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In Italia 108.304 nuovi casi e 223 decessi. Incognita scuola, rientrare o no?

Nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 108.304 nuovi casi di Covid a fronte di 492.172 tamponi effettuati (giovedì i contagi erano stati 219.441 su 1.138.310 test).

Il tasso di positività si attesta al 22%, in aumento rispetto al 19,3% del giorno precedente. Lo riporta il ministero della Salute, secondo cui i morti sono 223, che portano il totale dei decessi dall’inizio della pandemia a 138.697. Guarite 27.582 persone.

Stando al bollettino diffuso dal ministero della Salute, sono 1.499 i pazienti in terapia intensiva in Italia, 32 in più nelle ultime 24 ore nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 120.

I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono complessivamente 14.591, ovvero 764 in più rispetto a ieri.

I casi di oggi
I casi di oggi

Scuola, il ministro Bianchi: “Si riparte in presenza come previsto”

“Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza”. Lo ha ribadito il ministro dell’Istruzione Bianchi, categorico sull’appello firmato da 1.500 presidi per chiedere di posticipare di due settimane (restando in Dad) il rientro tra i banchi di lunedì, consentendo così di vaccinare tutti gli alunni.

“Siamo molto attenti alle voci che arrivano dal Paese, ma anche a quelle che dicono che la scuola debba restare in presenza”, ribatte Bianchi a sindacati e associazioni dei dirigenti scolastici, che invocano di posticipare il ritorno a scuola, con la variante Omicron e le quarantene che stanno decimando insegnanti e studenti.

“La situazione è abbastanza critica e di fronte a questo scenario vista la diffusione attuale del virus credo che posticipare l’apertura delle scuole di 15 giorni e magari allungare di due settimane la frequenza in presenza a giugno possa essere una decisione di buonsenso”, rincara però il professor Filippo Anelli, presidente di Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri).

“Sulla scuola siamo stati tutti d’accordo seguendo le misure europee – ha però continuato il ministro – Un caso in classe va vigilato, con due casi si va in sospensione e in Dad. Per i più grandi con un caso c’è la sorveglianza e poi si distingue tra vaccinati e non, come del resto in atto dal 6 novembre. Ricordiamoci che siamo il Paese più avanti in Europa per i vaccini e faremo di tutto per continuare a seguire questa strada”.

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