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Forse sarà santo un giovane surfista brasiliano

Dalle onde magiche di Copacabana agli altari. Il primo salto del brasiliano Guido Schäffer, conosciuto popolarmente come il “santo surfista”, è avvenuto alla fine d’agosto, quando l’Archidiocesi di Rio de Janeiro ha terminato con il suo lavoro e ha inviato tutta la documentazione – più di 20 mila pagine – in Vaticano. Se il miracolo sottoposto all’esame della commissione medica venisse comprovato, la beatificazione sarebbe dietro l’angolo. Un secondo miracolo lo spingerebbe nel novero ancor più ristretto dei santi cattolici.

Copacabana

Guido Schäffer era un giovane della medio-alta borghesia della Zona Sud di Rio de Janeiro, laureato in medicina con una grande passione per il surf. Nel 2000 Guido stupì molto la sua famiglia quando, dopo un viaggio con i suoi genitori al santuario di Fatima, in Portogallo, e dopo aver letto il libro Nostro fratello di Assisi, di Ignacio Larrañaga, rivelò loro che voleva diventare sacerdote. Determinato, entrò in seminario. Non per questo smise però di andare in spiaggia con gli amici per praticare il surf. “Ha sempre detto che l’ambiente ideale per incontrare Dio era in acqua, dove lo poteva ringraziare per la grandiosità del mare e per la sua bellezza”, racconta Maria Nazareth, la madre di Guido Schäffer noto come il “santo surfista”. “Il mare rappresentava per lui l’immensità dell’amore di Dio. Guido non vedeva controindicazioni in questa passione. Il mare era un luogo di profonda intimità con Dio”, aggiunge il suo amico Padre Jorjão, della chiesa della Madonna della Pace, a Ipanema, e autore del libro Guido — Mensageiro do Espírito Santo (Ed. Casa da Palavra, 2015).

Dal momento in cui Guido entra in seminario, gli amici e i familiari rimangono stupiti del modo in cui egli si rapporta con i giovani e come orienta le persone che hanno i più svariati problemi. “Guido era un jet-ski della fede, perché ci spronava a entrare nelle ‘onde più grandi, più profonde’. Spingeva laddove era necessario: se era malatamente perduto, egli lo portava a recuperarsi. Se era una persona di Chiesa, lo induceva a pregare di più. Spronava tutti con la sua energia, ed era una energia molto grande”, racconta suo fratello Maurício Schäffer.

Padre Jorjão mette poi in rilievo come Guido si consegnasse completamente ai bisognosi, donando persino i suoi propri vestiti, se necessario. “Faceva vedere che la santità era possibile per chiunque nel mondo di oggi. Aveva le caratteristiche del leader e viveva una costante preoccupazione sociale, tanto che ha fondato un gruppo di preghiera con i giovani della parrocchia”. Il gruppo si chiamava Fogo do Espírito, Fuoco dello Spirito.

Il surfista ha lavorato anche con le Suore Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, dove ha messo a disposizione le sue competenze mediche. Ma nel maggio del 2009 Guido stava facendo surf con gli amici nel porto di Tijuca, a Rio de Janeiro, quando ha avuto un incidente, battendo la testa sulla tavola da surf. Ha perduto i sensi ed è annegato. Aveva 34 anni.

Dopo la sua morte, la fama del “santo surfista” ha cominciato a richiamare sempre più l’attenzione. Al suo funerale, la Parrocchia della Madonna di Copacabana ha accolto una grande folla venuta a dare l’ultimo saluto. “Fino a quel momento non avevamo la percezione di quello che avesse compiuto. Al momento delle condoglianze, diverse persone sono venute a ringraziare per l’aiuto da lui offerto nei momenti di depressione, o per liberarli dall’alcolismo e da altre dipendenze”, ricorda la sorella di Guido, l’avvocato Angela Isnard, di 45 anni. Nei mesi successivi, la tomba del medico seminarista nel cimitero di San Giovanni Battista è diventato un punto di pellegrinaggio di devoti che lasciavano fiori e ex-voto per grazie ricevute. Il rito si ripete oggi nella Chiesa della Madonna della Pace a Ipanema, dove i suoi resti sono stati trasferiti nel gennaio dello scorso anno.

Visto il seguito popolare, una lettera firmata dal Cardinal Orani ha aperto il processo di beatificazione nel gennaio del 2015. Il processo di Guido è nella fase in cui si completano le relazioni nelle quali si analizza la sua vita e come abbia vissuto eroicamente le virtù cristiane. Nel 2014, la Santa Sede aveva già dato il nihil obstat (nulla osta) e Guido è stato definito Servo di Dio, la prima fase del processo di canonizzazione. L’Arcidiocesi di Rio ha raccolto testimonianze su eventuali grazie ottenute per intercessione del seminarista. Secondo il coordinatore della Commissione Storica del Processo di Beatificazione, Don Roberto Lopes sono stati ascoltati una trentina di testimoni: colleghi di lavoro, surfisti e seminaristi. “Il processo sta procedendo molto rapidamente: dato che la morte di Guido è recente, è più facile verificare i documenti e trovare persone che lo conoscevano”, ha detto il vescovo alla rivista brasiliana IstoÉ.

Il 1 ° maggio di quest’anno il Cardinal Orani ha celebrato la messa sulla spiaggia 11 del Recreio, vicino a dove Guido è morto. La celebrazione ha coinciso con il momento in cui la fase del processo di canonizzazione di Guido sotto la responsabilità della Curia di Rio raggiungeva la meta desiderata.

Nel giugno di quest’anno gli esperti hanno analizzato l’intero processo – più di 20.000 pagine di documenti e testimonianze che indicano la sua santità – e il mese scorso la documentazione è stata trasmessa in Vaticano. Adesso occorre attendere che si verifichi un miracolo per procedere alla beatificazione. Se verrà poi riconosciuto un secondo miracolo potrà essere dichiarato santo.

Testimonianze e segnalazioni di miracoli. Storie di testimonianze di guarigione, intercessioni nei momenti critici e realizzazioni di richieste non mancano.

Guido-Schaffer-




La vita del cardiologo Bernardo Amorim, di 46 anni, è cambiata radicalmente nel 2015. Vittima di una malattia nervosa che lo ha lasciato completamente paralizzato, ha iniziato una dura battaglia per poter recuperare i movimenti. La madre Eliana Amorim aveva saputo dai medici che il figlio avrebbe potuto ricominciare a camminare solo dopo sei mesi e che la sua professione di medico sarebbe stata compromessa. Ma li ha sorpresi l’imprevisto. “Proprio prima di lasciare l’ospedale egli era già in grado di alzarsi e fare qualche passo”, racconta la madre in un’intervista alla rivista brasiliana IstoÉ. “Oggi, quasi un anno dopo, Bernardo lavora e dirige [la sua istituzione]“. È stato grazie al “santo surfista”al quale Eliana si è rivolta quando ha visto la situazione del figlio. “Ho pregato Guido, dicendogli che Bernardo amava la medicina e gli ho chiesto che potesse tornare al suo lavoro”, dice la madre. “Dopo la morte di Guido Schäffer, medici, seminaristi e amici hanno cominciato a dire che egli doveva essere riconosciuto come esempio di vita cristiana”, ha affermato a IstoÉ il Cardinal Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro. “Era una persona che ha lavorato come medico e ha operato a stretto contatto con i poveri e i malati”.

Juliana Gomes de Almeida, impiegata di 37 anni, non riusciva a rimanere incinta. Guido le consigliò di cercare un gruppo di donne con lo stesso problema [per pregare insieme]. Anche dopo la sua morte, il gruppo di preghiera non si è sciolto. “Ho fatto una cura leggera e, improvvisamente, il medico ha detto che ero incinta”, dice Giuliana. “Sono sicura che sia stata una grazia di Guido, il medico stesso è rimasto molto colpito”, ha raccontato a IstoÉ.

Nel libro scritto da Padre Jorjão c’è anche un episodio in cui Guido, già laureato in medicina, ha aiutato una persona senza fissa dimora. Trascorse tre ore a parlare e a curargli un’infezione che l’uomo aveva sulla testa [a causa di una sassata ricevuta]. Alla fine il mendicante lo ha ringraziato dicendo: “Benedetta sassata! Era proprio necessaria per conoscere Gesù!”

Davanti a tutto ciò, il Cardinal Orani ha sottolineato nella sua omelia della Messa di maggio che “la santità consiste nel lasciarsi guidare dallo Spirito Santo e rendersi concretamente disponibili a che le meraviglie accadano. E Guido aveva già acquisito questa esperienza in vita, come dimostrano le testimonianze di chi lo ha conosciuto”.

Maria Nazareth conclude: “Il processo di beatificazione di un figlio è per i genitori una grande grazia, consolazione e gioia spirituale. Spero che vada tutto bene sino alla fine affinché le meraviglie che Dio ha compiuto in Guido e attraverso di lui possano contribuire a portare più persone a Cristo, come era suo desiderio”.

Traduzione dal portoghese di Mariagrazia Russo




Redazione Papaboys (Fonte www.terredamerica.com/Rafael Marcoccia)

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