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La fabbrica della pace: 7 mila bimbi incontrano Papa Francesco questo lunedì

7 mila bambini sono attesi, lunedì prossimo 11 maggio, in Vaticano, per parlare con Papa Francesco di pace, amore, accoglienza, integrazione. Sarà il primo evento organizzato da “La fabbrica della pace”, iniziativa lanciata oggi per mobilitare quante più energie possibili - istituzioni, media, organismi ecclesiali, organizzazioni non governative, forze del lavoro e della politica - per costruire “subito e in futuro” un mondo di pace. Presenti all’incontro, ospitato nella sede della Fao a Roma, esponenti della scuola, della politica, della diplomazia e della Chiesa. Il servizio di Roberta Gisotti: “Dare anima all’anima” “per educarsi ed educare alla pace” “è un obiettivo irrinunciabile”, si legge nel manifesto de “La fabbrica della Pace”, presentato dalla psicologa Maria Rita Parsi, promotrice - insieme ad altre personalità in vari campi - di questa iniziativa, che parte dai bambini. R. – Perché i bambini sono il presente e il futuro, e a loro noi dobbiamo consegnare il testimone di un mondo che dev’essere pacificato, perché altrimenti non ce la farà il pianeta a superare i traumi continui. Ormai, lo strazio delle guerre, del consumo che s’è fatto del pianeta, della violenza sono arrivati ad un punto tale - unitamente al mondo virtuale che corre parallelo a quello reale - che se non poniamo delle regole, delle norme, se non troviamo la maniera di essere tolleranti tra noi, di aggregarci, di confrontarci e di dialogare, io credo che non ci sia futuro, veramente, per il pianeta! E dunque non c’è futuro per i bambini, per i preadolescenti e gli adolescenti che oggi sono tra noi. D. – Perché la scelta della parola “fabbrica”? R. – Perché la pace si deve costruire mattone dopo mattone e i mattoni di questa fabbrica sono i bambini. Sono la risorsa effettiva del cambiamento. Quelli che possono fare un’autentica rivoluzione del cuore. D. – Pensate di avere quali alleati, nel costruire questa fabbrica? R. – Passare per le scuole, anzitutto, quindi per la formazione dei formatori; coinvolgere fondamentalmente chi educa: quindi le famiglie, che vanno coinvolte anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, e poi naturalmente le istituzioni, cioè tutto quello che gira intorno al sociale, alla politica, al mondo sportivo, al mondo spirituale si deve coinvolgere. Noi facciamo un po’ da punto di riferimento per questa azione sulla pace, che dev’essere un’azione di grande e profondo cambiamento culturale. La gente deve pensare alla pace come deve pensare all’acqua che sta scarseggiando, come deve pensare ad osteggiare la fame che sta avanzando … Cioè, tutte le possibilità di cambiamento e trasformazione passano per il dialogo e la tolleranza, passano per la pace. E proprio i bambini saranno i protagonisti di una chiaccherata con il Papa, che accoglierà i piccoli scolari nell’Aula Paolo VI, come spiega padre Federico Lombardi, direttore della sala Stampa Vaticana: R. – Il Papa è sempre contento se può dialogare con loro, se può scherzare con loro, accoglierli … Questo fatto di avere un’iniziativa di educazione che cerca di partire proprio dalla scuola primaria dell’infanzia per ricominciare ad educare alla pace con i metodi adatti, facendo incontrare bambini di condizioni estremamente diverse, di etnie diverse, di religioni diverse, come sono quelli che si trovano in gran parte nella scuola pubblica italiana e in tante situazioni della società italiana: è un’idea importante e speriamo che riesca a creare un movimento che, effettivamente, sia radicato nella realtà di base che è la scuola primaria, per portare frutti di pace man mano che i bambini crescono, con una solidarietà delle istituzioni, delle associazioni e di tutte le persone coinvolte nell’educazione. Il Papa parla di un “patto educativo” tra le famiglie, la scuola, la società; parla di un “villaggio” che è necessario – come dicono gli africani – per educare un singolo bambino, quindi una realtà comunitaria molto ampia per educare, e parla di una cultura dell’incontro che superi ogni distinzione, ogni frontiera, anche di tipo confessionale, per il bene comune della società. Quindi, il Papa può dare un contributo ispiratore molto forte e con una profondissima sintonia, a questo progetto. Speriamo che abbia buoni frutti.7 mila bambini sono attesi, questo lunedì lunedì mattina in Vaticano, per parlare con Papa Francesco di pace, amore, accoglienza, integrazione. Sarà il primo evento organizzato da “La fabbrica della pace”, iniziativa lanciata oggi per mobilitare quante più energie possibili – istituzioni, media, organismi ecclesiali, organizzazioni non governative, forze del lavoro e della politica – per costruire “subito e in futuro” un mondo di pace. Presenti all’incontro, ospitato nella sede della Fao a Roma, esponenti della scuola, della politica, della diplomazia e della Chiesa. Il servizio di Roberta Gisotti per la Radio Vaticana:

“Dare anima all’anima” “per educarsi ed educare alla pace” “è un obiettivo irrinunciabile”, si legge nel manifesto de “La fabbrica della Pace”, presentato dalla psicologa Maria Rita Parsi, promotrice – insieme ad altre personalità in vari campi – di questa iniziativa, che parte dai bambini.

R. – Perché i bambini sono il presente e il futuro, e a loro noi dobbiamo consegnare il testimone di un mondo che dev’essere pacificato, perché altrimenti non ce la farà il pianeta a superare i traumi continui. Ormai, lo strazio delle guerre, del consumo che s’è fatto del pianeta, della violenza sono arrivati ad un punto tale – unitamente al mondo virtuale che corre parallelo a quello reale – che se non poniamo delle regole, delle norme, se non troviamo la maniera di essere tolleranti tra noi, di aggregarci, di confrontarci e di dialogare, io credo che non ci sia futuro, veramente, per il pianeta! E dunque non c’è futuro per i bambini, per i preadolescenti e gli adolescenti che oggi sono tra noi.

D. – Perché la scelta della parola “fabbrica”?

R. – Perché la pace si deve costruire mattone dopo mattone e i mattoni di questa fabbrica sono i bambini. Sono la risorsa effettiva del cambiamento. Quelli che possono fare un’autentica rivoluzione del cuore.

D. – Pensate di avere quali alleati, nel costruire questa fabbrica?

R. – Passare per le scuole, anzitutto, quindi per la formazione dei formatori; coinvolgere fondamentalmente chi educa: quindi le famiglie, che vanno coinvolte anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, e poi naturalmente le istituzioni, cioè tutto quello che gira intorno al sociale, alla politica, al mondo sportivo, al mondo spirituale si deve coinvolgere. Noi facciamo un po’ da punto di riferimento per questa azione sulla pace, che dev’essere un’azione di grande e profondo cambiamento culturale. La gente deve pensare alla pace come deve pensare all’acqua che sta scarseggiando, come deve pensare ad osteggiare la fame che sta avanzando … Cioè, tutte le possibilità di cambiamento e trasformazione passano per il dialogo e la tolleranza, passano per la pace.

E proprio i bambini saranno i protagonisti di una chiaccherata con il Papa, che accoglierà i piccoli scolari nell’Aula Paolo VI, come spiega padre Federico Lombardi, direttore della sala Stampa Vaticana:

R. – Il Papa è sempre contento se può dialogare con loro, se può scherzare con loro, accoglierli … Questo fatto di avere un’iniziativa di educazione che cerca di partire proprio dalla scuola primaria dell’infanzia per ricominciare ad educare alla pace con i metodi adatti, facendo incontrare bambini di condizioni estremamente diverse, di etnie diverse, di religioni diverse, come sono quelli che si trovano in gran parte nella scuola pubblica italiana e in tante situazioni della società italiana: è un’idea importante e speriamo che riesca a creare un movimento che, effettivamente, sia radicato nella realtà di base che è la scuola primaria, per portare frutti di pace man mano che i bambini crescono, con una solidarietà delle istituzioni, delle associazioni e di tutte le persone coinvolte nell’educazione. Il Papa parla di un “patto educativo” tra le famiglie, la scuola, la società; parla di un “villaggio” che è necessario – come dicono gli africani – per educare un singolo bambino, quindi una realtà comunitaria molto ampia per educare, e parla di una cultura dell’incontro che superi ogni distinzione, ogni frontiera, anche di tipo confessionale, per il bene comune della società. Quindi, il Papa può dare un contributo ispiratore molto forte e con una profondissima sintonia, a questo progetto. Speriamo che abbia buoni frutti.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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