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Gesù, pastore che seduce col suo esempio

buon-pastore_bigRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTA DOMENICA – Il buon pastore chiama le sue pecore, cia­scuna per nome. Io sono un chiamato, con il mio nome unico pronunciato da lui come nessun altro sa fare, con il mio no­me al sicuro nella sua bocca, tutta la mia per­sona al sicuro con lui. E le conduce fuori. Il nostro non è un Dio dei recinti chiusi ma de­gli spazi aperti, di liberi pascoli. E cammina davanti ad esse.

Non un pasto­re di retroguardie, ma una guida che apre cammini e inventa strade, è davanti e non al­le spalle. Non pastore che rimprovera e ammonisce per farsi seguire, ma uno che precede e seduce con il suo andare, che af­fascina con il suo esempio: pastore di fu­turo. E troveranno pascolo: Gesù promette a chi va con lui un di più di vita, un centuplo di fratelli e case e campi. Promette di far fiorire la vita.

Io sono la portaCristo è soglia spalancata che immette nella terra dell’amore leale, più forte della morte ( chi entra attraverso di me si troverà in salvo); più forte di tutte le prigioni (potrà entrare e uscire). Sono venuto perché abbiano la vita e l’ab­biano in abbondanza. Per me, una delle fra­si più solari del Vangelo; è la frase della mia fede, quella che mi rigenera ogni volta che l’ascolto: sono venuto perché abbiate la vita piena, abbondante, gioiosa. Non solo la vita necessaria, non solo quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma la vita esu­berante, magnifica, eccessiva; vita che rompe gli argini e tracima e feconda, uno scialo di vita, che profuma di amore, di libertà e di coraggio. Così è Dio: manna non per un giorno ma per quarant’anni nel deserto, pane per cin­quemila persone, pelle di primavera per dieci lebbrosi, pietra rotolata via per Laz­zaro, cento fratelli per chi ha lasciato la ca­sa, perdono per settanta volte sette, vaso di nardo per 300 denari. In una sola piccola parola è sintetizzato ciò che oppone Gesù a tutti gli altri, ciò che ren­de incompatibili il pastore e il ladro. La pa­rola immensa e breve è «vita». Parola che pul­sa sotto tutte le parole sacre, cuore del Van­gelo, parola indimenticabile. Cristo non è ve­nuto a pretendere ma ad offrire, non chiede niente, dona tutto. Vocazione di Gesù, e di o­gni uomo, è di essere nella vita datore di vita. «Gesù non è venuto a portare una teoria re­ligiosa, un sistema di pensiero. Ci ha comu­nicato vita ed ha creato in noi l’anelito verso più grande vita» (G. Vannucci).

Allora urge cambiare il riferimento di fondo della nostra fede: non è il peccato dell’uomo il movente della storia di Dio con noi, ma l’offerta di più vita. L’asse attorno al quale ruota, danza il Vangelo è la pienezza di vita, da parte di un Dio che un verso bellissimo di Centore canta così: «Tu sei per me ciò ch’è la primavera per i fiori!». di Padre Ermes Ronchi

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