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La meravigliosa Basilica della Santissima Trinità di Saccargia (Sardegna)

La chiesa della Santissima Trintà di Saccargia è tra le chiese romanico-pisane più famose della Sardegna. E’ stata edificata nel corso del XII secolo ad opera dell’Ordine Camaldolese e consacrata nel 1116, in seguito alla donazione di Costantino I, giudice di Torres.

La basilica faceva parte di un grande complesso monastico di cui sono visibili i resti sul lato destro della basilica. La leggenda racconta di una vacca pezzata che ogni giorno veniva da un lontano pascolo per offrire il proprio latte ai frati di un convento e soleva inginocchiarsi sul dorso, in atteggiamento di preghiera, proprio nel luogo in cui ora sorge la chiesa. Da qui “vacca vargia” (vacca dal pelo maculato), dal dialetto “sa baccarza”, poi “sa ‘accarza”, quindi Saccargia. Peraltro in un capitello del portico antistante il prospetto appare scolpita proprio l’immagine di una vacca.
“Secondo lo Spano l’origine era dovuta al vocabolo fenicio “sachar” che significa “luogo chiuso”, infatti la fertile vallata è chiusa da ogni parte da un tavolato di rocce vulcaniche”. Altri affermano che deriverebbe da “sa acarza”, ossia “vaccheria” o luogo delle vacche, tenendo conto della natura del sito, ricco di ottimi terreni per allevare bestiame, riparata com’era da un anfiteatro naturale basaltico. Nel cosiddetto Condaghe de s’abadia de Sa Santissima Trinidade de Saccargia… un documento in sardo logudorese nato da un apografo seicentesco che fu pubblicato in due edizioni a Cagliari e a Sassari nel 1660, si parla di data di ampliamento della Basilica della S.S. Trinità di Saccargia. La chiesa infatti non fu eretta ex novo, ma sulle rovine di un modesto monastero preesistente nell’anno 1116 come descritto dal Tola nel suo Codex Diplomaticus Sardiniae. Secondo il Libellus Judicum Turritanorum, in quel tempo nel Giudicato del Logudoro governavano Costantino I di Torres, figlio di Mariano e la sua consorte Marcusa di Gunale, discendente degli Arborea. Entrambi conducevano una vita giusta e da buoni religiosi onoravano la chiesa. Erano però afflitti da un triste destino, i loro figli morivano in tenera età. Decisero perciò, desiderosi di avere un erede, di recarsi a Porto Torres dai tre gloriosi Martiri Turritani – Gavino,
Proto e Gianuario – in pellegrinaggio votivo, per pregare il Signore affinché concedesse loro la grazia. Durante il viaggio da Ardara a Porto Torres si fermarono e chiesero asilo ai buoni frati camaldolesi,dunque passarono la notte nell’ “iscia” di Saccargia; (iscia= termine dialettale che indica un appezzamento di terreno fertile e umido adatto per l’allevamento del bestiame).Per volontà della Vergine, in sogno a Marcusa, sarebbe stata loro promessa la grazia di avere un figlio in cambio della costruzione in quel luogo, di una chiesa in onore e gloria della S.S. Trinità e di un monastero per l’ordine camaldolese. I due coniugi desiderosi di compiacere la Vergine ne affidarono immediatamente la costruzione ai valorosi maestri pisani “mastros pisanos” e diedero ai monaci i mezzi per l’ampliamento del monastero nonché la fertile vallata; presto dotata di una efficace rete di canali per l’irrigazione. Nell’anno 1117 secondo il Vico, il giudice e sua moglie vollero consacrare la chiesa sotto il pontificato di Papa Pasquale II che per l’occasione comandò che partecipassero arcivescovi e vescovi, preti, canonici, priori, abati e religiosi, promettendo speciali indulgenze a coloro che si recavano a visitare la chiesa. Il giudice Costantino e la moglie Marcusa furono allietati dalla nascita di un figlio che chiamarono Gonario, il quale governò nel regno di Torres dopo la morte del padre nel 1127. Dal palazzo di Torres, la salma fu trasportata da Itoccor Gambella suo primo consigliere, assieme ai vescovi della provincia turritana e ai Liberi del Logudoro, con tutti gli onori, prima alla corte di Curcas poi a Saccargia dove fu tumulata davanti all’altare maggiore sotto lo scranno. Marcusa, rimasta vedova, decise di imbarcarsi per raggiungere Messina dove, fondò un ospedale intitolato a S. Giovanni di oltremare, morendo in pace. La chiesa divenne una delle badie più celebri dei monaci camaldolesi, ed ebbe sempre una posizione preminente essendo i suoi abati i più insigni dell’ordine in Sardegna. All’inizio del XV secolo, il governo d’Aragona allontanò i camaldolesi divenuti indegni per aver perseguito fini terreni e l’abadia fu affidata alla conduzione di un abate commendatario. Dal 1820 l’Arcivescovo Turritano fu dotato del titolo di priore della basilica e all’università di Sassari vennero attribuiti i suoi redditi. Dal 1957 la chiesa è sotto la custodia della parrocchia di Codrongianos.






Opere d’Arte
L’impianto a croce commissa, con aula mononavata, è costituito da un transetto triabsidato con bracci voltati a crociera e una facciata preceduta da un portico. L’edificazione della basilica in opera bicroma alterna cantonetti calcarei e basaltici che ne distinguono due diverse fasi costruttive, la prima propria di maestranze pisane attive nel giudicato di Torres alla fine dell’XI secolo, mentre la seconda, risalente alla seconda metà del XII secolo, è collocabile in ambito pisano-pistoiese.
All’impianto appartengono il transetto e parte dell’aula, successivamente sopraelevata, allungata e munita di una nuova facciata. Divisa in tre ordini, in quello inferiore si apre il portale sormontato da architrave a timpano rialzato, mentre i due superiori sono costituiti da una finta loggia di colonnine trachitiche sulle quali s’impostano arcatelle pausate da intarsi geometrici a losanghe e a ruote concentriche. Al centro dell’ordine mediano si apre una bifora con colonnina spartiluce, che tra il 1903 e il 1906 ha sostituito l’originario rosone. Alla seconda fase appartengono il portico, con volte a crociera, impostato su colonne e pilastri angolari, la sacrestia e il campanile a canna quadrata, nel quale la prima cella riceve luce dalle bifore con capitello a stampella, mentre nella seconda, pausata da archetti pensili, si aprono una serie di trifore. Capitelli e ghiere scultoree del portico sono esemplate sull’unico modello originario custodito all’interno della chiesa. Le tre arcate frontali sono rifasciate da sopracciglio intagliato, la ghiera centrale conserva le sculture originarie con animali fantastici, mentre le due laterali presentano tralci fitomorfici realizzati con l’uso del trapano. Nel settore meridionale del sito si conservano i pochi resti del monastero e del chiostro. All’interno la monotona nudità della navata è spezzata dall’abside affrescata con un ciclo neotestamentario, l’unico del periodo romanico conservato integralmente in Sardegna. Al centro del catino absidale il Cristo benedicente sul globo è racchiuso in mandorla ed affiancato da angeli, arcangeli e serafini, nel registro mediano un personaggio inginocchiato davanti a San Benedetto precede la Vergine accompagnata da undici apostoli. Nella fascia sottostante si stagliano cinque scene della Vita di Cristo: l’Ultima cena, il Bacio di Giuda, la Crocefissione, il Seppellimento e la Discesa agli inferi. La fascia inferiore conclude l’affresco con un finto velario. La suddivisione in riquadri è comparabile ad una giustapposizione di pagine miniate presenti nei codici dell’epoca, riferiti probabilmente a monaci benedettini particolarmente sensibili ad influssi bizantini. Il Toesca vi riconobbe un anonimo pittore umbro-laziale dei primi anni del XIII secolo, ascrizione confermata dal Maltese che attribuisce l’esecuzione dell’affresco al Maestro della Croce del Museo Nazionale di Pisa, inserendoli cronologicamente nella seconda fase costruttiva dell’abbazia.

Come arrivare
La chiesa della Santissima Trintà di Saccargia si trova a 12 chilometri da Sassari, la si raggiunge percorrendo, da Sassari, un breve tratto della strada n°131 in direzione di Oristano e poi prendendo la strada n°597 in direzione di Olbia, lungo la quale dopo circa un chilometro si trova la chiesa.

Orario d’Apertura
la Basilica è tuttora consacrata e vi si officiano messe e celebrano matrimoni La Cooperativa Aretè – telefono numero 3470007882 ne facilita l’accesso tutti i giorni. Per le celebrazioni religiose, occorre contattare il Parroco della Parrocchia di S.Paolo a Codrongianos La celeberrima Basilica, presente su tutti i libri di storia dell’arte italiana è visitata ogni anno da migliaia di turisti.

Celebrazioni
S.Messa: tutte le domeniche LUGLIO AGOSTO ore 19.30
GLI ALTRI MESI ore 18.30
Altre funzioni: ogni Sabato QUARESIMA ore 16.30

Per altre celebrazioni chiedere informazioni alla
Parrocchia San Paolo Via S. Tolu, 20 Tel. 079 435019

Contatti
Parrocchia San Paolo
Via S. Tolu, 20
Tel. 079 435019

Tradizioni
La domenica successiva alla Pentecoste si celebra la Festa della S.S. Trinità di Saccargia

Dopo tanti secoli, la basilica di Saccargia rimane un punto di riferimento importante per il sentimento religioso dei sardi che, ancora oggi, si recano in questa chiesa per sciogliere un voto, chiedere una grazia, o, semplicemente, per pregare. E, come in passato, la basilica mostra a tutti le sue linee eleganti di calcare bianco e basalto nero: testimonianza muta di una grande vicenda di fede e di religiosità.

La domenica successiva alla Pentecoste si svolge la principale festa del paese, quella della SS. Trinità di Saccargia, che ha luogo nei pressi della basilica omonima. Prevede una grande processione, riti religiosi, spettacoli, balli, gare poetiche, musica folk, che richiamano fedeli e turisti in gran numero.

La comunità di Codrongianos si prepara alla solenne festa della Madonna della SS Trinità di Saccargia, con tre giorni di celebrazioni religiose e civili. Il sabato pomeriggio, i fedeli si ritrovano nella piazza principale di Codrongianos per raggiungere , in processione, la basilica dove, preceduta dal santo Rosario, viene celebrata con grande solennità la santa messa, animata dal coro «Madonna di Saccargia». Al termine, un corteo di auto accompagnerà il simulacro della Madonna al paese di Codrongianos dove, all’arrivo il parroco benedirà auto e moto e, subito dopo, ci sarà la veglia mariana in onore della Madonna. La festa proseguirà con canti e danze in onore della Madonna della SS Trinità.

Pubblicazioni
Coroneo R., Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300, Nuoro, 1993 ISBN 88-85098-24-X

Sechi A.L., Ritrovare Saccargia Documento grafico storico della basilica romanica “La SS. Trinità” 1953-57, Cagliari, 1992

Serra R., Sardegna Romanica, Milano, 1988 ISBN 88-16-60096-9

Delogu R., L ‘Architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, 1953 (ristampa anastatica, Sassari, 1988)

Da vedere nei dintorni
Chiesa Parrocchiale di San Paolo, risalente al XII secolo. All’interno di questa chiesa è possibile apprezzare preziosi dipinti del XVII secolo appartenenti alla scuola di Guido Reni e Baccio Gorini

Nella Pinacoteca Comunale ci sono i retabli pittorici risalenti al XV e XVI secolo, originariamente collocati nella Abbazia della SS Trinità di Saccargia e appartenenti all’Arcidiocesi Turritana.

Nuraghe Nieddu, ancora in ottimo stato di conservazione, situato sulle alture che circondano Saccargia, da dove si gode un panorama incantevole.

Casa della venerabile Elisabetta Sanna, nata a Codrongianos il 23 aprile 1788 e morta in fama di santità il 17 febbraio 1857. La causa di beatificazione è stata promossa da Leone XIII con decreto del 22 aprile 1880 ed è ancora in corso.

Prodotti tipici
La cucina di quest’area della Sardegna è più che mai variegata.
La lunga tradizione contadina garantisce, a chi si avvicini alla cucina di questa zona, prodotti a base di grano e olio d’oliva di primissima qualità, ottenuti attraverso procedure di lavorazione e cottura perfezionate nel corso dei secoli. Ottimi sono anche i formaggi di alta qualità, i salumi, i vini, le carni saporitissime, i dolci tipici.

Curiosità
Nell’area della basilica sorge il Centro servizi di Saccargia creato per rendere confortevole la sosta e la visita dei numerosi turisti. Gli edifici che lo compongono, realizzati con metodi tradizionali e rivestiti in pietra locale, sono circondati dal verde della campagna e realizzati nel rispetto della religiosità del luogo. Constano di un edificio espositivo con box per la promozione e commercializzazione di prodotti tipici locali e di un edificio con funzioni di spazio didattico, attrezzato di bar ristoro, sala conferenze e di un vicino ristorante, ideali per l’organizzazione di convegni, riunioni e per ospitare un turismo di tipo congressuale.




Fonte www.reginamundi.info

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