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In ricordo della visita delle reliquie di Papa Woityla a San Giovanni Rotondo

Dal 19 al 25 maggio scorso, l’intenso e mai interrotto legame spirituale tra il Papa Giovanni Paolo II e Padre Pio si è simbolicamente rinnovato con la presenza a San Giovanni Rotondo di una reliquia del Papa beato, nel ricordo dei venticinque anni della visita apostolica del 23 maggio del 1987. Un’ampolla di vetro, contenente del sangue, collocata all’interno di un libro che raffigura la Parola di Dio, significativamente sistemata, durante la celebrazione presieduta il primo giorno da mons. Oder, postulatore della causa di canonizzazione del Papa, ai piedi della croce della Chiesa di San Pio. Era giunta nella cittadina garganica un’ora prima, accolta dall’arcivescovo della diocesi, mons. Castoro e dal rettore del santuario fr. Francesco Di Leo, in un sabato pomeriggio contrassegnato dalla profonda mestizia e dalla costernazione per i fatti di Brindisi. Di fronte ad eventi di questo tipo ogni parola sembra non essere adeguata, e a parlare è solo l’eloquenza dei segni e dei simboli, così il sangue del Papa, sinonimo della sua sofferenza e della sua donazione diviene presenza e partecipazione della Chiesa al dolore di ogni uomo e di ogni comunità. Passaggio ripreso dal vescovo che ha invocato anche la conversione e il pentimento di chi si ostina sulla via del male e della violenza. La presenza della reliquia ha suscitato interesse e venerazione, propensione all’ascolto e alla preghiera. Dopo la messa, il reliquiario è stato posto nel Santuario di Santa Maria delle Grazie ma è stato anche condotto presso la parrocchia San Leonardo, Chiesa Madre e poi a Casa Sollievo della Sofferenza. Significativo quest’ultimo passaggio poiché già venticinque anni prima il Papa volle salutare tutti gli ammalati della Casa, così similmente si è inteso fare anche in questa ricorrenza.

Queste intense giornate di preghiera e di venerazione hanno consentito anche di rileggere e approfondire nuovamente la vita e la testimonianza, l’insegnamento e le opere di Giovanni Paolo II, come una possibilità di scorgere l’agire di Dio nel suo umile servo e anche l’offerta di profezia che attraverso di lui ha inteso donare alla Chiesa e all’umanità. Singolare chiamata che il Papa ha condiviso con Padre Pio. Una comunione profonda ben delineata nell’omelia del Card. Dziwisz, il 23 maggio, che, rilevando che «l’incontro in terra fra santi è sempre qualcosa di fascinoso», ha cercato di presentare il legame di amicizia spirituale fra Giovanni Paolo II e Padre Pio, fondato sulla «santità di vita». «Uomini di preghiera e di costante unione con Dio, uomini di Eucarestia, cuore del loro incontro con Cristo e della loro offerta al Padre per il mondo». Uniti dalla devozione a Maria, simboleggiata nel rosario che recitavano sempre e «uniti nella sofferenza e dalla sofferenza», simboleggiata nelle «stigmate sanguinanti» di Padre Pio e in Giovanni Paolo II in quella «croce che ha tenuto nel 2005 durante la via crucis, è morto due giorni dopo». Saldi nello «zelo apostolico», pronti al servizio verso il prossimo e verso tutta l’umanità. La presenza della reliquia del Santo Padre, nell’anno in cui la Chiesa si appresta a celebrare il cinquantesimo del Concilio Vaticano II, ponendo al centro il tema della fede, ci invita a far nostre le parole dell’autore della lettera agli Ebrei, “…considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede” (Eb 13,7). Imitazione non etica, ma simile nella disponibilità all’ascolto della Parola che la Chiesa ci dona, nell’incontro con Cristo nell’eucarestia e nella comunione con i fratelli, secondo percorsi di vita buona, quella che ci annuncia il Vangelo, lasciandoci riscoprire quella vocazione universale alla santità che proprio il Concilio proclamo con forza. di Giovanni Chifari

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