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Francesco al mondo del lavoro: non portare il pane a casa toglie la dignità. Ed il lavoro dà dignità

1533254_Articolo - CopiaIL PAPA IN MOLISE – “Dio non si stanca di perdonare”. Questo il titolo della visita pastorale che Papa Francesco compie oggi in Molise. Il Pontefice è arrivato intorno alle 8.30 a Campobasso. Dopo il capoluogo molisano, il Papa sarà al Santuario di Castelpetroso e a Isernia. La mattinata di Francesco (arrivato qualche minuto in anticipo all’eliporto dell’Università di Campobasso) inizia con l’incontro con il mondo del lavoro. Momenti toccanti e parole chiare. 

All’arrivo, Papa Francesco è stato accolto dall’arcivescovo di Campobasso-Bojano, monsignor Giancarlo Bregantini, dal presidente della Regione Molise, Paolo Di Laura Frattura, dal prefetto di Campobasso, Francescopaolo Di Menna, dal sindaco di Campobasso, Antonio Battista e dal presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis. Subito dopo, nell’Aula Magna dell’Ateneo, il primo, atteso discorso del Papa, rivolto al mondo del lavoro. Lo saluteranno un ex operaio della Fiat di Termoli, oggi tornato ai campi per scelta, Gabriele Maglieri, e una mamma lavoratrice, Elisa Piermarino. Papa Francesco è il terzo Pontefice a far visita al Molise, a 961 anni di distanza dal primo, che fu san Leone IX, nel 1053, quando ancora la Regione non portava questo nome. Dopo 930 anni, è stato san Giovanni Paolo II a visitare la Regione, e in particolare la città di Termoli, il 19 marzo 1983. La sua seconda visita fu il 19 marzo 1995, a Campobasso, Monte Vairano, Castelpetroso e Agnone.

CHE COSA HA DETTO PAPA FRANCESCO AL MONDO DEL LAVORO?

“Il nostro Dio è il Dio delle sorprese, il Dio che rompe gli schemi”. Papa Francesco ha iniziato con queste parole, pronunciate a braccio come gran parte del suo primo discorso, l’incontro con il mondo del lavoro nell’Aula magna dell’Università del Molise (Campobasso). “E se noi non abbiamo mai il coraggio di rompere gli schemi – ha proseguito – mai andremo avanti, perché il nostro Dio ci spinge a questo, ad essere creativi sul futuro”. “La mia visita in Molise comincia da questo incontro con il mondo del lavoro, ma il luogo in cui ci troviamo è l’università”, ha fatto notare il Papa, “e questo è significativo”, perché “esprime l’importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale. Lo testimoniava poco fa il giovane agricoltore con la sua scelta di fare il corso di laurea in agraria e di lavorare la terra per vocazione”. “Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni – ha ammesso il Santo Padre – ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio”.

“Questa è una delle grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato”. Lo ha detto il Papa, che nel suo primo discorso in terra di Molise si è soffermato sul tema del “custodire” la terra, “perché dia frutto senza essere sfruttata”. “Il restare del contadino sulla terra”, ha poi aggiunto a braccio, “è fare un dialogo creativo, un dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda”.

“Cercare di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia”. È l’appello del Papa, che nel suo primo discorso in Molise ha raccolto l’invito fatto dalla mamma operaia, Elisa Piermarino, che lo ha salutato poco prima parlando anche a nome della sua famiglia: “Il suo è un appello per il lavoro e, nello stesso tempo, per la famiglia”, le parole di Francesco, che l’ha ringraziata per la sua testimonianza. “Cercare di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia”, per il Papa, “è un punto critico, un punto che ci permette di discernere, di valutare la qualità umana del sistema economico in cui ci troviamo”. “Quando vado al confessionale – ha proseguito a braccio, ricordando soprattutto l’esperienza di quando era arcivescovo a Buenos Aires – e vedo una mamma o un papà giovani, domando loro ‘quanti bambini hai?’, e subito dopo faccio un’altra domanda: ‘Tu giochi con i tuoi bambini? Perdi il tempo?”. “Stiamo perdendo questa scienza, questa saggezza”, le parole del Santo Padre, “di giocare con i nostri figli”. “La situazione economica ci spinge a fare questo”, ha commentato. “Per favore, perdiamo tempo con i bambini”.

“Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”. Parole forti, quelle del Papa, che nel suo primo discorso in Molise ha affrontato anche la “questione della domenica lavorativa, che “non interessa solo i credenti ma interessa tutti, come scelta etica”. “La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità?”, ha detto il Papa. “La domenica libera dal lavoro, eccettuati i servizi necessari – ha spiegato Francesco – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità”. “La domenica è lo spazio della gratuità”, ha rimarcato il Papa. “Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”, ha concluso: “Perché Dio è il Dio delle sorprese, che rompe gli schemi – ha poi aggiunto a braccio – è un Dio che va sorpreso, perché noi diventiamo più liberi. È il Dio della libertà”.

Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedersi che possa attuarsi qui un patto per il lavoro”. È l’appello del Papa, che nella parte conclusiva del suo primo discorso, incontrando il mondo del lavoro nell’Aula magna dell’Università del Molise, ha constatato che in questa Regione “si sta cercando di rispondere al dramma della disoccupazione mettendo insieme le forze in modo costruttivo”. “Tanti posti di lavoro – la proposta del Papa – potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un patto per il lavoro che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee”. “Vi incoraggio ad andare avanti su questa strada che può portare buoni frutti qui come anche in altre Regioni”, l’esortazione del Santo Padre, che poi a braccio ha indugiato sul concetto di “dignità” del lavoro. “Il lavoro – ha spiegato infatti fuori testo – non è soltanto necessario per vivere”. “Possiamo mangiare tutti i giorni, andiamo alla mensa della Caritas e ci danno da mangiare”, ha aggiunto. “Il problema è il non portare il pane a casa, perché questo toglie la dignità”, ha esclamato tra gli applausi: “Il problema più grosso non è la fame, che pure è un problema, ma difendere la nostra dignità”

LE PAROLE DI PALMIERI (RETTORE UNIMOLISE)

“Una meravigliosa sorpresa, un evento straordinario che rompe gli schemi, un’altissima testimonianza di quanto sia importante continuare a guardare al futuro con il coraggio dell’ottimismo. Una testimonianza che, in una fase difficile per tutti, in un momento in cui prevale la sfiducia, infonde speranza e sprona all’impegno”. Così il rettore dell’Università del Molise, Gianmaria Palmieri, ha definito la visita del Papa in Molise, nell’incontro con il mondo del lavoro in Aula magna dell’ateneo, che ha dato inizio alla giornata. “Questo territorio, geograficamente centrale ma socialmente ed economicamente periferico, ricco di risorse naturali, di cultura, di tradizioni, soprattutto di umanità, abitato da gente onesta, sobria e operosa, costituisce un prototipo delle tante periferie d’Italia e del mondo”, ha proseguito. Poi la denuncia: “Il Molise non è distante in linea d’aria da grandi aree metropolitane. Eppure, non solo per la conformazione appenninica del territorio, qui si avverte un senso di lontananza dai luoghi del potere, un senso di irrilevanza, di abbandono; una difficoltà a farsi prendere in considerazione. In una società che attribuisce rilievo solo alle realtà ‘macro’, i numeri piccoli del Molise condannano inesorabilmente alla marginalità. Spesso ci sentiamo dire: ma cosa conta il Molise?”.
“Non è casuale – l’analisi del rettore – che questa magnifica Regione sia stata una terra di emigrazione e che ancora oggi molti giovani, anche laureati, siano costretti ad abbandonarla alla ricerca di lavoro, con un progressivo svuotamento dei tanti piccoli e antichi comuni che la compongono”. “Il lavoro è l’emergenza del tempo presente, che qui da noi sta generando nuove povertà, come possono testimoniare tanti lavoratori presenti”, l’appello del rettore: “Le crisi si abbattono infatti con maggiore virulenza proprio sulle periferie. Moltissime imprese hanno chiuso i battenti. Anche questa Università, istituzione sana e vitale, attraversa una stagione difficile. I nostri giovani non hanno, a parità di merito, le stesse chances dei propri colleghi di altri Atenei. Le risorse vengono infatti distribuite con criteri penalizzanti per chi opera in contesti territoriali meno floridi. I consumi si sono ridotti drasticamente, con intuibili conseguenze sul piccolo commercio e sullo splendido artigianato locale”. Eppure, nelle parole del rettore, “ha risorse preziose da cui poter ripartire: la terra e il mare, l’ambiente salubre, i beni culturali, l’operosità, l’onestà della sua gente, l’assenza di mafie e camorre; la sua dimensione piccola che semplifica. Risorse che la Sua visita, così straordinaria, ci spingerà a mettere meglio a frutto”.

LE PAROLE DELLA MAMMA OPERAIA

“Lavoro da 17 anni presso lo stabilimento Fiat che produce sia i motori che i cambi, ed io appartengo al reparto 8 valvole dove svolgo la mansione di operaia”. Elisa Piermarino, giovane mamma di quarant’anni di Campomarino, che da tre anni vive a Termoli con la sua famiglia (il marito Paolo, il figlio Riccardo di 15 mesi e un altro in arrivo) ha salutato il Papa portando nell’Aula Magna dell’Università di Campobasso la voce di tutti i suoi colleghi operai, “e in particolare delle donne e delle mamme con le quali condivido l’impegno lavorativo in fabbrica”. “Descriverle dettagliatamente la mia giornata lavorativa risulterebbe difficile ma ci provo”, ha detto al Papa: “Immagini una lunga catena di persone ciascuna delle quali svolge un preciso compito, ed io costituisco uno degli anelli, tutti fondamentali per la costruzione finale di un motore. Nel corso degli anni ho visto lo stabilimento mutare nell’aspetto evolvendo in un processo di ammodernamento che ha messo a disposizione dei suoi lavoratori le più moderne tecnologie, e contemporaneamente ho vissuto un ricambio generazionale dei suoi dipendenti che negli ultimi tempi definiti di crisi si è però notevolmente attenuato lasciando sempre meno spazio all’inserimento di giovani operai”.
“Sono fiera di far parte di un gruppo di lavoro così importante per la nostra Regione e che trova riscontro anche a livello mondiale – le parole di Elisa – un lavoro che nel corso degli anni mi ha dato la possibilità di guardare con fiducia al futuro e mi ha dato il coraggio di costruire una famiglia in questi anni così difficili”. “Ed è per questo – ha aggiunto – che vivo con timore il sempre più frequente ricorso agli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione, che può mettere in seria difficoltà le famiglie, compromettere il futuro dei nostri figli e privare le giovani generazioni proprio di quella fiducia che ho avuto io nel guardare con speranza al futuro”. “Mi auguro che l’azienda investa in nuovi prodotti concorrenziali in un mercato sempre più globale e che non smetta mai di tutelare la sua risorsa principale cioè i suoi dipendenti e, in particolare, le mamme come me – l’augurio della mamma operaia – ponendole sempre nelle migliori condizioni lavorative, magari mettendo a disposizione delle strutture interne dove poter lasciare i nostri figli durante l’attività lavorativa”. Tra i problemi segnalati da Elisa, la “conciliazione lavoro-famiglia, non sempre facile” soprattutto per le mamme, “che devono sostenere il lavoro anche di domenica, nei centri commerciali, aperti senza motivo, a danno della serenità familiare”.

(servizio in aggiornamento. Curato dalla Redazione Papaboys, con i lanci dell’Agenzia Sir e la diretta della Radio Vaticana)

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