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In Burkina Faso. Quasi due milioni di persone senz’acqua

Ouagadougou, 22. In Burkina Faso quasi 2 milioni di persone stanno letteralmente rimanendo senza nessun accesso ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari.

I bisogni umanitari sono enormi e continuano a crescere in maniera preoccupante. È l’allarme lanciato alla comunità internazionale da alcune ong che operano nel paese.

In Burkina Faso. Quasi due milioni di persone senz’acqua

La popolazione, già fortemente provata dall’intensificarsi degli scontri nel nord e nell’est, deve fronteggiare anche le conseguenze dell’aggravati dall’impatto della siccità e del cambiamento climatico degli ultimi anni. Dall’inizio dell’anno la situazione è deteriorata velocemente e 2,2 milioni di persone in questo momento hanno urgentemente bisogno di aiuti per poter sopravvivere. Circa 1,2 milioni di persone non hanno accesso a cure di base. Inoltre, 2.400 scuole sono state chiuse e circa 318 mila bambini non possono più studiare.

In questo contesto, anche l’accesso all’acqua è diventato una sfida giornaliera per le comunità locali che, tra l’altro, stanno offrendo un riparo al 94 per cento degli sfollati nel paese. Donne e ragazze per prime sono costrette a ore e ore di fila per procurarsi la poca acqua disponibile. Solo l’anno scorso, il numero di sfollati interni è cresciuto di dieci volte, a causa dei conflitti e dell’instabilità politica nel paese. Oltre mezzo milione di persone, tra cui donne e bambini, hanno trovato rifugio nei villaggi di aree già poverissime del paese. La maggior parte degli sfollati sono infatti ospitati in alloggi improvvisati in aree già carenti e sovraffollate per l’arrivo di un sempre maggiore numero di profughi.

Migliaia di famiglie hanno perso tutto e sono allo stremo, mentre aumenta anche il rischio di epidemie a causa delle scarse condizioni igieniche. Si teme che nuovi focolai possano avere gravissime conseguenze nelle aree dove migliaia di sfollati hanno trovato scampo.

Per far fronte alla situazione, sottolineano le ong, è necessario uno sforzo immediato da parte della comunità internazionale per finanziare il piano di risposta all’emergenza.

Fonte: L’Osservatore Romano, 22/23 febbraio 2020

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