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Ecco la fede secondo San Francesco d’Assisi

In filosofia l’etica si occupa di qualsiasi forma di condotta morale, umana, giuridica e politica, che permetta di individuare e poi distinguere le azioni buone da quelle cattive. Nell’antica Grecia l’etica rientrava nell’insieme di virtù di cui facevano parte la temperanza, l’impegno, e l’operosità in occupazioni che richiedessero la forza fisica e intellettuale della persona.

Nella dimensione spirituale, essa poggia sulla testimonianza della parola di Cristo e sull’idea di un Dio Padre di tutto il genere umano. In buona sostanza l’etica è una sorta, per dir così, di legge d’amore che non ammettendo alcuna disparità o disuguaglianza tra gli esseri umani istruisce gli stessi alla comprensione e all’accoglienza dei propri simili – in particolare di quanti vivano in condizioni di disagio economico, fisico e psicologico.

Si propone di fatti come un comandamento, poiché detta agli uomini le regole per adoperarsi a favore del bene comune atto a garantire migliori condizioni di vita, tra cui la piena autodeterminazione e l’incondizionata libertà. Se è vero dunque che l’etica sia congiunta all’aspetto più strettamente morale e umano del comportamento antropico, la fede si fonda sulla totale devozione a Dio nel quale si deve riporre piena fiducia, la medesima fiducia che l’uomo è tenuto a rimettere nel prossimo, poiché dinnanzi agli occhi del Padre Celeste siamo tutti figli e fratelli. Il messaggio che da San Francesco è arrivato diritto alla mente e al cuore di Papa Francesco, il quale proprio sulle fondamenta del santo d’Assisi ha inteso riedificare la sua nuova missione evangelica, vuole significare che la fede non si esprime con parole apparentemente chiare e preziose ma di fatto sterili, bensì attraverso le opere, dando il buon esempio, cosicché gli uomini ne facciano tesoro contribuendo a costruire a loro volta, con scienza e coscienza, una cultura che metta in prima linea l’uomo e i suoi bisogni primari senza che ne sia mai intaccata la personale dignità. Il che implica, nel quotidiano, la capacità di accogliere, capire e sentire i problemi dell’altro, nel quale occorre riconoscersi per saperne interpretare a pieno la sofferenza. È giunto il tempo – come ha espresso Papa Francesco – di combattere l’indifferenza ch’è il male peggiore, perché impedisce agli uomini di partecipare a un dolore comune cagionato il più delle volte dalla malvagità umana o dalla forza dirompente, incontrollabile e distruttiva della natura la quale non di rado indirizza il suo sguardo altrove.






Dinnanzi alle battaglie che si continuano a combattere ogni giorno per contrastare guerre, correnti migratorie, problematiche ambientali e questioni economiche divenute oramai irreversibili, quella che sopra tutte chiama in gioco la nostra fede e i nostri principi etici, è davvero la battaglia per la pace.

Chiunque si adoperi per conquistare la pace, questo arcobaleno che unisce la Terra al Cielo e in cui si riflettono le lunghe fasce a colori emanate da Dio, abbattendo muri di odio e di intolleranza tra culture diverse, scardinando la radice malata del potere, dell’uso e dell’abuso dei soldi, e dalla brama di prevaricazione contro gli ultimi, contribuirà a un progetto di vita migliore per tutta l’umanità. Servono fatti, non solo parole. Fatti non d’arme, ma d’amore.




Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it/Silvia Ceccareli – Storica

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