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Il Papa e il diavolo

Pubblico una riflessione, nata qualche giorno dopo l’inizio del Pontificato di Francesco.  Le affermazioni di Bergoglio, hanno fatto scalpore. Pronunciare il nome “diavolo”, o meglio dire con chiarezza che esiste e porta l’uomo nelle tenebre, da fastidio al mondo contemporaneo. Per non urtare le sensibilità, e non essere accusati di medievalismi e oscurantismo, questo essere diabolico, è stato accantonato. Durante i riti battesimali dal sacerdote, ai battezzati o ai genitori e padrini, è richiesto esplicitamente di “rinunciare a satana, origine a causa di ogni male”. E’ fondamentale per i credenti, avere la consapevolezza dell’azione demoniaca nella vita di fede. Senza avere paura di essere guidicati tradizionalisti. “Una volta si era buoni cattolici quando si obbediva agli insegnamenti della Chiesa. Provate ai nostri giorni a difendere il Sommo Pontefice, i matrimoni e le famiglie tradizionali, l’unità della Chiesa Cattolica, la sacralità della vita: sarete accusati di essere reazionari e ottusi, se non addirittura anticattolici! E qualcuno, per questo, abbandona anche la pagina. “O tempora, o mores!” (Che tempi, che usanze!)”.  Così scrive un caro amico di FB. L’invito del Papa è attuale. Non dimentichiamo di lottare contro il male, origine e causa di ogni peccato!

Nei primi giorni di Pontificato Papa Francesco ha fatto riferimento per due volte al “diavolo”. 1-. Nell’omelia della Messa concelebrata con i Cardinali nella Cappella Sistina, ha ricordato: “Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. Badate bene, la parola “diavolo” è stata citata 3 volte! Ciò che distrugge il bene, la fraternità, l’unità, è il demonio, annidato nel cuore della Chiesa. Il male è abile, si traveste di buone intenzioni. E’ un lupo travestito di agnello, capace di provocare danni enormi alla vita del credente. Tanti hanno una sorta di pudore nel parlare del “demonio”. Si ha paura di essere etichettati di oscurantismo. Questo tipo di discorso viene considerato come qualche cosa che appartiene al passato. Ma non è così! E’ ciò che la fede della Chiesa insegna da sempre. 2-. Nell’incontro con i Cardinali presenti a Roma (subito dopo l’elezione, ndr), ha ricordato come il “diavolo”, divide. La medicina per guarire è la contemplazione del volto del Signore risorto. Dal Papa, abbiamo ricevuto un orizzonte di speranza: non c’è posto per lo scoraggiamento. La forza dell’annuncio deve superare il male con la gioia che viene da Dio.

Il Corriere della sera, (di quei giorni, ndr) stupito del doppio riferimento del Santo Padre, trova la risposta nell’intervento che richiede ad un docente di Teologia della missione. “Stiamo tranquilli: il diavolo e’ l’espressione simbolica della nostra incapacita’ di fare il bene! Il Papa sta parlando soltanto di una nostra proiezione”… Rimango stupito come si possa ridurre anche per bocca dei “professori di teologia”, il male a semplice simbologia. Il demonio non è una entità astratta, ma reale ed agisce nel cuore dell’uomo per allontanarlo da Dio. Il catechismo della Chiesa Cattolica, argomenta in maniera sufficiente e soddisfacente la figura del “demonio”, nella vita del credente. Anche Gesù ha dovuto combattere contro satana. Non era un’astrazione della sua fantasia. Ma un essere visibile e pensante. Minimizzare o addirittura stravolgere la “sana dottrina”, crea confusione ed indebolisce l’annuncio del Vangelo. Nel mondo odierno l’arma usata da satana è il relativismo, che, con la scusa del rispetto delle differenze, omogeneizza nella trasgressione e nella demagogia. Consente tutto pur di non assumere la contrarietà che esige il coraggio maturo di sostenere valori e principi. Il relativismo è, curiosamente, assolutista e totalitario, non permette di differire dalle proprie affermazioni, rendendo il pensiero debole e facilmente attaccabile, o meglio capace di adattarsi a qualsiasi verità. Il Papa emerito Benedetto XVI, nella sua lucida predicazione così ha affermato: “In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la sofferenza, tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza; non può essere servitore della verità e così servitore della fede. Non c’è amore senza sofferenza, senza la sofferenza della rinuncia a se stessi, della trasformazione e purificazione dell’io per la vera libertà. Là dove non c’è niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita perde il suo valore”.

Non esiste pertanto contrapposizione teologica tra Benedetto XVI e Papa Francesco. Chi percorre questa strada scrivendo articoli e pubblicando post per affermare la discontinuità tra i due pontificati, si presta all’opera del demonio, il quale cerca la divisione a scapito dell’unità per cui ha pregato Gesù prima di morire. Se nel cuore si accende un sospetto simile, vi consiglio di pregare San Michele Arcangelo, potente intercessore presso Dio contro le opere del male. Ogni volta che compiamo azioni malvagie, anche se sembrano innocenti, aiutiamo “il male” ad estendere il suo regno di tenebre. I discepoli del Signore, vivono come figli della luce. Sono illuminati da Dio. Ogni giorno devono combattere con le armi della fede, contro satana. Chi si sottrae alla lotta, cade in seri pericoli. I compagni del demonio sono lo scoraggiamento, l’indecisione, il rimandare a dopo… e tanto altro. L’esame di coscienza alla fine della giornata dovrebbe con il sostegno di un buon padre spirituale aiutare a seguire la strada giusta verso il Signore. DonSa

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