandi al Vaticano è giusta: ‘Controllate quella tomba!’ Potrebbe essere l’ennesima falsa pista, ma è doveroso fare controlli. La disponibilità della Santa Sede: ‘Faremo il possibile per verificare!’

emanuela orlandi mirella gregori
ANSA/DRN

È arrivata in Vaticano una settimana fa l’istanza della famiglia Orlandi nella quale si chiedono una serie di informazioni su una tomba all’interno del cimitero teutonico Vaticano, quello dove da anni diverse persone oltre ai famigliari si recano per pregare nel ricordo di Emanuela. Appoggiato a una parete del cimitero c’è la statua di un angelo che tiene un foglio con la scritta in latino “Requiescat in pace”, “Riposa in pace”, come scrive oggi “Il Corriere della Sera”. Sarebbero custodite li, secondo una lettera ricevuta dal legale della famiglia Orlandi Laura Sgrò, le risposte al mistero di Emanuela Orlandi, la quindicenne sparita nel nulla del 1983. Per questo il legale ha scritto al segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, chiedendo, oltre all’apertura del loculo, anche una serie di informazioni su quel sepolcro.

La segnalazione – riporta Repubblica on line – è arrivata all’avvocato con una fotografia, ricevuta l’estate scorsa: nell’immagine c’è una statua di un angelo su una tomba e la segnalazione diceva: “Cercate dove indica l’angelo”.  Continua l’avvocato Sgrò: “Certe cose bisogna chiarirle per escluderle. Sono andata a verificare le condizioni della tomba, ho fatto tutti gli accertamenti che era possibile fare, ora dobbiamo attendere le autorizzazioni. L’angelo e la lastra della tomba sono chiaramente elementi di due periodi storici differenti”.

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La risposta del Vaticano è immediata.

“Posso confermare che la lettera della famiglia di Emanuela Orlandi è stata ricevuta dal cardinale Pietro Parolin e che verranno ora studiate le richieste rivolte nella lettera”. Lo ha affermato il direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti.

“Pura leggenda”. Non usa mezzi termini invece monsignor Gianfranco Girotti, reggente emerito della Penitenzieria Apostolica. Interpellato da una agenzia di stampa su questa nuova sollecitazione della famiglia (“trattasi di bufala”, corregge), monsignor Girotti dice: “Siamo alla pura leggenda che a questo punto diventa anche stucchevole. Certamente non credibile. Capisco il desiderio dei famigliari di Emanuela di tenere accesi i riflettori su un caso che sconvolge ancora e che ha suscitato scandalo, ma mi pare evidente che si stiano arrampicando sugli specchi”.

I famigliari di Emanuela Orlandi hanno sempre denunciato “opacità” e “poca trasparenza” da parte del Vaticano sulla vicenda.

Ritiene che tocchino un tasto giusto e che la loro insistenza possa essere determinata da tutto questo? “Io penso che siamo in presenza di una bufala – afferma Girotti -. Io non direi che c’è stata poca trasparenza. Tutto quello che poteva essere fatto è stato fatto. Trovo davvero stucchevole l’insistenza della famiglia Orlandi”.

Il Vaticano oggi ha fatto sapere ufficialmente che la lettera della famiglia Orlandi è stata ricevuta dal segretario di Stato e che le richieste saranno studiate. Che cosa si deve pensare? “Io penso sia stata una risposta educata e diplomatica. Già si era sollevato un polverone con le ossa ritrovate a villa Giorgina nella sede della nunziatura. E poi si è visto l’esito. Ora si tira in ballo il cimitero teutonico. Credo che percorrere una strada di fantasia che non ha fondamento sia una cosa grave. La Santa Sede ha fatto tutto quello che si poteva fare. Il caso è chiuso”, conclude Girotti, che quando la magistratura cercava i resti di Emanuela a Sant’Apollinare disse che non li avrebbe trovati.

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