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La diocesi di Cefalù investe sui giovani con la “Fondazione Laboratorio di Speranza”

“Noi lavoriamo con la bellezza e per la bellezza. Non si poteva trovare un nome migliore. E poi la bellezza genera altra bellezza”.

È davvero entusiasta Linda, 32 anni. E così ci spiega il suo lavoro, mentre accoglie con gentilezza, pazienza e competenza tanti turisti italiani e stranieri, parlando inglese e francese. È uno dei nove giovani e un po’ meno giovani, tra i 23 e i 52 anni, che dal 24 aprile stanno dando vita alla prima iniziativa del Laboratorio di speranza della diocesi di Cefalù.

Partendo proprio dalla bellezza. È Itinerarium Pulchritudinis, che sta valorizzando il patrimonio culturale di questa terra siciliana, tra il mare e i monti delle Madonie, creando posti di lavoro veri, evitando l’emigrazione giovanile.

E lo fa partendo dalle bellezze della Chiesa, come è scritto sull’Avvenire, il quotidiano dei Vescovi italiani.

Così il lavoro di Linda, Ignazio, Debora, Daniele, Iolanda, Giuseppe, Viviana, Salvatore e Ivana permette di conoscere e apprezzare la stupenda cattedrale normanna del 1131, con le sue imponenti torri, il tesoro della cattedrale, il delizioso chiostro pieno di simboli, e tante altre bellezze. Ignazio, tutor e coordinatore, è assunto a tempo pieno dalla diocesi, due sono a part-time e sei tirocinanti.

Ma a novembre sarà costituita una cooperativa, che prevede 25 posti di lavoro (i 9 e altre professionalità da individuare con bando pubblico) e che poi farà una convenzione con la diocesi. Intanto questi primi mesi sono stati un vero successo: in cinque settimane, non molto favorite dal tempo, più di 13mila visitatori.

Così ora le due torri sono visitabili in piena sicurezza fino al secondo livello; ma si prevede di salire anche più in alto. Cartelli in più lingue spiegano storia e caratteristiche, la vista è mozzafiato e spazia dal mare all’altissima parete di roccia che domina il paese e dalle quale proviene la pietra, la ‘lumachella’, con la quale sono state costruite alcune parti della cattedrale.

La gente del paese è contenta, sia perché si sono creati posti di lavoro, sia perché scoprono bellezze mai viste.

E ci dicono: ‘Ma davvero avevamo tutte queste cose?’», commenta Linda. «Le torri sono il volano per portare le persone in cattedrale, che è il vero amore di questa terra, quello che ci manca quando siamo lontani», sottolinea Ignazio. E in cattedrale ci saluta calorosamente Ivana, 52 anni, capo scout: «Il mio sogno è il lavoro che faccio. Lavoro nel luogo più bello della città, sotto il Pantocratore. Mi piace accogliere la gente, dare le informazioni giuste. Rientra nello spirito di servizio di noi scout».

Poi anche lei riflette sul significato del progetto: «Abbiamo tutto, basta metterlo a disposizione. Qui lo spopolamento è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno prende iniziative». «Questa è una grande occasione, un’oasi per noi nel deserto che è la Sicilia », sottolinea anche Ignazio. «Per questo – aggiunge Linda, attiva in Azione cattolica – sentiamo la responsabilità del primo passo, ma abbiamo tanta passione e freschezza». Come Iolanda, 23 anni, che ha fatto il servizio civile proprio in cattedrale e ora accoglie i turisti all’ingresso: «È importante lavorare, ma soprattutto fare un lavoro che ti piace». Comunicano tanta speranza questi giovani e non a caso sulle magliette portano un disegno ripreso dal grande ambone della cattedrale, luogo delle letture, della comunicazione, che presto sarà ricostruito, come qui si ricostruisce la speranza di cambiare per restare.

di Antonio Maria Mira per l’Avvenire

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