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In fin di vita bambina israeliana colpita da molotov. Una preghiera per Ayala

Bimba israelianaAyala, 11 anni, ha ustioni sul 50% del corpo. “Presi i responsabili”

Una bambina israeliana di 11 anni, Ayala Shapira, e’ sospesa fra la vita e la morte dopo che ieri attentatori palestinesi hanno lanciato una bottiglia molotov contro l’automobile della famiglia, a breve distanza dall’ avamposto di colonizzazione dove abita, a el-Matan (Cisgiordania settentrionale). Il veicolo si è subito trasformato in una palla di fuoco. Ayala ha avuto la prontezza di spirito di slacciare la cintura di sicurezza, di lanciarsi fuori dal veicolo e di rotolarsi sull’ asfalto per spegnere le fiamme che ormai le avvolgevano la testa e’ il collo. E’ stata ricoverata in ospedale con ustioni di terzo grado, sul 50 per cento corpo. In serata nelle sinagoghe di Israele si sono recitate preghiere affinche’ ‘Ayala, figlia di Ruth’ sopravviva.

L’attentato alla famiglia Shapira (il padre e’ stato ferito in modo leggero, la madre e’ rimasta idenne) non e’ stato rivendicato. Il ministro della difesa Moshe Yaalon – riferisce l’Agenzia Ansa – ha detto che ”con tutta probabilita’ ”i due attentatori sono stati catturati nel corso di una retata in un vicino villaggio palestinese. Due ‘lupi solitari’, a quanto pare, che hanno agito di impulso. Cosi’ come un altro palestinese, un altro ‘lupo solitario’, che oggi a Gerusalemme ha sorpreso e pugnalato alla schiena due agenti della guardia di frontiera, ferendoli. Nelle immagini di una telecamera di sicurezza (rimosse dal web dalle autorita’ israeliane) i due agenti appaiono disorientati. Uno di loro cerca di rincorrere l’assalitore: ma dimentica di essere armato, e non spara. Dieci secondi dopo, il ‘lupo’ si e’ gia’ dileguato nei vicoli della Citta’ vecchia. Ancora un mese fa l’automobile degli Shapira era stata attaccata con una bottiglia molotov nello stesso punto. Quell’ attentato si era concluso con danni materiali.

Ma le cifre aggiornate, fornite da un’agenzia di coloni, segnalano che nelle arterie della Cisgiordania i palestinesi gestiscono una guerra di attrito contro i veicoli israeliani. I coloni che si avventurano fuori dai loro insediamenti sanno che in ogni momento la morte potrebbe essere in agguato. Ieri – oltre alla molotov verso la famiglia Shapira – si sono avuti altri dieci lanci di grosse pietre o di molotov contro automezzi israeliani.

Il giorno precedente, gli attacchi sono stati una trentina. “Mi sono trovata in un ingorgo, circondata da automezzi palestinesi” scrive la giornalista Emily Amrussi, che risiede in Cisgiordania. “Mi sono sentita in pericolo e mi sono chiesta se bloccare dall’interno le portiere. Da un lato, mi sarei sentita più sicura. Dall’altro mi sono detta che in caso di emergenza avrei avuto difficolta’ a lanciarmi fuori”. Con questo spirito il padre di Ayala, Avner, ha affrontato il ministro Ayalon. Gli ha detto che la lotta contro i lanciatori di pietre e di molotov non può ridursi ad una semplice attività di gendarmeria e di mantenimento dell’ordine pubblico. “Siamo sottoposti ad una vera offensiva terroristica – ha esclamato – e allora che l’esercito reagisca con metodi militari”.

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La intifada dei ‘lupi solitari’ – che in apparenza gode di ampio sostegno fra i palestinesi – rischia peraltro di avere ripercussioni sull’esito delle prossime elezioni politiche in Israele (17 marzo). Come già avvenuto in passato, un attentato grave che vada a segno nell’imminenza delle apertura delle urne potrebbe provocare in extremis un travaso di voti verso la destra radicale.

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