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Il piano ventennale di al-Qaeda: dal 09/11/2001 alla vittoria finale

Militante di al-Qaeda.
Militante di al-Qaeda.

Pubblico la traduzione dall’inglese dell’articolo del giornalista Radwan Mordata, dal titolo significatvo: “al-Qaeda’s 20-Year Plan: From 9/11 to Final Victory”.  L’autore spiega ai lettori il piano ventennale del gruppo terroristico di al-Qaeda, alla luce di alcuni documenti acquisti dalle agenzie di sicurezza occidentali, nei quali è spiegato in maniera chiara il processo di conquista del potere da parte dei fondamentalisti islamici. La precisione sorprendente degli scritti con i fatti che si sono susseguiti a partire dal 2001 con l’attentato alle Torri Gemelle a New York negli Stati Uniti, è inquietante. Non conosciamo le fonti a cui si è affidato l’autore, nel ripercorrere la storia del terrorismo. Certamente  è una lettura della realtà molto significativa, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto la Siria. Anche se al-Qaeda è stata  (forse) una invenzione della CIA, i gruppi terroristici sono attivi e ben determinati. Ciò che costatiamo ogni giorno, sono i sorprusi contro gli indifesi, ai quali viene negata ogni sorta di libertà personale e comunitaria. Nell’equilibrio del giudizio, ognuno può trarre le sue conclusioni, impegnandosi a rifiutare ogni forma di violenza a scapito degli inermi. Solo il dialogo è la strada della pace e della concordia tra i popoli. Buona lettura!

In alcuni ambienti salafiti–jihadisti, sto circolando il cosiddetto “piano strategico” di al-Qaeda. L’organizzazione terroristica ha iniziato ad attuare il piano nel 2000 per preparare gli attacchi dell’11 Settembre 2001. Secondo le previsioni dovrebbe terminare nel 2020. La convinzione comunemente diffusa è quella che al-Qaeda ha organizzato i sanguinosi attentati in modo casuale, senza avere una strategia chiara e determinata.  Niente affatto. Siamo certi che le agenzie antiterrorismo sono in possesso di decine di documenti di al-Qaeda sui progetti che l’organizzazione intende realizzare a lungo termine su obiettivi ben definiti. Per esempio, un’agenzia di sicurezza, quasi un anno dopo l’inizio del conflitto in Siria, è stata in grado di intercettare la corrispondenza tra il leader di al-Nusra  Abu Mohammed al-Golani, con un terrorista di spicco di al-Qaeda in Libano. La documentazione delineava i piani del gruppo jihadista, dopo la caduta del regime siriano e le strategie da usare nel reclutamento del personale esperto in medicina, chimica, informatica e telecomunicazioni. Il leader di al-Nusra chiedeva di diffondere la notizia in Libano, per preparare tutte le operazioni necessarie alla riuscita dell’impresa.  Alcune delle caratteristiche del piano sono state menzionate in un libro pubblicato nel 2005 dal giornalista giordano Fouad Hussein, dal titolo:  “Zarqawi , la seconda generazione di al-Qaeda”. L’autore aveva intervistato lo sceicco Abu Mohammed al-Maqdisi, eminente ideologo di al-Qaeda, e Abu Musab al-Zarqawi nel carcere di  Swaqa in Giordania. Un altro libro che circola nei forum jihadisti intitolato: “Questo è come vediamo e vogliamo la Jihad”, mette in luce gli obiettivi, i piani, e le fasi attraverso le quali al-Qaeda vuole prendere il potere. Il documento prevede lo sviluppo delle attività “jihadiste in tutto il mondo” per intimidire le nazioni ed affermare con la violenza il dominio dei fondamentalisti sugli infedeli. Il piano si articola in sette fasi, e copre due decenni, che vanno dal 2000 al 2020, l’anno della  “vittoria finale”.

Il primo periodo 2000-2003, è soprannominato “fase della presa di coscienza”. Questa momento è incentrato sul  “risveglio della nazione”  tramite “un potente colpo alla testa del serpente nella città di New York”.  L’obiettivo: spingere gli Stati Uniti a reagire contro il gruppo terroristico, fin quando “al- Qaeda diventerà il leader supremo della nazione”.   Questa è la  risposta alla soprannominata – da al-Qaeda – “crociata” degli Stati Uniti contro l’Islam, tramite l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, che – secondo il gruppo terroristico -, ha reso gli americani facile preda di al- Qaeda e al-Qaeda il marchio virale che è oggi. Questa presa di posizione ha scatenato nel mondo islamico-fondamentalista repulsione contro gli States (e più in generale verso l’occidente ndr). Questa fase, si è conclusa con l’occupazione statunitense dell’Iraq nel 2003. Il secondo periodo 2003-2006, è soprannominato “fase dell’apertura degli occhi”. Il piano, prevede di coinvolgere continuamente il nemico in combattimento, creando conflitti armati e disordine pubblico. Tenendo impegnato l’avversario nelle guerre -in preparazione alla terza fase-, i terroristi sono chiamati a perfezionare lo sviluppo delle cosiddette capacità della “jihad elettronica”. In parallelo, il gruppo, dovrebbe espandersi tranquillamente nei punti strategici del mondo arabo e islamico, usando l’Iraq come base per formare l’esercito da distribuire ai paesi vicini. Per questo motivo deve essere potenziata la raccolta fondi da destinare ad al-QaedaIl terzo periodo 2007-2010, è soprannominato “svegliarsi e alzarsi in piedi “. Si tratta della fase di attività volte a favorire la presenza di al-Qaeda nel mondo. Durante questa fase, verranno introdotti importanti cambiamenti nelle regioni circostanti l’ Iraq. In primo luogo, l’attenzione sarà rivolta su al-Sham (Grande Siria), riprendendo la profezia del Profeta Maometto, secondo la quale al-Sham, sarebbe stata “la prossima regione dopo l’Iraq a subire il conflitto armato”. Naturalmente sono sottintesi i piani per frazionare la Siria, il Libano e la Giordania, e ridurli a “piccoli stati” confessionali per rimodellare la regione.  Nel suo libro, citando Maqdisi e Zarqawi , il giornalista giordano ha sottolineato che l’idea di creare una divisione jihadista  in Siria,  nota come “Jund al-Sham”, era stata effettivamente proposta nei giorni dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan, anche se il piano non ha potuto  essere ulteriormente sviluppato a causa dell’invasione nel 2001 da parte degli Stati Uniti in Afghanistan. Hussein spiega che i sostenitori di questa idea tornarono in Siria, Libano e Iraq nel 2005, per prepararsi in futuro alla realizzazione del piano. Al termine di questa fase, al-Qaeda avrebbe teoricamente finito i preparativi per avviare operazioni dirette in Palestina e al confine con lo stato di Israele  “stabilendosi come legittimo leader della nuova nazione islamica”.  Il quarto periodo, 2010-2013,  è soprannominato  “recupero”. In realtà questa fase è coincisa con l’ondata di rivolte denominate “Primavera araba e crisi siriana”. In questo delicato momento storico, al- Qaeda è concentrata nella lotta contro i regimi, partecipando direttamente alle insurrezioni. Il piano dei terroristi, secondo i documenti, doveva cercare di “screditare il regime agli occhi della gente mettendo in evidenza la collaborazione con la politica deglii stati Uniti”. Questo, secondo il piano, sarebbe accoppiato con la crescita di al -Qaeda e l’esaurimento del potere degli Stati Uniti attraverso il combattimento diretto, ma anche con  “attacchi elettronici destinati ad indebolire l’economia statunitense; attacchi contro gli impianti petroliferi arabi; e infine l’abbattimento dei regimi sostenitori del mondo occidentale”. Nel frattempo, i terroristi sembrano favorire l’oro come valuta di riserva internazionale, agganciando ad esso le altre valute. Mettendo in atto tale operazione, il dollaro perderebbe il suo valore, perché non è ancorato all’oro. Durante queste transazioni, il gruppo punterebbe gli occhi su Israele reso uno stato debole a causa dei conflitti interni;  il calo del sostegno internazionale (di cui si cominciano a vedere gli effetti, ndr), e il crollo dei regimi arabi che lo proteggono. Il quinto periodo, 2013-2016: è caratterizzato dalla “dichiarazione del califfato o dello stato islamico”, che sarebbe l’obiettivo finale di al–Qaeda. Durante questa fase si dovrebbero vedere molte trasformazioni internazionali. A cominciare dal declino dell’asse anglo-americano e l’emergere delle nuove potenze mondiali con le quali i musulmani non hanno particolari antagonismi, come l’India e la Cina. Questa operazione provocherebbe l’espansione di al-Qaeda.

L’ultimo periodo: 2016-2020, è il tempo della cosiddetta “guerra totale”.  Gli ideologi di al-Qaeda, stimano che l’inizio del 2016 sarà caratterizzato “dall’inizio del confronto tra fede e incredulità. Questo momento avrà il suo apice con l’istituzione del califfato islamico”. Si avvertono nel programma finale, le parole e i discorsi pronunciati più volte da Osama bin Laden. La fase della “vittoria finale”, è prevista nel 2020. Da quel momento, secondo i piani, “la capacità del nuovo stato islamico sarà al suo culmine, in quanto nel mondo ci saranno più di 1,5 miliardi di musulmani”.  I documenti che descrivono questa strategia sono stati pubblicati nel 2005. Confrontando il contenuto con la realtà attuale, si possono notare come molti obiettivi sono già stati raggiunti: gli attentati alle Torri Gemelle di New York e Washington nel 2001; l”uso” dell’Iraq e dell’Afganistan come basi per costruire il famigerato “esercito jihadista”; la successiva e graduale conquista della Siria per farla diventare “Stato islamico dell’Iraq e della Siria” (ISIS) nel 2013, così come era stato previsto dai documenti pubblicati nel 2005. Al-Qaeda continuerà a crescere fino a raggiungere la vittoria nel 2020, così come è stato preventivato nei piani? Siti web jihadisti hanno diffuso un libro, intitolato: “Hezbollah e la diffusione della setta sciita”. Nello scritto è tracciata l’ideologia del Partito della Resistenza Libanese, trattata dal punto di vista di al-Qaeda. Il libro è stato pubblicato sul sito Minbar al-Tawhid wal Jihad. Il Portale web citato, promuove le idee di al-Qaeda, e del suo ideologo Abu Mohammed al-Maqdisi, mentore di Abu Musab al-Zarqawi . Il libro riassume la percezione jihadista di Hezbollah, mettendo in guardia i sunniti, soprattutto in Palestina, contro la caduta del partito libanese sciita. Secondo Sheikh Halimeh, “Hezbollah è il centro più importante per la trama sciita internazionale attraverso la Palestina , che sfrutta Hezbollah per diffondere lo sciismo nel mondo”. Lo sceicco Abdul-Munim Halimeh, autore del libro, si è schierato con il Fronte islamico contro ISIS in Siria.  Per concludere, vale la pena ricordare che il libro, è stato pubblicato nel 2002, quasi un decennio prima dell’intervento di Hezbollah nel conflitto siriano.  a cura di Francis Marrash Di seguito il testo in lingua inglese: “Al-Qaeda’s 20-Year Plan: From 9/11 to Final Victory”:

Terroristi di al-Qaeda in Syria
Terroristi di al-Qaeda in Syria

In certain Salafi-jihadi circles, a so-called strategic plan of al-Qaeda is being circulated. Al-Qaeda has ostensibly been working to implement this plan according to a two-decade timetable, beginning in 2000, with preparations for the 9/11 terrorist attacks, and concluding in 2020. The widespread belief that al-Qaeda’s bloody activities are random and not governed by any clear strategy is a misconception. To be sure, counterterrorism agencies possess dozens of documents on al-Qaeda’s projects and long-term strategic plans, which have well-defined goals. For example, one security agency, nearly a year after the beginning of the conflict in Syria, was able to intercept correspondence between the leader of al-Nusra Front, Abu Mohammed al-Golani, and a prominent al-Qaeda figure in Lebanon, outlining the jihadi group’s plans after the fall of the Syrian regime, which included recruiting experts in medicine, chemistry, IT, and telecommunications, and spreading out across Lebanon in preparation for operations. Some of the features of the plan were mentioned in a book published in 2005 by Jordanian journalist Fouad Hussein, titled Zarqawi – Al-Qaeda’s Second Generation. Hussein interviewed Sheikh Abu Mohammed al-Maqdisi, a prominent al-Qaeda ideologue, and Abu Musab al-Zarqawi in the Swaqa prison in Jordan. Another book circulating in jihadi forums, titled This is How We See and Want Jihad, sheds light on the objectives, plans, and stages through which al-Qaeda wants to take power. The plan calls for expanding jihadi activities to cover the entire world, “to amplify the nation’s strength and terrorize its enemies.” The plan is divided into seven phases, and covers two decades, from 2000 to 2020, the year “final victory” would be achieved. The first phase from 2000 to 2003 is dubbed the awakening stage. This phase focused on “reawakening the nation” by “dealing a powerful blow to the head of the snake in New York. The aim: to push the United States to react in a way that would “crown al-Qaeda as the leader of the nation.” This is in reference to what al-Qaeda calls the US “crusade” against Islam with the invasion of Afghanistan and Iraq, which – according to al-Qaeda – made the Americans easy prey and al-Qaeda the viral brand it is today. This phase ended with the US occupation of Iraq in 2003. The second phase from 2003 to 2006 is dubbed the “eye-opening stage.” In this phase, al-Qaeda’s plan was to perpetually engage the enemy in combat, while developing so-called “electronic jihad” capabilities, in preparation for the third phase.

In parallel, al-Qaeda would expand quietly in strategic parts of the Arab and Islamic world, while using Iraq as a base to build an army to be deployed in neighboring countries, also with the start of the third phase. In addition, efforts would be stepped up to raise funds from Muslims though charities and alms, to be diverted to al-Qaeda. The third phase from 2007 to 2010 is dubbed “rising up and standing on the feet,” a phase of proactive al-Qaeda activities. During this stage, important changes would be introduced in the region surrounding Iraq. First, the focus would be on al-Sham (Greater Syria), with sayings of the Prophet Mohammad interpreted to suggest that this region would be next after Iraq in the conflict, “not to mention the clear plans to partition Syria, Lebanon, and Jordan into sectarian statelets to reshape the region.” In his book, quoting Maqdisi and Zarqawi, the Jordanian journalist pointed out that the idea of creating a jihadi division in Greater Syria, known as Jund al-Sham, had actually been proposed in the days of the Soviet occupation of Afghanistan, though the idea could not be developed further because of the 2001 US invasion of Afghanistan. Hussein explains that the advocates of this idea returned to Syria, Lebanon, and Iraq at the time (2005), to prepare themselves for any opportunity there. At the end of this phase, al-Qaeda would have theoretically finished its preparations to initiate direct operations in Palestine and on the border with the state of Israel, “establishing al-Qaeda as the legitimate leader of the nation.”

The fourth phase, from 2010 to 2013, dubbed “recovery,” coincided in reality with the Arab Spring wave of uprisings and the crisis in Syria. In this phase, al-Qaeda would focus on toppling regimes by directly participating in insurgencies against them. Al-Qaeda’s plan, according to the documents, would seek to “discredit the regime in the eyes of the people by helping expose their collaboration with US policy.” This, according to al-Qaeda’s plan, would be coupled with the growth of al-Qaeda and the exhaustion of US power through direct combat, but also “electronic attacks targeting the US economy, and attacks against Arab oil installations, to hurt regimes and their Western backers.” Meanwhile, al-Qaeda seems to favor gold as an international reserve currency and wants to peg other currencies to gold. In its belief, this would lead to the US dollar’s collapse, since it is not pegged to gold. In this phase, too, according to al-Qaeda’s plan, Israel would be in a weak state as a result of internal conflict, declining international support, and the collapse of Arab regimes that protect Israel. The fifth phase from 2013 to 2016 would see the “declaration of the caliphate or the Islamic state,” al-Qaeda’s ultimate goal. This phase would see many international transformations, beginning with the demise of the Anglo-Saxon axis and the emergence of new world powers that Muslims have no strong antagonisms with, such as India and China, in tandem with the exponential rise of al-Qaeda. The sixth phase from 2016 to 2020 is the phase of “total war.” Al-Qaeda’s ideologues estimate that the beginning of 2016 would be the “beginning of the confrontation between faith and disbelief, which would begin in earnest after the establishment of the Islamic caliphate,” echoing Osama bin Laden’s discourse in many of his speeches. This would be followed by the final phase, the phase of “final victory,” sometime in 2020. By then, according to al-Qaeda’s plans, “the Islamic state’s capabilities will be great beyond measure when Muslims would number more than 1.5 billion.” The documents outlining this strategy were published in 2005. Comparing their contents to reality, one realizes that many of the objectives have indeed been achieved: the attacks in New York and Washington in 2001; using Iraq and Afghanistan as a base to build a “jihadi army”; and the subsequent expansion into Syria, culminating with the declaration of the Islamic State of Iraq and Syria (ISIS) in 2013, as was stated in the documents published in 2005. Will al-Qaeda continue to grow in strength all the way to achieving victory in 2020? Jihadi websites have also circulated a book titled Hezbollah and the Dissemination of the Shia Sect, overviewing the Lebanese Resistance Party’s ideology from al-Qaeda’s perspective. The book was first published on the website Minbar al-Tawhid wal Jihad, which focused on promoting the ideas of al-Qaeda ideologue Sheikh Abu Mohammed al-Maqdisi, Abu Musab al-Zarqawi’s mentor. The book summarizes the jihadi perception of Hezbollah, and warns Sunnis, especially in Palestine, against falling prey to the Lebanese Shia party. According to Sheikh Halimeh, “Hezbollah is the major gateway for the international Shia plot through Palestine, which Hezbollah exploits to spread Shiism in the world.” The book’s author, Sheikh Abdul-Munim Halimeh, has sided with the Islamic Front against ISIS in Syria. It is also worth mentioning that the book was published in 2002, nearly a decade before Hezbollah’s intervention in the Syrian conflict. di Radwan Mortada

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