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Ginevra2: come procedono i lavori per la Siria?

Ha preso il via da pochi giorni a Montreux la conferenza Ginevra 2. Le aspettative per risolvere la crisi sono basse, ma la diplomazia internazionale sembra ancora convinta che questa riunione possa costituire un primo importante passo. “Sarebbe sbagliato aspettarsi progressi nei prossimi giorni in termini di traguardi importanti”, ha detto infatti il ministro degli Esteri britannico William Hague. “Ognuno deve capire che questo è l’inizio di un processo. Non sarà veloce.” gli fa eco un funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Il ministro siriano degli Esteri, Walid Muallem, ha chiarito nuovamente che per la sua delegazione il ruolo del presidente Bashar al-Assad è una “linea rossa per noi e per il popolo siriano” e ha lamentato il fatto che le Nazioni Unite abbiano scelto di non invitare l’opposizione interna al Paese, che sta lottando contro i gruppi armati e presenta una linea più costruttiva rispetto alla cosiddetta “coalizione” legata alle bande armate jihadiste. Intanto, l’Iran, grande assente ai colloqui, ha fatto sapere di essere poco fiducioso circa i possibili successi della conferenza nella lotta contro il terrorismo. Papa Francesco, durante l’udienza del mercoledì, ha chiesto alla parti interessate di fare del proprio meglio per assicurare alla Siria e al suo popolo la stabilità politica e la pace: “Prego il Signore che tocchi il cuore di tutti perché, cercando unicamente il maggior bene del popolo siriano, tanto provato, non risparmino alcuno sforzo per giungere con urgenza alla cessazione della violenza e alla fine del conflitto, che ha causato già troppe sofferenze”.

Tra i primi interventi a Montreux si segnalano quello di del ministero degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che ha sottolineato come il dialogo sia l’unica soluzione possibile per la Siria, che la questione degli aiuti umanitari non deve diventare un pretesto per minare il dialogo politico e che “tutti gli attori esterni incoraggeranno i siriani a raggiungere un accordo” astenendosi “dai tentativi di predeterminare accordi definitivi” perturbando il processo negoziale. In netto contrasto, il segretario di stato Usa, John Kerry, che ha definito questi incontri un test per l’intera comunità internazionale e ha ribadito la posizione statunitense secondo la quale il presidente siriano non dovrebbe essere parte del governo di transizione in quanto responsabile dell’utilizzo di armi chimiche (anche se ormai sembra evidente a tutti che le prove raccolte testimoniano esattamente il contrario!). Dal canto suo, il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, dopo aver ribadito che solo ai siriani spetta decidere chi sarà il loro presidente e non certo a Kerry, ha spiegato che in Siria si assiste a una massiccia affluenza di wahabiti (“Hanno violentato donne, ucciso bambini, tagliato le loro teste e appese per le strade”) e di cosiddetti ribelli che nascondono i loro crimini dietro slogan fatiscenti e sponsor stranieri (“Hanno immerso il Paese nel fango, ma le maschere sono state strappate ora”), come il governo turco (“Il governo di Erdogan ha permesso ai terroristi di entrare nella nostra terra.”) e gli Stati Uniti (“L’Arabia Saudita non invierà un singolo terrorista alla Siria se sarà loro vietato dagli Stati Uniti”), che da un lato partecipano alla conferenza di pace e dall’altro armano i terroristi. Muallem ha anche chiesto alla comunità internazionale di revocare le sanzioni contro la Siria e ha precisato che le bande armate non sono come vengono descritte da qualcuno:“Dov’è la moderazione nei gruppi “moderati”? … Stanno conducendo attacchi terroristici mascherati dalle loro attività antiterrorismo … Questa è la verità. Chi non vede questa verità è cieco … La Siria non rimarrà in questo modo. Siamo venuti qui per mettere fine a questa barbarie. Siamo qui per proteggere lo stato civile. Siamo qui per proteggere la culla della civiltà. Siamo qui per proteggere i cristiani d’Oriente.” Intanto, all’esterno, centinaia di manifestanti in arrivo da tutta l’Europa, esprimevano il loro sostegno alla leadership siriana.

Il leader della cosiddetta “coalizione”, Ahmad Jarbe, ha iniziato il suo discorso a Montreux raccontando la storia di una ragazzina uccisa “dal regime siriano” mentre si recava a scuola il 28.5.2011 su un autobus. Una storia toccante, se non fosse che il 28.05.2011 era un sabato e in Siria le scuole sono chiuse!  Un’altra menzogna-scandalo, -ha fatto il giro del mondo tramite i mezzi di comunicazione a poche ore dall’inizio dei trattati di Ginevra 2-, dell’opposizione sponsorizzata svelata. Il Ministero della Giustizia siriano ha negato fermamente tutte le accuse presenti in un nuovo rapporto, pubblicato dalla CNN, nel quale si accusa il governo di Damasco di tortura e uccisione sistematica di migliaia di detenuti nelle carceri siriane. La dichiarazione ha definito il rapporto come “politicizzato e privo di obiettività e professionalità” e volto a minare “gli sforzi per portare la pace in Siria e porre fine al terrorismo internazionale sponsorizzato nel Paese”. Le autorità siriane hanno precisato che le immagini rilasciate sono un falso puro e semplice, e hanno espresso seri dubbi sulla credibilità del fotografo che si è detto “un latitante fuggito”. Il Ministero della Giustizia siriano ha accusato, inoltre, lo studio legale che ha ritenuto valida la documentazione del sedicente fotografo di mancanza di professionalità.

a cura della Redazione Papaboys

Le fonti dell’articolo sono tratte dalla pagina FB: Syria, l’altra faccia della rivolta.

 

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