Dal giorno dell’arresto di Genovese, lo scorso 15 maggio, la Camera paga al deputato eletto con il Pd soltanto l’indennità parlamentare connessa alla titolarità della carica, che è prevista in Costituzione ed ammonta a 5.246,54 euro netti (10.435 euro lordi). Il deputato siciliano, dal momento in cui ha perso la libertà personale, non riceve invece né la diaria né i rimborsi delle spese per l’esercizio del mandato (comprese quelle per il trasporto). Prendendo spunto dalla vicenda, i cinque stelle hanno chiesto di non limitarsi a togliere agli onorevoli arrestati solo le voci accessorie dello stipendio ma di interrompere anche il pagamento dell’immunità vera e propria. Inoltre i cinque stelle chiedono di fermare l’erogazione del vitalizio e della pensione agli ex deputati condannati per reati particolarmente gravi, come quelli di mafia, corruzione e quelli contro la Pubblica amministrazione.
La questione era stata ritenuta «meritevole di attenzione» dalla presidente della Camera. Laura Boldrini ha chiesto un’ istruttoria ai questori, i quali oggi si sono espressi contro le proposte del movimento di Grillo: una eventuale sospensione dello stipendio, è stato argomentato durante la riunione, può essere decisa solo con una legge e non con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza. Un orientamento a cui si è allineato a maggioranza l’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Gli unici contrari sono stati i tre rappresentanti M5S che ora tuonano contro la decisione. «Se Genovese è agli arresti domiciliari – ha chiesto polemicamente Luigi Di Maio – i cittadini che lo pagano a fare?» Fonte: quotidiano La Stampa