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La lezione di Padre Modesto Paris, morto per la Sla: amo la vita, anche con la malattia

Ora che posso solo sognare ad occhi aperti e col cuore che batte capisco che la vita non è con i piedi per terra che ti obbligano a pensare solo a quello che vedi perché in questo modo ti perdi il bello della vita con la “V” maiuscola, pertanto ringrazio il Signore che mi ha regalato questa SLA…vina» sono le ultime parole scritte da padre Modesto Paris – morto nella notte tra il 30 e il 31 maggio nell’ospedale “Villa Scassi” a Genova – ai suoi ragazzi, ai giovani del movimento Rangers da lui fondato nel 1984 al Santuario della Madonnetta a Genova, agli amici di una vita intera fatta di gioia ma anche di sofferenza.

“IMPAREGGIABILE SERVIZIO AL VALORE DELLA VITA”

Due anni fa a padre Modesto Paris avevano diagnosticato la Sla, sclerosi laterale amiotrofica, a cui lui si è sempre riferito in modo scherzoso chiamandola Slavina, una slavina che secondo le intime parole che gli ha rivolto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova porterà tante vocazioni alla Chiesa. Anche il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti ha ringraziato a nome di tutta la Chiesa padre Modesto per il suo «impareggiabile servizio al valore della vita» (Avvenire, 26 giugno).

“IL MIO SI’ ALLA VITA”

La sua ultima lettera a Panorama (29 maggio), poche ore prima di spirare è stata l’eccezionale testimonianza di uomo che amava la vita e ha lottato per essa fino all’ultimo.

«I medici sono stati chiari – ha detto padre Modesto – mi hanno detto che solo il 15 per cento delle persone nelle mie condizioni decide di continuare a lottare. Il mio sì alla vita, nonostante le statistiche, è stato però immediato, senza esitazioni. E non solo perché sono un uomo di fede, un frate agostiniano scalzo, ordinato sacerdote 33 anni fa da Papa Giovanni Paolo II. L’ho fatto perché amo la vita in ogni sua sfaccettatura. Ho puntato tutto il mio sacerdozio sull’esempio. Non potevo tirarmi indietro proprio ora. Per tutti i miei anni con il saio l’ho predicato in migliaia di Messe, in chiesa o in cima alle montagne».
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“USO TRE DITA DELLA MANO DESTRA”

Il sacerdote offre un consiglio: «Se potessi ancora parlare ripeterei a gran voce queste parole di Papa Francesco: “Il dolore è dolore, ma vissuto con gioia e speranza ti apre la porta alla gioia di un frutto nuovo”. Non potendo urlare lo scrivo sul tablet che mio fratello Andrea sorregge. Uso tre dita della mano destra».






IL VOLO DELL’AQUILONE…

Poi aggiunge: «L’unica parte di me che ancora riesco a muovere. Oltre agli occhi. Vado a ruota libera. Metto in fila i pensieri che come un lampo hanno attraversato la mia mente, gli istanti prima del mio sì. In camera mia i ragazzi hanno appeso al soffitto un aquilone con una scritta. Così una frase che ho ripetuto tantissime volte a chi era in difficoltà, ora diventa uno sprone anche per me quando apro le palpebre. “L’aquilone prende il volo solo con il vento contrario“.
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In questi mesi, conclude padre Modesto, «l’ho guardata dalla mattina alla sera per ore e ore. Il vento, in questo periodo, è stato costantemente, ostinatamente, contrario. E proprio per questo ho continuato a volare».

“MILLEMANI”

Dopo i Rangers, nel dare l’esempio di una fede gioiosa e al servizio degli altri, il sacerdote aveva scelto di fondare anche un altro movimento nazionale, Millemani per gli altri: associazioni di adulti di ogni età che si riuniscono e organizzano attività con un obiettivo comune: aiutare il prossimo.

In 30 anni, accanto al religioso e ai fondatori, si sono alternate decine di persone che, a turno, hanno «tirato» il gruppo senza guardare le lancette dell’orologio. Facendo un lavoro ottimo. E seguendo un motto, «Chiamati a trasformare il mondo», che potrebbe riassumere tutto l’agire non solo dell’associazione Millemani per gli altri, ma anche di padre Modesto Paris che ha trasformato tutta la sua esistenza, compreso l’ultimo tratto finale, in un inno alla vita.




Fonte it.aleteia.org/Gelsomino del Guercio

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