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La Cei ‘svolta’ finalmente sugli abusi. Istituito servizio nazionale di controllo per i minori!

Abusi, nasce un servizio nazionale Cei con referenti in ogni diocesi

Il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti: «In passato abbiamo pensato troppo allo scandalo, ora la Chiesa intende risolvere il problema radicalmente». Dall’assemblea ok alla nuova traduzione del “Padre nostro”

Nasce un servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la tutela dei minori e ogni diocesi avrà il suo referente. La Cei sta elaborando le nuove linee-guida richieste dalla Santa Sede per prevenire gli abusi che potrebbero essere approvate già dall’assemblea di maggio 2019. Sono i provvedimenti presi in occasione dell’Assemblea generale dell’episcopato italiano che si è svolta in Vaticano da lunedì ad oggi: «La Chiesa intende risolvere il problema radicalmente». Il “parlamento” dei vescovi ha dato anche via libera alla nuova traduzione italiana del messale romano e, in particolare, alla nuova formulazione del Padre Nostro che, su esortazione del Papa, cambia da «non indurci in tentazione» a «non abbandonarsi alla tentazione».

Il cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti

«Nel passato abbiamo pensato troppo allo scandalo, “questa cosa è bene che tu non la dica”, ora direi che abbiamo fatto una scelta più evangelica e più radicale», ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti in conferenza stampa. «Come dice il Vangelo, gli scandali non dovrebbero esserci ma se ci sono meglio che si manifestino purché trionfi la verità. Questo ci chiama tutti ad una grande trasparenza, educazione, a cambiare stile».

Le linee-guida per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa «c’erano già, ma vano aggiornate di fronte di una piaga gravissima come quella della pedofilia, che non dovrebbe albergare né in società né in Chiesa, ancor più grave nel secondo caso», ha detto Bassetti. «Dobbiamo pensare a quanto influisce su ragazzi rovinati per tutta la vita e anche sulle loro famiglie». Le linee-guida, richieste nel 2011 dalla Santa Sede alle Conferenze episcopali di tutto il mondo, vanno «nella prospettiva della prevenzione e della formazione».

La commissione della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, guidata dal vescovo di Ravenna Lorenzo Ghizzoni, sottoporrà il risultato del suo lavoro alla valutazione della Commissione pontificia per la Tutela dei minori guidata dal cardinale Sean O’Malley e della Congregazione per la dottrina della Fede. Il portavoce Cei, monsignor Ivan Maffeis, ha chiarito che il lavoro di aggiornamento delle precedenti linee-guida presentata dalla Conferenza episcopale italiana all’epoca verrà portato avanti nei prossimi mesi e il testo sarà prevedibilmente messo al voto dell’assemblea del maggio 2019. L’intenzione, chiarisce il comunicato conclusivo dell’assemblea, è quella di portarle poi sul territorio, anche negli incontri delle Conferenze episcopali regionali «per facilitare un’assimilazione diffusa di una mentalità nuova, nonché di un pensiero e una prassi comuni». Le linee-guida «chiederanno di rafforzare la promozione della trasparenza e anche una comunicazione attenta a rispondere alle legittime domande di informazioni».

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IL SERVIZIO NAZIONALE DI TUTELA

L’altra novità è che il Consiglio permanente della Cei, riunitosi a margine dell’assemblea, ha approvato due proposte avanzate dalla commissione di monsignor Ghizzoni. Prima, la creazione presso la Cei di un “Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili’’, con un proprio Statuto, un regolamento e una segreteria stabile, in cui laiche e laici, presbiteri e religiosi esperti saranno a disposizione dei Vescovi diocesani. Il Servizio «sosterrà nel compito di avviare i percorsi e le realtà diocesani – o inter-diocesani o regionali – di formazione e prevenzione» e «potrà offrire consulenza alle diocesi, supportandole nei procedimenti processuali canonici e civili, secondo lo spirito delle norme e degli orientamenti che saranno contenuti nelle nuove linee guida». La seconda proposta approvata riguarda le Conferenze episcopali regionali: si tratta di individuare, diocesi per diocesi, si legge nel comunicato conclusivo dell’assemblea, «uno o più referenti, da avviare a un percorso di formazione specifica a livello regionale o interregionale, con l`aiuto del Centro per la tutela dei minori dell’Università Gregoriana».

 NUOVI SACERDOTI E FORMAZIONE

Nel corso della conferenza stampa Bassetti ha precisato l’impegno ad un miglior vaglio dei candidati al sacerdozio, «con un’analisi psicologica e psichiatrica veramente più accurata» nei seminari che pure se «non risolverà il problema al 100 per cento» avrà un effetto certo, e, più in generale, la necessità di un coinvolgimento di tutti, «famiglie, scienze educative, esperti, nel compito della educazione dei giovani. Bassetti ha messo in luce la necessità di un serio «discernimento» delle denunce, perché «io non posso per salvare uno mettere in croce un altro che non è colpevole. Serve un procedimento che sia equo, giusto, che verifichi, che dia una preminenza al ragazzo, ascoltato con particolare accorgimenti, metodi psicologici per farlo parlare, stiamo disposti ad adottare tutto questo apparato per salvare il minore e dobbiamo stare attenti all’ingiustizia: c’è anche sete di denaro».

Ma se in passato «c’era la preoccupazione perché tutto fosse nascosto», adesso «c’è una pedagogia, dobbiamo dire anche nella catechesi, se sapete, se avete indizi, parlate! È tutto un atteggiamento nuovo, rispetto alla fase precedente. Anche nell’invitare a denunciare all’autorità civile». Quanto al vertice convocato dal Papa a febbraio con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, «ogni nazione – lo diremo sono stato convocato anch’io all’incontro di febbraio – dirà ciò che succede e noi diremo le cose nel contesto della nostra nazione e della nostra cultura e mentalità dove c’è da cambiare tante cose. La Chiesa intende risolvere il problema radicalmente».

MATRIMONIO&CONVIVENZE/ Francesco ha chiesto ai parroci di essere padri

Riguardo alla dimensione del fenomeno, «per ora non abbiamo dati sul fenomeno in Italia, ce li ha la congregazione per la Dottrina della fede, ma sono chiari», ha detto Bassetti. L’Italia «non è come gli Stati Uniti o l’Irlanda» nel senso che c’è una diversa «situazione culturale e di civiltà». Ma «al momento attuale la Cei non ha in mano dati precisi, se lo sapessi ve lo direi. Non lo so e non ve lo posso dire». Monsignor Maffeis ha precisato, al riguardo, che «ogni caso avviene tra vescovo e Santa Sede, la Cei sinora non è soggetto coinvolto. Finora è più un rapporto su comunicazione o parere giuridico. Con la creazione di un servizio nazionale la cosa può evolvere anche nel senso di un diverso coinvolgimento della Cei». Il cardinale Bassetti non ha escluso, peraltro, la creazione in futuro di una commissione indipendente che faccia luce sugli abusi avvenuti nella Chiesa italiana in passato: «La strada l’ha spianata la congregazione per la Dottrina della fede perché su questi peccati graviora ha abolito la prescrizione».

IL NUOVO TESTO DEL PADRE NOSTRO

Oltre agli abusi, l’assemblea della Cei ha dato anche via libera alla nuova traduzione italiana del messale romano e, in particolare, alla nuova formulazione del Padre Nostro. Il testo della nuova edizione presenta anche la nuova versione della preghiera («non abbandonarci alla tentazione») e dell’inizio del Gloria («pace in terra agli uomini, amati dal Signore»). Il grosso del lavoro è fatto, ha spiegato il nuovo segretario della Cei monsignor Stefano Russo, «ci sono ancora piccole correzioni e passaggi da fare». Poi sarà necessaria la confirmatio della Santa Sede e il nuovo testo entrerà nell’uso comune dopo la pubblicazione della terza edizione del nuovo messale: «Penso e spero nel 2019 anche uscita in stampa del nuovo messale». Per Bassetti, «è un passo avanti nel Concilio, non solo traduzione, ma approfondimento. Aiuterà le comunità ce lo auguriamo».

Il segretario della Cei è tornato anche sulla vicenda del pagamento dell’imposta Ici sui beni immobiliari della Chiesa dopo la sentenza della corte di giustizia Ue: «Non siamo preoccupati», ha spiegato, «le cifre di cui si parla sono da verificare: è una questione che riguarda un mondo vastissimo del no profit, non solo la Chiesa, ed è importante ribadire che l’attuale sistema dell’Imu fa chiarezza. C’è un problema legato alla precedente gestione dell’Ici. È stato riconosciuto il valore sociale di tante attività, che operano su solidarietà e vicinanza, mense dei poveri, prossimità a persone che vivono situazioni difficili». Il cardinale Bassetti ha detto che sinora contatti con il Governo «non ce ne sono stati, ma saranno necessari in futuro».

Bassetti è tornato anche sui temi centrali nella sua introduzione all’assemblea: «La preoccupazione più grande che abbiamo è quella che la nostra gente soffre ed è infelice e questa infelicità rischia di tradursi in rancore ed è una situazione pericolosa perché i rancori possono suscitare i populismi. Bisogna andare alla radice del male. E qual è? Bisogna risolvere i problemi della nostra gente, senza intaccare due punti: c’è il modo di risolvere i problemi anche peggiorandoli, se non si fa con grande accuratezza. Mi preoccupa ora più di tutto che la gente non lavora, il Pil non si muove, non vedo politiche che incentivino il lavoro».

POSIZIONE DEI VESCOVI PER IL TAV

E in merito ai quarantamila che hanno manifestato a Torino per il Tav, «c’è gente che non mette più insieme il pranzo con la cena. Diamo tempo al governo di attuare il programma, diamogli tempo, Ma mi preoccupa la mancanza di lavoro e il Pil fermo». Infine parlando di povertà, «in questi problemi come in ogni altra situazione di gravità è sempre importante informare», ha sottolineato Bassetti. «Con i dati di Caritas italiana abbiamo dato un’ampia informazione sul fenomeno. Ci muoveremo con logica evangelica, non abbiamo altra arma e possibilità. Capitolo 25 di Matteo: avevo fame, sete, freddo… problemi concreti che noi stiamo affrontando come Chiesa. Bene ha fatto il Papa, su questo problema mondiale a richiamare l’attenzione di tutti su questo punto. Abbiamo bisogno di essere richiamai noi preti, i politici e soprattutto chi ha dei mezzi. Chi dà voce al poveri barbone che sta in mezzo alla piazza?».

di Jacopo Scaramuzzi per Vatican Insider

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