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Gli animali hanno un’anima?

cani-e-gattiChiunque possegga un animale domestico a cui è particolarmente legato spesso si chiede: cosa gli succederà dopo la morte? Andrà in Paradiso? Si reincarnerà o la sua esistenza finisce del tutto? E, soprattutto, gli animali hanno un’anima?

Vogliamo essere sinceri sin dall’inizio: la questione non è delle più semplici. E, ovviamente, la reincarnazione non esiste, neanche per gli animali. Secondo la tradizione cristiana ed ebraica l’unico “essere sacro” tra le creature sulla terra è l’uomo, nonostante i peccati e le imperfezioni, poichè è l’unico creato ad immagine e somiglianza di Dio. Nell’antico Israele esisteva una distinzione alquanto categorica riguardo le “parti” degli esseri viventi:

• Corpo (composto dai muscoli, ossa ed organi);
• Nephesh (vita in sè, comune agli uomini ed agli animali, cessa d’esistere al momento della morte);
• Ruach (lo spirito, soffio vitale divino, concesso solo agli uomini)

Il Cristianesimo riprende questa suddivisione implicando la conseguente negazione dell’immortalità dell’anima degli animali. Tuttavia, tale visione merita un giusto approfondimento per poter comprendere a fondo le motivazioni teologiche.

Qualche anno fa Benedetto XVI ha voluto sottolineare questo concetto presente nella teologia, dovuto principalmente alla profonda differenza a livello intellettivo tra le bestie e l’uomo: le prime seguono gli istinti basilari di sopravvivenza, i secondi seguono lo spirito celeste che li porta a Dio (o, in teoria, dovrebbero). Questo tipo di dualismo – anima vegetativa ed anima immortale – era presente già nella filosofia greca antica, così come quella medioevale patristica.

Nonostante questo il predecessore Giovanni Paolo II affermava: C’è nell’uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio ed allo Spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi.

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Anche San Giustino fu della stessa opinione, parlando di cavalli. Posteriormente alla sua morte in molti vollero precisare che il Papa polacco in realtà si riferiva ad un soffio divino “generale” e non all’anima in sè. Le interpretazioni potrebbero essere molteplici, tuttavia la speculazione generatasi fa intuire una successiva manipolazione di quanto detto, rendendo di non semplice comprensione quella che sembrerebbe essere un’enigmatica dichiarazione.

Paolo VI, parecchi anni prima, aveva detto: Gli animali sono la parte più piccola della Creazione Divina, ma noi un giorno li rivedremo nel Mistero di Cristo.

Questa particolare dichiarazione desta interesse, poichè ripresa anche da un rinomato teologo domenicano di recente.

In una domanda posta da un lettore il 30/12/2006 nel sito amicidomenicani.it, Padre Angelo Bellon spiegò quanto segue riguardo la sorte ultraterrena delle bestie:

Tuttavia, poichè tutto ciò che esiste deve esserci prima nella mente di Dio, e poichè nulla si cancella dalla sua mente, si deve concludere che in Paradiso vedremo nella mente di Dio anche tutte le creature da lui fatte. Ma queste creature non esisteranno in se stesse. Esisteranno solo nella mente di Dio.

Sebbene sembri un parere diverso da quelli espressi in precedenza, in realtà concorda con essi.

San Tommaso d’Aquino (1225 – 1274), dottore della Chiesa, già secoli prima affermava che gli animali sono in realtà “idee” divine destinate al servizio dell’uomo.

Nella Genesi si fa inoltre esplicito riferimento al fatto che le belve sono destinate esclusivamente al nutrimento ed il sostentamento della vita umana, motivo per il quale il Signore ha concesso all’uomo di soggiogare “i pesci del mare, gli uccelli del cielo e ogni essere vivente che striscia sulla terra” (Genesi 1:28). Lo stesso Gesù conferma la superiorità dell’uomo sulle bestie:

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più importanti di loro? (Matteo 6:26-30)

In qualsiasi caso, secondo la visione cattolica l’esistenza ultraterrena degli amici a quattro zampe sarà immensamente superiore rispetto a quella terrena in quanto ritorneranno direttamente a far parte della meravigliosa idea creatrice di Dio. Non saranno quindi giudicati al contrario degli uomini. Questo, come detto, implica che i padroni potranno rivedere e convivere di nuovo con i propri amati cuccioli anche in Paradiso seppur sotto forma di “idea” o “ricordo”: sarà un ricordo vivo e presente.

Ovviamente tutto ciò non giustifica violenze o soprusi su povere creature indifese, ed il Catechismo della Chiesa Cattolica (pt. III, 2415) lo sottolinea: Gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura.

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L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione. (…) Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali.
Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. È dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perchè aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. (…) È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita.

Questo piccolo articolo  vuole dunque promuovere l’amore verso il creato vivente, donando anche la speranza a tutti i proprietari d’animali di poter rivedere i propri amati in Paradiso, la loro esistenza continuerà seppur in forma diversa dalla nostra. Un motivo in più per desiderare la salvezza eterna e Dio.




di Redazione Papaboys Fonte: Veniteadme/Amici Domenicani

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