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Il Santo di oggi – 28 Giugno – Santa Vincenza Gerosa (Vergine)

Riservata e timida, trascorse alcuni anni della sua infanzia al banco della bottega familiare, poiché non poté studiare, per la salute cagionevole. Già in questo tempo, la sua modestia le faceva vivere una spiritualità semplice e ordinaria, fatta dell’ascolto quotidiano della Messa.

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Gli anni seguenti l’invasione napoleonica d’Italia segnarono profondamente la sua vita, sia per le difficoltà economiche, sia per la morte del padre, della sorella Francesca e infine, nel 1814, della stessa madre. Malgrado ciò Vincenza, con animo coraggioso, accettò questi avvenimenti come volontà di Dio e soffrì nel silenzio del suo cuore. Con la costanza della preghiera si impegnò in parrocchia e organizzò un oratorio femminile con incontri, ritiri e scuole pratiche di lavoro domestico.
Con Bartolomea Capitanio, una compagna conosciuta nel 1824, diede vita, non senza titubanza, a una fondazione religiosa regolare per soccorrere le persone nelle condizioni più misere e soprattutto per l’educazione delle ragazze; l’istituto, con sede a Casa de Gaia, assunse la regola delle Figlie della Carità di Antida Thouret.
Morta prematuramente la Capitanio, Vincenza ebbe la tentazione di tornare alla sua vita di casa, ma spronata dal suo padre spirituale, Angelo Bosio, acconsentì a continuare l’impresa che, approvata da Gregorio XVI nel 1840, si diffuse rapidamente in tutta la Lombardia e anche nel Trentino e nel Veneto.

Etimologia: Vincenza = vittoriosa, dal latino

Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Lovere in Lombardia, santa Vincenza Gerosa, vergine, che fondò insieme a santa Bartolomea Capitanio l’Istituto delle Suore della Carità.

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Non aveva davvero mai pensato di diventare una “fondatrice”. Il suo orizzonte era Lovere, terra bergamasca soggetta alla Repubblica di Venezia. Era l’impresa commerciale che faceva dei Gerosa una casata benestante. Battezzata col nome di Caterina, ha poi incominciato a studiare dalle Benedettine di Gandino, in Val Seriana. Ma la poca salute le ha impedito di continuare, e così è tornata a Lovere.
La sua vita è costellata di “ma”, di progetti che poi le circostanze continuamente stravolgono. Era contenta di starsene nel negozio di famiglia, ma l’azienda va in crisi sotto il ciclone napoleonico, mentre Lovere passa dal dominio veneziano a quello francese, nella Repubblica Cisalpina. Caduto Napoleone, e passato il Bergamasco sotto l’Impero degli Asburgo, Caterina si dedica all’insegnamento gratuito per le ragazze povere, ad attività di assistenza e di formazione religiosa, incoraggiata da due successivi parroci.
Questa dimensione locale dell’impegno le basta, l’appaga: anche perché si rivela assai ricca di stimoli e di sfide. Ed ecco un altro “ma”. Nel 1824 fa amicizia con una maestrina, anch’essa di Lovere: Bartolomea Capitanio, di 17 anni. L’incontro la spinge in un’avventura nuova: creare un ospedale. Loro due. E ci riescono, inaugurandolo un paio di anni dopo. L’ha reso possibile lei, con beni ereditari del casato dei Gerosa. Ma per un’attività stabile occorre personale votato e preparato all’assistenza.
E la maestrina Capitanio ha un suo progetto chiaro: fondare un apposito istituto religioso, con questi obiettivi: assistenza ai malati, istruzione gratuita alle ragazze, orfanotrofi, assistenza alla gioventù. E ne convince l’amica, sicché nell’autunno del 1837 l’istituto nasce, con loro due.
Ultimo e tremendo “ma”: Bartolomea Capitanio muore il 26 luglio 1833, a 26 anni. Caterina Gerosa è sola, è poco istruita, si sente quasi vecchia, vorrebbe lasciare tutto… Ma rimane, invece. Non rassegnata: decisa: accoglie le prime giovani e per sette anni la piccola comunità segue la regola delle suore di santa Maria Antida Thouret, finché nel 1840 arriva il riconoscimento pontificio, e prendono canonicamente vita le Suore di Maria Bambina, con le regole scritte da Bartolomea Capitanio e con la guida di Caterina Gerosa, che prende i voti assumendo il nome di suor Vincenza. Già nel 1842, sebbene siano ancora poche, le chiamano a Milano. Anzi, l’arcivescovo cardinale Gaysruk (alta aristocrazia austriaca) vorrebbe farne una sua istituzione diocesana. Ma suor Vincenza resiste anche a lui: a Lovere sono nate, e Lovere dev’essere la loro casa, con le loro regole. Quando muore, le suore sono 171. All’inizio del terzo millennio saranno circa cinquemiladuecento. Nell’Anno santo 1950, papa Pio XII ha canonizzato insieme Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa.
Il corpo si trova nel santuario delle Suore di Carità – dette di Maria Bambina – in Lovere.

La sua festa liturgica è il 28 giugno, mentre la Congregazione delle Suore di Maria Bambina e le diocesi di Brescia, Bergamo e Milano la ricordano il 18 maggio.




Autore: Domenico Agasso

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