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La passione del Signore

Domenica delle Palme ARIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO DOMENICA – Il racconto della morte di Gesù in croce è la lettura più bella e re­gale di tutto l’anno. E mentre i credenti di tutte le fedi invocano Dio nei giorni della loro sofferenza, ora i cristiani vanno a Dio nei giorni del­la sua sofferenza (Bonhoeffer).

La croce è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. ‘Per sa­pere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce’ (non è un semplice devoto a dirlo, ma Karl Rahner, uno tra i più grandi teologi del ‘900).

E vedo un uomo nudo in­chiodato e morente. Un uomo con le braccia spa­lancate in un abbraccio che non si rinnegherà in eterno. Vedo un uomo che non chiede niente per sé, non grida da lì in cima: ricordatemi, cercate di ca­pire, difendetemi… Fino all’ultimo dimentica se stesso e si preoccupa di chi gli muore a fianco: og­gi, con me, sarai nel para­diso.

Fondamento della fede cristiana è la cosa più bel­la del mondo: un atto di a­more. Allora la suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Ge­rusalemme, sulla collina del Golgota, dove il Figlio di Dio si lascia inchioda­re, povero e nudo, per mo­rire d’amore. La croce è l’innesto del cielo dentro la terra, il punto dove un amore e­terno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa. Sul Calvario l’amore scrive il suo rac­conto con l’alfabeto delle ferite, l’unico indelebile, l’unico in cui non c’è in­ganno.

Da qui la commozione, poi lo stupore, e anche l’innamoramento. Dopo duemila anni sentiamo anche noi come le donne, il centurione, il ladro, che nella Croce c’è la suprema attrazione di Dio.

La croce rimane una do­manda sempre aperta, di fronte ad essa so di non capire. Ma alla fine la cro­ce vince perché convince, e lo fa non attraverso le spiegazioni dei teologi, ma con l’eloquenza del cuore: Perché la croce / il sorriso / la pena inumana?/ Credimi / è così semplice / quando si ama. (Jan Twardowski) «Tu che hai salvato gli al­tri, salva te stesso, se sei il Cristo». Lo dicono tutti, capi, soldati, il ladro: «se sei Dio, fa’ un miracolo, conquistaci, imponiti, scendi dalla croce, allora crederemo». Qualsiasi uo­mo, qualsiasi re, potendo­lo, scenderebbe dalla cro­ce. Lui, no. Solo un Dio non scende dalla croce, solo il nostro Dio. Perché i suoi figli non ne possono scendere. Allora è solo la croce che toglie ogni dub­bio, non c’è inganno sul le­gno, nei chiodi.

Ogni nostro grido, ogni dolore dell’uomo, la soffe­renza incomprensibile possono sembrare una sconfitta. Ma se noi ci ag­grappiamo alla Croce, al­lora veniamo anche presi dentro la forza del suo ri­sorgere, che ha il potere, senza che noi sappiamo come, di far tremare la pie­tra di ogni nostro sepolcro e di farvi entrare il respiro del mattino.  a cura di Padre Ermes Ronchi

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