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Elezioni Europee: l’ondata euroscettica

Uno dei dati più indicativi che emergono dal voto di maggio per il Parlamento europeo è rappresentato dal successo dei partiti “euroscettici” che vedono quasi triplicati i loro voti rispetto al 2009 passando da 56 a 143 seggi. Simbolo di quello che è un vero e proprio terremoto politico in chiave anti-Euro è il trionfo del Front National di Marine Le Pen, che, con il 25,1% dei voti, diventa il primo partito della Francia. Netta e preannunciata affermazione anche degli anti-europeisti dell’UK Independence Party (UKIP) di Nigel Farage in Gran Bretagna, che raccolgono il 27,5% dei suffragi. Il Parlamento europeo esce, dunque, completamente ridisegnato dalle urne con 213 seggi (su 751) assegnati al Partito popolare (ne avevano 274), 189 ai socialisti (che erano a 196), 65 ai liberali dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE), 52 ai Verdi europei, 46 al Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR), conservatori moderatamente euroscettici, 46 a Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (GUE/NGL) (ne avevano 35), 38 seggi (erano 31 nel 2009) al Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (EFD), conservatori estremamente euroscettici, di cui fa parte anche la Lega.Completano il quadro, infine, i 105 deputati suddivisi tra coloro non iscritti a nessun partito (41 seggi) e i 64 neoeletti, tutti di orientamento fortemente anti europeista. Sulla Francia, si è abbattuto il ciclone di Marine Le Pen, che con il suo Front National, ha raccolto il 25,1% dei voti, il massimo storico per il partito fondato dal padre Jean-Marie. Il raggruppamento di centrodestra UMP dell’ex presidente Nicolas Sarkozy si è fermato al 20,2%, mentre il Partito socialista del presidente François Hollande ha ottenuto un disastroso 13,9% che scombussola i già precari equilibri di governo. La leader del Front National, Marine Le Pen, ha rivolto un appello al presidente Hollande affinché proceda allo scioglimento dell’Assemblea nazionale ormai non più rappresentativa della volontà del popolo francese.

L’ondata euroscettica travolge anche la Gran Bretagna dove il partito UKIP di Nigel Farage vola ad un clamoroso 27,5 % che corrisponde a 24 seggi nel nuovo Parlamento europeo. Il partito conservatore del premier Cameron raccoglie solo il 24,2%, con 16 eurodeputati, mentre i laburisti, attualmente all’opposizione, con il 23,7% dei voti, invieranno a Bruxelles 14 deputati. Prossimo obiettivo del leader dell’UKIP, Farage, è quello di entrare l’anno prossimo nel Parlamento di Westminster. Oltre la Francia e la Gran Bretagna, i partiti euroscettici hanno registrato importanti successi anche in altri paesi europei. La sfida ora consisterà nel saper fare fronte comune, mettendo insieme “anime euroscettiche” diverse. Per questo il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha annunciato una conferenza stampa congiunta alla quale oltre al Front National e alla Lega dovrebbero aderire il partito della Libertà (PVV) olandese di Geert Wilders, posizionatosi al terzo posto nonostante un calo di consensi, e l’austriaco Freedom Party of Austria (FPOE), il partito fondato negli anni Novanta da Haider, che ha visto raddoppiare i consensi raccolti (si attesta oltre il 20%) piazzandosi al terzo posto dietro democristiani e socialdemocratici. In Danimarca vince l’estrema destra del Danish People Party con oltre il 23% dei voti. In Polonia il piccolo partito euroscettico KNP di Janusz Korwin-Mikke, conquista 4 seggi col 7,2%. I nazionalisti fiamminghi si affermano in Belgio come primo partito con un incredibile 32% che ha costretto il primo ministro socialista, Elio di Rupo, a rassegnare le dimissioni nelle mani del Re. La Cdu di Angela Merkel si conferma il primo partito in Germania (35,3%), anche se è il peggiore risultato del partito dal 1979 in Europa. In crescita Spd (27,2%), mentre il partito antieuro Alternative für Deutschland ottiene un inaspettato 7% che equivale a 7 seggi. I Verdi conquistano 10,7%, i Liberali dell’Fdp il 3,4%, la Linke il 7,4%. Anche il partito di estrema destra NPD manderà un suo parlamentare a Bruxelles. In Spagna crollo del Partito popolare del premier Mariano Rajoy così come del Psoe, che passano rispettivamente da 24 a 16 deputati e da 23 a 14. Izquierda Unida ottiene 6 seggi mentre il debuttante movimento Podemos, con a capo l’universitario Pablo Iglesias, diventa il quarto partito spagnolo con 5 seggi. Importante e significativa in Ungheria, la schiacciante vittoria del partito conservatore Fidesz di Viktor Orban, con il 51,49% dei consensi (12 seggi). Al secondo posto, l’estrema destra di Jobbik con un sorprendente 14,68%. I conservatori vincono anche in Bulgaria, Lettonia, Slovenia, Lussemburgo e Croazia. In Italia la voglia di stabilità premia il Partito Democratico (PD), guidato da Matteo Renzi, che raggiunge uno storico 40,81% dei consensi. Battuta di arresto per il Movimento 5 Stelle del comico Beppe Grillo che ottiene un deludente 21,16%, mentre Forza Italia ottiene il 16,82%, confermandosi il primo partito del centro-destra. Mandano deputati a Bruxelles anche la Lega Nord con il 6,16%, la lista Tsipras e il Nuovo Centro Destra, rispettivamente con il 4,03 e il 4,38%. I partiti di sinistra si affermano pure in Portogallo, Svezia, Romania, Malta e Slovacchia. L’ondata euro-scettica che si è abbattuta sulla Francia e sull’Inghilterra, due Stati dal grande peso politico, così come sulla maggior parte dei paesi europei, complica i piani dei burocrati di Bruxelles e rappresenta una bocciatura popolare clamorosa del progetto europeo. Per recuperare stabilità sociale e politica e uscire dalla crisi economica gli elettori chiedono a gran voce il ritorno agli Stati nazionali. di Lupo Glori

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