Via poi la croce ad un crocicchio di Lake Elsinore (California), posta da una madre per la perdita del figlio in un incidente stradale. In merito a quest’ultima vicenda, Monica Miller, avvocato dell’AHA, ha tenuto a precisare che «una croce latina è un simbolo cristiano, che non può trovare posto in una proprietà del governo», cioè sul ciglio di una strada pubblica. «Precedenti casi giudiziari – ha continuato la Miller – hanno da tempo riconosciuto che sono incostituzionali i simboli religiosi che servono come memoriali quando sono presenti su una proprietà del governo». Da qui un esposto datato 4 marzo presentato alle autorità locali. Sempre in questa cittadina il 27 febbraio scorso il giudice distrettuale Stephen V. Wilson ha impedito l’erezione di un memoriale dove un soldato era in preghiera davanti ad una croce. Tali vicende stanno a testimoniare che forse per gli aderenti a questa associazione non è proprio vero che si può essere buoni senza dio, ma che si può essere buoni solo senza dio. E così da gruppo laico – indifferente ad ogni credo – si è trasformato in una macchina da guerra contro la religione, a dimostrazione che l’ateismo vero non può che essere militante ed intollerante. Un umanesimo che ama tutti gli uomini, eccetto quelli che sono credenti.
L’AHA non è un gruppetto di improvvisati mangiapreti, bensì un network potente e diffuso capillarmente nel mondo. Ha infatti 20mila iscritti, è presente in 40 paesi del mondo con 160 gruppi locali, dispone di un budget di 4 milioni di dollari che investe in conferenze, campagne culturali, media, gadget, libri ed altro ancora. Oltre a temere la croce come i vampiri, gli aderenti a questa organizzazione sono convinti scientisti, darwinisti e pro-choice. A tale proposito l’AHA di recente si è mobilitata per impedire il varo di una legge che permettesse agli enti religiosi di non coprire con la propria assicurazione le spese per aborto e contraccezione sostenute dai loro dipendenti, così come invece vuole il testo base dell’Obama care. di Tommaso Scandroglio