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“Il primo Natale”, la fiaba natalizia firmata da Ficarra e Picone

Nelle sale dal 12 dicembre, la pellicola propone una sorta di avventura on the road: un viaggio fantastico in un mondo lontano, con uno sguardo sui contrasti dell’oggi

Scena tratta dal film

A Palermo incontriamo Salvo, ladro di arte sacra che si dichiara ateo convinto. A poca distanza, nel piccolo centro di Roccadimezzo Sicula, svolge il proprio ministero padre Valentino, un sacerdote dai modi semplici affascinato dall’immagine del presepe che, come ogni anno, si appresta a mettere in scena per le strade del paese. I due personaggi, all’inizio totalmente estranei, sono destinati ad una vivace convivenza.  Comincia così “Il primo Natale”, che segna l’esordio ufficiale del duo Ficarra e Picone dentro a quello che fino a pochi anni fa veniva definito “cinepanettone”.

Se la proposta rimanda lo spettatore al ricordo di storie alquanto superficiali e di facile comicità, va detto subito che la scelta da parte degli odierni protagonisti è del tutto differente e imperniata su basi ben più sostanziose. Del resto Ficarra e Picone abitano la scena dello spettacolo italiano ormai ameno da un quarto di secolo. Alle iniziali apparizioni in programmi televisivi dall’umorismo innovativo (Gnu, 1999; L’ottavo nano, 2000) ha fatto seguito nello stesso anno l’uscita nelle sale di “Nati stanchi”, il loro primo film per il grande schermo. Da quel momento cinema e televisione sono andati di pari passo con molti programmi anche di crescente successo alternati a film di costante gradimento presso il grande pubblico. Per fissare qualche data, basta ricordare “La matassa” (2009), “Anche se è amore non si vede” (2011), “Andiamo a quel paese” (2014). Fino appunto a questo “Il primo Natale”, nelle sale da giovedì 12 dicembre.

Ficarra e Picone

Come in precedenti occasioni, anche stavolta il duo comico siciliano ha lavorato sul film, scrivendo il copione, interpretandolo nei due ruoli principali e facendosi carico della regia: così segnalandosi come autori “totali” in grado di farsi carico di ogni aspetto della realizzazione. Qui lo spunto della vicenda parte dal presentare i due protagonisti come persone del tutto estranee e opposte e quindi di “costringerli” a stare a contatto, affrontando le situazioni più impensate. Tra un ladro di oggetti sacri e un ingenuo sacerdote, che per caso finiscono nella Palestina in prossimità della nascita di Cristo, si accende allora una schermaglia fitta di equivoci e di incomprensioni destinate ad aumentare e far crescere la difficoltà di capirsi. Su questa falsariga i due autori/attori/registi costruiscono una fitta rete di situazioni ora paradossali ora grottesche, molto puntando (va detto ma era forse inevitabile) sul contrasto tra quel lontano passato e l’attualità di fatti e personaggi di oggi. Una sorta di avventura on the road che porta i due all’interno di un viaggio fantastico in un mondo lontano e ignoto. Momenti quasi indecifrabili che costringeranno i due a conoscere meglio se stessi, i loro limiti ma anche a riscoprire il loro coraggio di fronte al pericolo.

Alla fine ne esce un film di grande semplicità e di immediato coinvolgimento. Una storia di Natale, anzi sulla forza del senso di fratellanza e amore che il Natale trasmette, durante la quale si ride con misura e gentilezza, con richiami alla tradizione e momenti anche divertenti di sguardi sulla nostra contemporaneità. Salvo Ficarra (il ladro) e Valentino Picone (il sacerdote) sono un po’ se stessi un po’ i due personaggi del copione, mettendo insieme cialtronesca confusione e spaurita timidezza. Fanno loro corona Massimo Popolizio (un impeccabile Erode), Roberta Mattei (una vigorosa Rebecca), Giacomo Mattia (un deciso Isacco).

Credit: Roma Sette

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