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La famiglia di Asia Bibi incontrerà Papa Francesco

La famiglia di Asia Bibi incontrerà Papa Francesco«Quando bacerete la mano del Papa, fatelo anche per me. Quello sarà il mio bacio. E chiedetegli una benedizione». Con queste parole Asia Bibi, la madre cristiana pakistana condannata a morte per blasfemia in Pakistan, ha approvato il viaggio che suo marito Ashiq Masih e una delle sue figlie intraprendono la settimana prossima alla volta dell’Europa. Sperando che possa generare una svolta per la sua vita di reclusa.

I due sono accompagnati da Joseph Nadeem, educatore e responsabile della «Renaissance Education Foundation» di Lahore, che accoglie e garantisce l’istruzione ai figli di Asia. Sarà una campagna di sensibilizzazione dei governi, delle istituzioni, dei cittadini europei per perorare la causa di una innocente e chiedere che la comunità internazionale si adoperi per il suo rilascio.

Sponsorizzato dall’organizzazione cattolica spagnola HazteOir («Fatti sentire»), il tour prevede – se non vi saranno inconvenienti dell’ultimo minuto – la prima tappa a Roma dal 13 al 15 aprile. Poi il gruppo visiterà Madrid, Parigi, Berlino e, se risulterà possibile, anche Bruxelles. D’obbligo la tappa in Vaticano e l’incontro personale con Papa Francesco, durante l’udienza generale di mercoledì 15 aprile.

Il giorno precedente – come appreso da Vatican Insider – la delegazione pakistana, grazie ai buoni uffici dell’Associazione pakistani cristiani in Italia, incontrerà rappresentanti istituzionali al Ministero degli Esteri e al Parlamento italiano.

Il programma prevede, poi, nel pomeriggio del 14 aprile all’hotel Columbus di Roma, la proiezione in prima assoluta di un film-documentario dedicato alla storia di Asia Bibi, realizzato grazie al viaggio in Pakistan di Ignacio Arsuaga, direttore di HazteOir.

La famiglia di Asia Bibi incontrerà Papa Francesco
Joseph Nadeem, interpellato da Vatican Insider, conferma l’imminente viaggio e racconta: «Siamo appena stati nel carcere di Multan per informare Asia della nostra partenza. Ci ha incoraggiato, sperando il viaggio giovi alla sua causa. Ha raccomandato di baciare la mano del Papa da parte sua e di implorare una sua benedizione». «Sta bene e vive la sua prigionia con fede», dice Nadeem.

«Quando, cinque anni fa, la incontrai per la prima volta, Asia, in carcere, mi chiese fra le lacrime di occuparmi della sua famiglia. Da allora la famiglia di Asia è diventata la mia famiglia. I suoi figli studiano grazie alla Fondazione e Ashiq lavora come custode nella scuola dove curiamo l’istruzione di 350 ragazzi, a Lahore», riferisce.

«La Fondazione è attiva dal 1996. Il nostro intento – ricorda – era garantire un’istruzione ai bambini di famiglie cristiane povere di Lahore. Da allora la nostra opera si è gradualmente allargata. La Fondazione mira a costruire una rete educativa in Pakistan e si avvale di team di giovani professionisti e pedagogisti». A guidarli una religiosa, suor Nasreen Catherine, che coordina le attività didattiche.

Il caso di Asia Bibi è venuto in qualche modo a sconvolgere gli equilibri del gruppo. Nadeem e la sua Fondazione si sono adoperati, non senza fatiche e difficoltà, per l’assistenza legale della donna. «Ma il caso ha assunto negli anni una caratura internazionale ed è diventato un simbolo: per questa sua valenza però, la vicenda si è complicata, date le pressioni degli estremisti islamici sulle istituzioni civili, sulla politica e sulla magistratura», spiega Nadeem.

Per Asia è iniziato un calvario giudiziario. Dopo la condanna a morte in primo grado, confermata dal verdetto di appello nell’ottobre 2014, la difesa ha presentato un ricorso, l’ultimo possibile, alla Corte Suprema. Il nuovo procedimento si avvicina: alla fine di aprile si attende che il massimo organo giudiziario fissi la prima udienza.

Il team di avvocati scelti dalla Fondazione oggi è guidato da un professionista di fede musulmana, a dimostrazione che in Pakistan c’è chi crede nel diritto e nella giustizia, al di là del credo religioso. Si tratta di Saif ul-Malook, che è stato procuratore in Punjab e ha seguito il caso del governatore Salmaan Taseer, ucciso proprio perché aveva osato difendere Asia Bibi, come il ministro cristiano per le minoranze, Shahbaz Bhatti. A coadiuvare Malook vi è un gruppo di legali cristiani, come l’avvocato e ministro del Punjab Khalil Tahir Sindhu

Anche il viaggio dei familiari di Asia giunge tempestivo. I governi europei potranno attivarsi a livello diplomatico, lontano dai riflettori, per trovare una strada che porti alla salvezza di Asia Bibi.

Di Paolo Affatato per Vatican Insider (La Stampa)

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