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Isis choc, mette in vendita due ostaggi: “Li uccidiamo senza un riscatto”

Sulla rivista Dabiq, un norvegese e un cinese a rischio..

++ Inserzione Isis mette in vendita due ostaggi ++




L’Isis è uscito alla scoperto con un nuovo tipo di messaggio nell’ambito della sua strategia del terrore mediatico. Con inserzioni pubblicitarie sulla sua rivista “Dabiq”, lo Stato islamico ha messo “in vendita” un ostaggio norvegese e uno cinese alludendo alla possibilità di ucciderli qualora nessuno paghi il riscatto: quella pubblicizzata è infatti “un’offerta a tempo limitato”. Nella penultima e terz’ultima pagina di un numero della rivista pubblicato mercoledì, l’Isis pubblicizza in inglese un “prigioniero norvegese in vendita” con un “for sale” riservato anche al cinese. Quattro foto segnaletiche di due uomini in tuta gialla sovrastano la scritta: “è stato abbandonato dal suo governo, che non ha fatto del proprio meglio per comprare la sua libertà. Chiunque voglia pagare il riscatto per il suo rilascio e trasferimento può contattare” un numero che inizia con +96 (un prefisso che il sito “fakenumber.org” considera “falso”).

Le inserzioni, su sfondo scuro e ad alta definizione, sono rivolte “a chi può riguardare tra i pagani, crociati e i loro alleati, come anche tra quelle che sono definite organizzazioni per i ‘diritti’ umani”. Accanto alle foto (di fronte, profilo, tre-quarti e di nuca) vengono precisate le generalità degli ostaggi: Ole Johan Grimsgaard Ofstad, 48 anni, nato a Porsgrunn (Norvegia), “laureato in scienze politiche” e Fan Jinghui, 50, di Pechino, “consulente freelance”. Di entrambi viene anche dato un indirizzo dettagliato. Il riferimento all’offerta a “tempo limitato” lascia temere che, se la linea della fermezza del governo norvegese e cinese continuerà, per i due la tuta gialla verrà cambiata in quella arancione che hanno indossato le decine di ostaggi decapitati coi coltelli o uccisi in altre barbare maniere come l’annegamento o i roghi, anche a fuoco lento. Le inserzioni precedono l’ultima pagina con una foto di Papa Francesco che, nella didascalia, viene definito “papa crociato”. L’articolo “Dabiq” punta a condannare i “sapienti governativi apostati” mostrandoli appunto accanto al pontefice di una religione che nel Medio evo produsse cavalieri crociati. Nel pezzo, pieno di retorica islamica, non si fa altra menzione a papa Francesco.

La rivista è solo uno degli strumenti che lo Stato islamico usa in maniera estremamente professionale per diffondere il proprio messaggio di terrore. Si nota anche una tendenza a mutuare linguaggi della comunicazione occidentale deformandoli ad uso del progetto terroristico e di creazione di una società con valori islamici esasperati al di là di quanto accettabile anche negli ambienti musulmani più conservatori. Oltre a riecheggiare l’inserzionistica pubblicitaria anglofona (il “for sale” dei due ostaggi), in giugno era circolato su internet un testo che – attribuito all’Isis – proponeva un delirante “concorso a premi”: in palio c’era “una schiava” per i primi tre classificati di una gara di recitazione di versetti coranici.




Redazione Papaboys (Fonte www.ansa.it)

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