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Il pagliaccio in croce è un’opera d’arte blasfema che offende ogni persona sensibile!

Un pagliaccio in croce: polemiche per l’opera d’arte blasfema. Il museo di Haifa costretto a coprirla con un velo dopo le dure proteste della comunità cristiana

Il museo di Haifa, in Israele, – riscorda il quotidiano on line InTerris – si trova a meno di 200 chilometri di distanza dalla Basilica della Natività, eretta sul luogo della nascita di Gesù, e dal monte del Calvario, dove il Salvatore fu crocifisso e spirò prima di risorgere due giorni dopo. E proprio all’interno di questo luogo d’arte in prossimità della Terra Santa, sono state esposte delle sculture blasfeme.

pagliaccio in croce haifa

Come riferisce il sito Artslife, “c’è il Ken Jesus Christ, opera di Pool & Marianela della serie Barbie: The Plastic Religion. E poi c’è You are not Banksy, di Nick Stern, che raffigura un Gesù in croce con in mano diverse buste di confezioni regalo”. Ma l’opera che più ha destato scandalo è quella in cui il Gesù crocifisso è stato sostituito da un manichino con la divisa di McDonald’s, il pagliaccio icona del noto fast food americano; l’autore è un artista finlandese di nome Jani Leinon. L’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa ha usato parole di dura condanna. “Una rappresentazione offensiva – ha detto il portavoce Wadie Abunassar – che ha fatto arrabbiare molti, cristiani e non cristiani”. I media israeliani riferiscono di proteste davanti al Museo sul finire della scorsa settimane, l’Indipendentparla persino di tafferugli con lanci di pietre da parte dei dimostranti, circa un centinaio. Le rimostranze avrebbe prodotto risultati, visto che – si legge sempre su Artslife – “l’opera è stata coperta da una tenda, ma non rimossa, mentre un cartello avverte che le opere esposte in tutta la mostra potrebbero urtare la sensibilità dei visitatori”. Sulla vicenda era intervenuta anche Miri Regev, ministro israeliano della Cultura, la quale con una lettera alla direzione del museo ha sottolineato che “lo spregio verso simboli che sono sacri per le religioni e per molti credenti in tutto il mondo come atto di protesta artistica è illegittimo e non può essere esposto in un’istituzione culturale sostenuta da fondi statali”.

 

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