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Il Papa ai sindaci: siate vicini alla gente, mediatori e non intermediari

Vicini al proprio popolo fino a stancarsi, ma felici di aver svolto con dedizione e correttezza il proprio lavoro di amministratori comunali. Questo dovrebbe essere ogni sindaco, secondo Papa Francesco, che stamattina ha accolto in Vaticano un’ampia delegazione dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani. Com’è un sindaco alla fine della sua giornata lavorativa? Stanco ma felice di aver fatto in pieno il proprio dovere a servizio della collettività, o forse meno stanco e anche con la coscienza meno a posto per aver sfruttato la propria posizione per fini personali? Sulle luci e le possibili ombre di questo ruolo si sofferma Papa Francesco, che al discorso preparato per l’incontro con l’Anci preferisce un flusso spontaneo e più genuino di considerazioni e ricordi, che richiama da vicino la sua visione del vescovo come servitore in mezzo al suo popolo. In qualche modo, afferma, anche il sindaco di una città deve nutrire questo desiderio di vicinanza alla gente che amministra: “Il sindaco, in mezzo alla gente. Non si capisce un sindaco che non sia lì, perché lui è un mediatore, un mediatore in mezzo ai bisogni della gente. E il pericolo è diventare un sindaco non mediatore, ma intermediario. E qual è la differenza? E’ che l’intermediario sfrutta le necessità delle parti e prende una parte per sé, come quello che ha un negozio piccolo e uno che gli fornisce e prende di qua e prende di là; e quel sindaco, se esiste – lo dico come possibilità – quel sindaco non sa cosa è fare il sindaco”.

Al contrario, prosegue Papa Francesco, il “mediatore” è fatto di una ben diversa pasta: “E’ colui che paga con la sua vita per l’unità del suo popolo, per il benessere del suo popolo, per portare avanti le diverse soluzioni dei bisogni del suo popolo. Dopo il tempo dedicato a fare il sindaco, quest’uomo, questa donna finiscono stanco, stanca, con la voglia di riposarsi un po’, ma con il cuore pieno d’amore perché ha fatto il mediatore. E questo vi auguro: che voi siate mediatori. In mezzo al popolo, per fare l’unità, per fare la pace, per risolvere i problemi e anche risolvere i bisogni del popolo”. Questa, dice Papa Francesco, è la “spiritualità” del sindaco. La sua figura, afferma, lo riporta a quella di Gesù: “Non era sindaco – scherza – ma forse l’icona ci serve”. In particolare, lo riporta al frangente in cui Gesù era circondato dalla folla, che “lo spingeva al punto – dice il Vangelo – di quasi non poter respirare”: “Così dev’essere il sindaco, con la sua gente, con lui, con lei, perché questo significa che il popolo, come con Gesù, lo cerca perché lui sa rispondere. Vi auguro questo. Stanchezza, in mezzo al vostro popolo, e che la gente vi cerchi perché sa che voi sempre rispondete bene”.  Un esempio di questa prossimità alla propria gente Papa Francesco lo trae dalla figura del cardinale Michele Pellegrino, citato all’inizio nel suo indirizzo di saluto dal presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino. Il cardinale Pellegrino – che guidò l’arcidiocesi del capoluogo piemontese dal 1965 al 1977 – stabilì un legame con la famiglia Bergoglio: “Nel dopoguerra è stato lui ad aiutare la mia famiglia a trovare lavoro. E’ un bel gesto, il suo. Far ricordare questi uomini di Chiesa, questi uomini e queste donne di Chiesa – parroci, suore, laici – che sapevano camminare con il loro popolo, all’interno del popolo e con il popolo. E un po’ l’identità del sindaco è questa”. *

* Il testo è tratto da: radiovaticana.it

 

 
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