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Il Santo di oggi, 26 Giugno 2022: San Rodolfo, il grande vescovo. Preghiera per ottenere grazie!

San Rodolfo: storia di un grande vescovo italiano

Rodolfo Gabrielli, noto anche come san Rodolfo vescovo, è stato un monaco benedettino, vescovo di Gubbio dal 1059 al 1064; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

La storia

San Rodolfo Gabrielli, noto anche come san Rodolfo vescovo, nasce nel 1034 nel castello di Monte Cavallo, a Camporeggiano presso Gubbio, da Rodolfo e da Rezia Gabrielli, feudatari del luogo.

La sua conversione religiosa avvenne a 17 anni, nel 1051, in occasione di una visita a Monte Cavallo di San Pier Damiani, allora priore dell’eremo di Fonte Avellana. Rodolfo, colpito dalla figura del grande mistico, decise, assieme alla madre vedova ed ai fratelli Pietro e Giovanni, di donargli il castello e gli altri possedimenti della famiglia. San Pier Damiani stabilì di costruire nella valle di Camporeggiano l’abbazia di San Bartolomeo, della quale fu primo abate il fratello di Rodolfo, Giovanni Gabrielli, mentre l’altro fratello Pietro, in seguito beatificato, nel 1057 entrò come monaco a Fonte Avellana.

Divenuto discepolo di San Pier Damiani a Fonte Avellana (“il vivaio di asceti”), Rodolfo, vi studiò filosofia e teologia, eccellendo nella lingua latina. Decise quindi di prendere i voti e farsi benedettino. Divenuto sacerdote, intraprese una vita austera, fatta di preghiera e penitenza: usava torturarsi per fiaccare le esuberanze giovanili, portava il cilicio e decise di astenersi dal mangiare carne, uova e formaggio, e di dormire su una tavola di legno senza coperte. Fu uno zelante attuatore della pratica dell’autoaccusa pubblica delle proprie colpe, in occasione della quale chiedeva la fustigazione ad opera di due confratelli.

San Rodolfo: storia di un grande vescovo italiano
San Rodolfo: storia di un grande vescovo italiano (Accademia – Madonna in trono e santi di Pompeo Batoni)

Diventa vescovo

Nel 1058, benché non avesse ancora raggiunto l’età canonica, San Pier Damiani lo propose al papa Niccolò II come proprio sostituto alla carica di vescovo di Gubbio, dalla quale egli stesso aveva ottenuto di essere esonerato. In occasione del Concilio Romano (Sinodo dei Vescovi) che si tenne a Roma nell’aprile dell’anno successivo (1059), il papa confermò la nomina, e per ubbidienza Rodolfo accettò la guida della diocesi, con “paziente disgusto” per la vita mondana che la carica comportava. Aveva solo 25 anni.

Anche da vescovo, tuttavia, Rodolfo seppe mantenere la purezza della vocazione monastica e non rinunciò alle austerità della vita eremitica. Era infatti solito dedicare molto tempo alle pratiche penitenziali, e mangiava soltanto pane avanzato ai servi e acqua. Non usava calzature e, solo d’inverno, usava zoccoli di legno. Tutti gli anni radunava il Sinodo Diocesano, ma proibì ai sacerdoti di portargli doni e versare gabelle. Era ottimo e convincente predicatore, dotto e zelante. Istruiva il clero e il popolo, visitava chiese e parrocchie, ma specialmente era sempre a contatto con i poveri e gli umili.

Il 25 gennaio 1063, su suggerimento di Rodolfo, il monastero di Camporeggiano e l’abbazia di San Bartolomeo, divenuti grandiosi e ricchi di possedimenti in varie contrade dell’Umbria, furono sottratti da papa Alessandro II alla giurisdizione del vescovo di Gubbio e sottomessi direttamente alla Santa Sede.

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La morte e il culto

I lunghi e severi digiuni finirono tuttavia per indebolire Rodolfo, che si ammalò gravemente. Fu curato, forse dalla madre Rezia, e si ristabilì, ma riprese con nuovo ardore la pratica della penitenza. Una ricaduta lo portò così alla morte il 17 ottobre 1064.

Il suo maestro San Pier Damiani, alla morte di Rodolfo, riprese la guida della diocesi eugubina per continuarne l’opera, pur non diventandone mai formalmente vescovo.

Rodolfo fu sepolto nella cattedrale di Gubbio; il popolo eugubino lo acclamò subito Santo per la sua carità esemplare e il suo distacco dal mondo.

Il suo culto fu in seguito confermato da numerosi pontefici, e Rodolfo è oggi considerato il primo di una serie di tre grandi santi-vescovi che riformarono la chiesa eugubina a cavallo tra l’XI e il XII secolo, gli altri essendo San Giovanni da Lodi e Sant’Ubaldo.

Il 26 giugno 1188 (giorno in cui si ricorda) il suo corpo fu traslato nel nuovo edificio della cattedrale, dove gli fu consacrato un altare, scomparso tuttavia in seguito ai lavori di ristrutturazione eseguiti nel 1670.

Localmente viene festeggiato anche il 17 ottobre, giorno della sua nascita in Cielo.

Preghiera a San Rodolfo

Glorioso San Rodolfo oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.

Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna…

(Preghiera non ufficiale)

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