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Il Covid uccide i più deboli. Mortalità minima sotto i 50 anni

«Il report della Sanità conferma, numeri alla mano, quello che noi medici abbiamo osservato sull’andamento clinico del Covid da fine febbraio a oggi. Il virus uccide soprattutto la popolazione anziana: è quello l’anello debole. Il contagio si diffonde facilmente nella fascia d’età over 80».

È sempre in trincea – scrive La Nazione di oggi-  Massimo Clementi, direttore del laboratorio di virologia e microbiologia all’università Vita-Salute San Raffaele. I dati generali dell’epidemia, finalmente resi noti dal ministero, consentono di ragionare sulle cause. Proiettando una luce sul futuro. Professore, colpisce il dato degli italiani sotto i 50 anni. Appena l’1,1% dei 36mila decessi li riguarda: 407 casi alla data del 4 ottobre. Il virus sceglie le sue vittime? «Si può dire così.

Lotta al Coronavirus: il post virale
Lotta al Coronavirus: il post virale

Al San Raffaele abbiamo preso l’abitudine di caratterizzare l’infezione, non vogliamo sapere soltanto se il paziente è positivo o negativo. Una domanda ci preme: quanto è potente la carica virale che l’ha aggredito? Se la carica è forte, i malati sopra gli 80 anni sono in grave pericolo». Il motivo è ovvio? «L’età avanzata comporta una particolare vulnerabilità. Si porta dietro altre patologie spesso severe, che complicano maledettamente il quadro clinico». È stato così per Silvio Berlusconi, suo paziente illustre? «Un cardiopatico di 84 anni: l’organismo ideale per un attacco frontale del Covid. Ci siamo trovati davanti a una carica virale mai vista prima. L’evoluzione positiva del caso si deve alla diagnosi precoce: il paziente asintomatico è diventato in poche ore affetto da polmonite bilaterale. C’è stato un rapido cambio nelle terapie». Terapie vecchie o nuove? «Un mix. Il report sottolinea che la prima cura anti Covid sono stati gli antibiotici. Scelta empirica ma obbligata fino all’esito del tampone, per arrestare un’eventuale polmonite batterica. Al secondo posto troviamo gli antivirali»

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