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Il martirio di Suor Mainetti, dono per la Chiesa e potente risposta al male

Don Ambrogio Balatti, allora parroco a Chiavenna, fu l’ultima persona con cui suor Maria Laura parlò poco prima di essere assassinata da tre giovani come sacrificio satanico. “Per lei gli altri, soprattutto i ragazzi, erano la priorità. Dagli scritti emersa una spiritualità profondissima: è come se da sempre si fosse preparata al dono della vita”. Il 6 giugno, la beatificazione nella diocesi lombarda

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano per Vaticannews.va

“Suor Maria Laura, dove va?”. C’era don Ambrogio Balatti, allora parroco-arciprete di Chiavenna, in giro in bicicletta la sera del 6 giugno 2000, qualche minuto prima che suor Maria Laura Mainetti – che domani, 6 giugno, sarà proclamata beata con una grande cerimonia nella diocesi lombarda – fosse condotta con un inganno da tre ragazze in un vicolo e uccisa con diciannove coltellate come sacrificio per Satana. Don Balatti fu l’ultima persona a parlare con suor Mainetti, al secolo Teresina Elsa, professa della Congregazione delle Figlie della Croce. A lui la religiosa si era rivolta qualche giorno prima del 6 giugno per chiedergli di restare nei paraggi durante l’appuntamento con questa 16enne che al telefono, qualche giorno prima, diceva di chiamarsi Erica e di aver bisogno di aiuto perché incinta dopo una violenza, abbandonata dalla famiglia. Suor Maria Laura aveva intuito che qualcosa non andasse in quella richiesta, ma non si è tirata indietro, animata dallo spirito di altruismo e dedizione che ne ha sempre caratterizzato la vita.

“Diceva di avere un po’ paura, visto anche l’orario particolare di sera… Ma era generosa e non si sarebbe certo frenata davanti a paure o dubbi. Non poteva permetterselo, perché per prima cosa veniva l’amore di Dio per il prossimo”, racconta monsignor Ambrogio Balatti Vatican News. “Suor Laura aveva molto a cuore le persone, diceva sempre che negli altri ‘c’è il mio Gesù’. Soprattutto nei ragazzi. Era molto preoccupata dei cambiamenti dei giovani durante l’adolescenza, il fatto che abbandonassero la Chiesa. Davanti a una adolescente che diceva di essere stata abbandonata, mai e poi mai avrebbe detto di no”.

Don Ambrogio, lei quindi quella sera era proprio lì nel luogo dove pochi minuti dopo si consumò l’assassinio di suor Maria Laura?

“Sì, avevo preso la bicicletta per fare un giro ma non vidi nessuno. In una via laterale trovai poi una ragazza al telefono vestita di nero, poco più avanti la suora che stava arrivando. Le dissi: ‘Suor Laura ma dove sei stata? Non ti trovavo’. Mi rispose che la ragazza le aveva detto di seguirla in una stradina vicino. Credo che fosse un’astuzia per sottrarsi da sguardi indiscreti. Suor Laura mi raccontò poi che la giovane la sera sarebbe andata nell’istituto, che si era convinta a farsi aiutare: Ci siamo salutati normalmente; io non seguii la suora né le ragazze anche perché suor Maria Laura qualche giorno prima, anche se un po’ impaurita, mi disse di restare in zona ma defilato per non turbare la giovane che magari voleva parlare a tu per tu. Io, tra l’altro, sono andato via tranquillo: la ragazza c’era, l’appuntamento era vero… Chi avrebbe mai immaginato un tale diabolico inganno!”.

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