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La cultura è evangelizzazione. Il cardinale Grocholewski al congresso di Łódź sulla pastorale universitaria

GROCHOLEWSKI Zenon«Nel processo di educazione non basta trasmettere scienza e capacità, ma bisogna formare la nuova generazione in modo che voglia e sappia usare le conoscenze e le capacità acquisite per costruire il bene e non fare il male». È quanto ha affermato il cardinale Zenon Grocholewski intervenendo al Congresso europeo di pastorale universitaria apertosi giovedì presso il Politecnico di Łódź.

Per il prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica la necessità di un’adeguata formazione degli studenti universitari è uno dei cinque ambiti prioritari dell’attività della pastorale universitaria. «La sola scienza e le capacità — ha detto — non bastano a garantire il vero progresso dell’umanità, perché il loro uso disonesto conduce a un terribile regresso dell’uomo, nella direzione della più primitiva barbarie».

Esse esigono invece «un proporzionale sviluppo della vita morale e dell’etica». È dunque nell’attuale relativismo morale che il cardinale Grocholewski individua la seconda questione della pastorale universitaria: «Il relativismo è così pericoloso perché rende di fatto impossibile la vera formazione dell’uomo. Se non ci sono norme morali oggettive, manca anche qualsiasi punto di riferimento credibile, chiaro, secondo il quale formare le persone, e ciò conduce a confusione e disorientamento.

La pastorale universitaria invece — partendo dai principi di diritto naturale — propone le norme morali chiare, capaci di formare le persone nella dimensione integrale, cioè sia umana sia spirituale nonché, come conseguenza, anche professionale». La terza questione della pastorale universitaria è poi «la realizzazione dell’amore», che ne è «la più alta espressione». Per Grocholewski «la pastorale universitaria si inserisce proprio in questa attivazione della più potente forza del bene, quale è l’amore. Anzi, quanto più essa è l’espressione di questo amore, tanto più sarà creativa ed efficace nella prospettiva del vero progresso dell’umanità».

C’è poi la questione della promozione della cultura. Il porporato invita i responsabili nazionali di pastorale universitaria a occuparsi di quella sintesi tra fede e cultura tanto cara a san Giovanni Paolo II: «La cultura — ha ricordato — è un mezzo e non un fine a se stesso; mezzo per raggiungere l’umanesimo integrale». Un obiettivo, quest’ultimo, per raggiungere il quale si può seguire una sola via: «Soltanto mostrando Cristo, conducendo la gente a Cristo, riveliamo a essi la più adeguata strada per giungere alla pienezza dell’umanità, per purificare e arricchire ogni cultura». Occorre quindi che «la pastorale universitaria diventi pieno impegno nell’opera di evangelizzazione».

L’Osservatore Romano, 17 aprile 2015.

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