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Intervista all’Amministratore diocesano di Sanremo Mons. Careggio

Eccellenza, la ringraziamo a nome dei lettori e della redazione dei Papaboys, per aver accettato di dialogare con noi. Abbiamo appreso da qualche giorno che al prossimo Festival della Canzone Italiana a Sanremo, prenderà parte il Cantautore Rufus Wainwright, noto tra l’altro per le esecuzioni di testi osceni e dissacratori, in cui si parla in maniera blasfema del “Messia che risusciterà da un film porno degli anni 70”…  Come mai in nome della libertà di espressione, il sentimento religioso è calpestato, violando l’articolo 403 del Codice penale e l’articolo 25 del Regolamento del Festival? Non conosco il cantautore Rufus Wainwright, la cui notorietà deriverebbe dalle esecuzioni di testi osceni e dissacratori. Ma la mia ignoranza non è un danno alla mia cultura. Sicuramente il Festival di Sanremo è un fatto di costume che  ha una storia lunga. Lo ricordo com’era, non lo riconosco più com’è oggi. Ma neppur questo considero un danno per la mia vita. C’è ben di meglio! Certamente, col tempo si è snaturato, tanto da essere oggi più uno spettacolo di varietà che una “kermesse” della canzone italiana. La spregiudicatezza, ormai presente da alcuni anni, è come il coniglio che il prestigiatore tiene nascosto come una sorpresa, per farsi dire che è bravo. Se l’illusionista diverte, il libertinaggio sconcerta. I ciurmatori sono ormai dappertutto e stupisce che possano avere il palco come loro amplificatore, peraltro ben retribuiti con denaro. Dire che viviamo in una società sibarita e orgiastica è fare un elogio all’italiano? È proprio tutta così l’Italia che vogliono esportare all’estero come immagine di buon costume e come gli spettacoli vogliono far credere?

La direzione artistica, il Comitato di Controllo e la Commissione Musicale, sono tenuti a vigilare e controllare il puntuale rispetto delle norme citate. Perché non si sono attenuti alle regole, favorendo un’esibizione palesemente blasfema? La domanda andrebbe rivolta alle autorità preposte. La più deludente è questa: siamo in Italia! Non è la prima volta che le leggi siano impunemente eluse. Fino a quando?

Il complesso rapporto della Chiesa con il mondo e la laicità, sembra tante volte fare acqua da tutte le parti. Le accuse continue e sistematiche alla comunità ecclesiale di “ingerire” sulle questioni sociali, crea tensioni e malumori. Dall’altra parte i credenti, come insegna il Magistero della Chiesa, sono chiamati a “uscire dalle sacrestie”, per annunciare a tutti la bellezza dell’amore di Dio. Pensa che ci sia qualche difetto nel dialogo tra Chiesa- mondo- laici e comunicazione? La risposta è complessa e il dialogo è sempre molto difficile, per non dire a senso unico. Ogni anno, di fronte agli eccessi del Festival, si presentano le stesse domande. Le trovo una subdola provocazione per scatenare un linciaggio mediatico contro la Chiesa e i valori naturali e spirituali propri della persona umana. Ne ho la personale esperienza allorché una canzonetta, da me valutata “una caduta di tono”, mi esponesse al ridicolo della stampa sia nazionale  sia internazionale e gridasse alla condanna del Festival da parte del mondo cattolico. Non c’è nessuna prevenzione da parte della Chiesa al dialogo con il mondo laico, quando da entrambe le parti vi sia rettitudine d’intenzione. Certamente bisogna “uscire dalle sacristie”, come anche tanto insiste papa Francesco. Occorrerebbe che i cristiani, le persone di fede, credenti e non credenti, di solidi valori morali, fossero più coraggiosi nella loro testimonianza ed evitassero una diaspora rinunciataria. Sarà un buon giorno quando vedremo anche qui in Italia, come di recente in Belgio, cattolici, protestanti, islamici, ebrei e tanti uomini di buona volontà, uniti per evitare  la caduta in aberranti pratiche contro l’uomo. I cristiani nel corso dei secoli hanno subito per amore di Cristo tante persecuzioni versando il sangue per la causa del Vangelo. Oggi si può parlare di nuova persecuzione contro la fede? Certamente, e questa è molto più subdola che nel passato. La persecuzione avviene il più delle volte senza spargimento di sangue, ma la violenza sottesa è la stessa. Ogni mezzo è buono per uccidere l’onorabilità di una persona, per eliminarlo dai ruoli sociali ed ecclesiali, per tarpare vere potenzialità in campo culturale, sociale, economico e politico, qualora emerga nella stessa persona una dimensione religiosa. Occorre avere il coraggio dell’indomito Papa Giovanni Paolo II. L’augurio è che sia veramente contagioso.

La Chiesa, -come spesso viene sottolineato-, non condanna, ma accoglie e usa misericordia. Concludendo il nostro dialogo, vuole lanciare un’appello di speranza a tutti gli uomini di buona volontà? La Chiesa non condanna il peccatore che si rende conto del male compiuto. La misericordia è per tutti coloro che sinceramente la desiderano e vogliano mettersi sulla strada del bene. È sempre una missione  della Chiesa illuminare il cammino dell’uomo con verità e amore, come Gesù insegna: non vuole la morte peccatore, ma che si converta e via. La speranza è affidabile quando è illuminata e sorretta dalla parola di Gesù: non temere piccolo gregge, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Io ho vinto il mondo del male. a cura della Redazione Papaboys

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