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Il saluto dell’Arcivescovo Nosiglia a Francesco: ‘Grazie per le parole e per l’esempio!’

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Padre Santo,
la Sua presenza in mezzo a noi è fonte di tanta gioia nel cuore. (…) L’abbiamo atteso per lunghi mesi, pregando e meditando la sua Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, per entrare in sintonia con il suo cuore e il suo insegnamento, che anche oggi ci sta con abbondanza offrendo. Lei sa bene che, (…) come piemontesi, siamo sobri di parole e non manifestiamo all’esterno tanti sentimenti, che pure albergano dentro di noi; ma oggi non possiamo fare a meno di gridare – sì, gridare forte – la nostra riconoscenza al Signore per la Sua venuta e a Lei, caro Padre, per aver accolto l’invito a venire a onorare il Santo dei Giovani, presbitero di questa Chiesa, amato in tutto il mondo, e a contemplare la Sindone, uno dei tesori più preziosi che la Chiesa di Torino, grazie e Lei, custodisce con amore e trepidazione.
Lei conosce Torino e sa che è una città e un territorio i cui abitanti sono attivi, tenaci, rocciosi e intraprendenti, aperti all’innovazione sia in campo sociale che ecclesiale, tenaci e grandi lavoratori e imprenditori. Oggi, ha davanti a sé un popolo che sta vivendo una situazione di difficoltà, sia sotto il profilo religioso che sociale. Per questo, il suo messaggio di speranza scuote le coscienze di chi è rassegnato e anima quelle di chi è invece intenzionato a lottare con impegno (…) per un futuro diverso e più ricco di valori spirituali e sociali condivisi. Abbiamo in questi anni voluto puntare su tre obiettivi che nella sua lettera Evangelii gaudium sono portanti, per dare vita a una riforma della Chiesa e della società alla luce del Vangelo. Anzitutto, una Chiesa povera per i poveri. I nostri grandi Santi e Beati – da San Giovanni Bosco a San Giuseppe Benedetto Cottolengo, da San Giuseppe Cafasso a san Domenico Savio e San Leonardo Murialdo, i Beati Giuseppe Allamanno, Francesco Faà di Bruno e Piergiorgio Frassati ai quali di recente si è aggiunto Fratel Luigi Bordino, solo per ricordarne alcuni- ci hanno trasmesso una fede incentrata sull’Amore più grande che è la croce di Cristo, vissuto verso ogni persona povera e ultima, bisognosa di dignità e di accoglienza, di rispetto e di solidarietà e giustizia.

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La nostra Chiesa, sostenuta da un grande esercito di volontari, si fa carico ogni giorno delle necessità di queste persone, dei loro diritti ed esigenze, in stretta collaborazione con tutta le componenti istituzionali e sociali. Quello che desideriamo non è solo fare di più e meglio, ma è mettere al centro ogni persona prima dei programmi, delle strutture, dei servizi, per annunciare con credibile efficacia la gioia del Vangelo, incentrato in quel nuovo umanesimo in Gesù Cristo che sarà oggetto del prossimo Convegno di Firenze per la Chiesa che è in Italia. Poi, una Chiesa in uscita che si fa vicina ad ogni persona lì dove vive, lavora, soffre e condivide i suoi problemi esistenziali, morali e sociali che feriscono profondamente la sua anima e corpo. Desideriamo in particolare avere uno sguardo positivo e carico di speranza verso quella fascia di popolazione che è stata per Don Bosco – e lo è per noi – particolarmente amata, cercata e valorizzata Sì, Padre Santo, i giovani sono la nostra parte migliore, su cui stiamo concentrando le forze, per accompagnarli ad affrontare con coraggio i problemi che li assillano, dalla mancanza di lavoro al disimpegno morale e spirituale. Crediamo fermamente che i ragazzi e i giovani vadano considerati soggetti responsabili e dunque una risorsa per la Chiesa e la società. I nostri oratori, Santo Padre, stanno aprendosi sempre più all’esterno, per raggiungere tutti i giovani nei luoghi di studio e università, di lavoro, di divertimento e di strada, e offrire loro l’opportunità di esperienze di fede e di incontro con il Signore. Infine, una Chiesa serva della Parola di Dio che evangelizza mediante la propria vita, cambiando se stessa in radice, facendosi obbediente al Vangelo della fede in Cristo e dell’amore vicendevole, ricca di misericordia e di accoglienza verso tutti, particolarmente quanti si sentono esclusi, emarginali, giudicati.
La carenza di sacerdoti si fa sentire, anche se il Seminario dà segnali confortanti di ripresa; la presenza di tanti diaconi permanenti è un seguo di vitalità; il costante e qualificato servizio di tanti Istituti religiosi maschili e femminili nell’ambito educativo, spirituale e pastorale; il generoso impegno missionario da parte di molti laici, personalmente o nelle associazioni e movimenti, a formarsi per essere animatori di comunità nelle parrocchie e realtà ecclesiali, e testimoni di Gesù Cristo nei diversi ambienti del vissuto familiare e sociale: tutti questi sono segni indicatori che la nostra Chiesa è in cammino e punta su obiettivi e traguardi positivi e alla sua portata. Padre Santo, Lei ha parlato di «sfida storica» che oggi si pone per Torino e il Piemonte, chiamati ad affrontare con solidarietà e intelligenza il trapasso del sistema economico e sociale in corso, e ha chiesto di valorizzare l’apporto di ogni persona, famiglia e realtà, riconosciuta soggetto attivo e reso protagonista del proprio domani.

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Memori dell’insegnamento di Don Bosco ad essere buoni cristiani e onesti cittadini, Le assicuro che, quanto ci sta consegnando in questa visita con la Sua Parola e con il Suo esempio, la Chiesa e la cittadinanza tutta di Torino lo accoglierà come stimolo efficace per un nuovo stile di vita ecclesiale. Padre Santo, ci permettiamo infine di consegnare a Lei direttamente quanto offerto dai pellegrini alla Sindone, che essi hanno voluto devolvere per un’opera di carità che Lei vorrà sostenere nella Chiesa, secondo quelle priorità che riterrà più opportune. E’ un piccolo segno di partecipazione alla Sua generosa dedizione ai poveri che testimonia ogni giorno nel suo ministero. Grazie, Padre Santo: ci benedica e continui a mantenere con questa terra quell’amorevole affetto e vicinanza che ha sempre avuto e che oggi rinnova in modo così pieno e gioioso.
Al termine del saluto, Mons. Nosiglia presenta al Santo Padre il dono della Diocesi. Il Santo Padre dona un calice per la Diocesi.

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