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Francesco invita cristiani e musulmani a lavorare insieme per la pace

papa_Francesco_islam-586x400CITTA’ DEL VATICANO – Lo sviluppo integrale delle persone e della società ha bisogno che i credenti in Cristo e i seguaci dell’islam sappiano “lavorare insieme alla pace e al bene comune”. Lo scrive Papa Francesco in occasione dell’ottavo incontro di preghiera islamo-cristiano organizzato nel pomeriggio di oggi nella località libanese di Jamhour. A promuoverlo, nella locale chiesa di Notre-Dame, è l’Associazione degli ex-allievi del Collegio dell’Università San Giuseppe e del Collegio di Jamhour.

In Libano, il giorno dell’Annunciazione di Maria da quattro anni è festa nazionale. E da otto ai piedi della Vergine di Notre Dame di Jamhour si riuniscono insieme in preghiera cattolici e musulmani. Una esperienza che “rallegra” Papa Francesco, scrive il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un messaggio inviato a nome del Papa ai partecipanti all’incontro islamo-cattolico. “Il Papa – prosegue il messaggio – vi incoraggia, cristiani e musulmani, a lavorare insieme alla pace ed al bene comune, contribuendo così allo sviluppo integrale delle persone e all’edificazione della società”.

Del resto – ha spiegato padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, intervenuto oggi pomeriggio all’incontro – “il dialogo è una comunicazione biunivoca” e consiste “nel parlare ed ascoltare, nel dare e ricevere in vista di uno sviluppo e di un arricchimento reciproco”. Dialogare, ha proseguito, si fonda “sulla testimonianza della propria fede e su un’apertura alla religione dell’altro” e ciò non significa, ha sottolineato, “tradire la missione della Chiesa” né dare spazio a “un nuovo metodo di conversione al cristianesimo”, bensì si tratta di un dialogo interreligioso fondato su quattro basi: vita, opere, scambi teologici ed esperienze religiose. In sintonia con Papa Francesco, padre Ayuso ha poi messo in luce la comune devozione di cristiani e musulmani alla Vergine Maria, “menzionata più volte nel Corano”. Lei, ha detto, è un “modello di dialogo perché insegna a credere, a non fermarsi su certezze acquisite, ma ad aprirsi agli altri ed a rimanere disponibili”. E tale vincolo di devozione, ha osservato padre Ayuso, crea “sentimenti di amicizia” e può “incoraggiare la collaborazione, la solidarietà” tra le due comunità, insieme con “riconoscimento reciproco come figli di un unico Dio, appartenenti alla medesima famiglia umana”.

Dunque, ha concluso il rappresentante vaticano, è “con stima che la Chiesa si rivolge ai credenti dell’Islam” e al di là delle “differenze teologiche notevoli” tra le due religioni, proprio “la venerazione condivisa per Maria può costituire un terreno favorevole alla coabitazione tra due comunità”. di Alessandro De Carolis  *

*fonte: Radio Vaticana

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