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È possibile sperare che in paradiso si riderà?

Continuiamo con questo articolo a pubblicare quesiti sulla fede posti dai giovani ad un sacerdote domenicano. Ecco la domanda di oggi: Gentile Padre Angelo, normalmente immaginiamo l’aldilà come un posto bellissimo, poetico,  struggente, tutto armonia, grazia e perfezione e sicuramente le nostre aspettative sono inferiori a ciò che ci attenderà.

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Mi chiedo: è possibile sperare che in paradiso si riderà? Da teologo esclude l’ilarità, l’allegria, l’ironia al cospetto di Dio?
Dovremmo pensare a un San Filippo Neri (e chissà a quanti altri santi!) meno burloni in Cielo che in terra? So che è una domanda banale e molto umana, ma non è bellissimo sentire, almeno una volta al giorno in questa vita (e perché no nell’altra?), un’allegra risata? E’ vero che ridere fa buon sangue e nell’aldilà non avremo problemi di sangue e circolazione, ma…
La ringrazio anticipatamente e La saluto cordialmente,
Lisa

Cara Lisa,
1. se da una parte dobbiamo evitare di ridurre il Paradiso ad un doppione della vita presente, sebbene immensamente più perfetto, dall’altra dobbiamo evitare di pensare che il Paradiso, che consiste nella visione di Dio, sia un luogo dove tutti sono seri.
Gesù dice che al servitore buono verranno dette queste parole: “Entra nella gioia del tuo Signore” (Mt 25,21).
 E la gioia di Dio è immensa e infinita. Ed è inimmaginabile da parte nostra, almeno finché siamo di qua.

2. “La visione dell’essenza divina, scrive San Tommaso,  riempie l’anima di ogni bene, unendola alla fonte di ogni bontà, piché nel Salmo è detto: Mi sazierò quando sarà apparsa la tua gloria (Sal 17,15) e nel libro della Sapienza Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni (Sap 7,11)” (Somma teologica, I-II, 5, 4).

3. Non soltanto la gioia di Dio è inimmaginabile, ma è inimmaginabile anche la gioia che Dio ha preparato per noi. È al di sopra di ogni nostra capacità di intendere e di sperare.
Dice infatti la Scrittura: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste  ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9).

4. Conviene pertanto andare cauti nel descrivere come sarà la nostra gioia in Paradiso per non dire degli svarioni.
Tuttavia poiché in Paradiso, oltre alla gloria essenziale che coincide con la visione di Dio, si godrà della gloria accidentale che consiste anche nella conoscenza di tante cose che sono accadute di qua, come minimo si può dire che godremo in Dio anche delle burlonerie di san Filippo Neri. Ne godremo però in maniera molto più alta e diversa di quanto non se ne abbia goduto di qua.

5. Scrive inoltre San Tommaso: “Tutto ciò che diletta nel mondo, esiste tutto in Dio, come la sapienza, la verità, gli onori, la gloria, i piaceri. Tutte queste cose si trovano in lui in eccesso” (Expositio in Psalmum 30,16).
“Ivi infatti ogni beato avrà più di quanto ha desiderato e sperato.
La ragione è che nessuno può in questa vita appagare pienamente i suoi desideri, né alcuna cosa creata è in grado di colmare le aspirazioni dell’uomo.
Solo Dio può saziarlo, anzi andare molto al di là, fino all’infinito. Per questo le brame dell’uomo si appagano solo in Dio” (Somma teologica, II-II, 28,3).

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6. E ancora: “I santi, nella patria, possederanno perfettamente Dio. Ne segue che giungeranno all’apice di ogni loro desiderio e che la loro gloria sarà superiore a quanto speravano. (…).
Tutto quello che può procurare felicita là è presente ed in sommo grado.
Se si cercano godimenti, là ci sarà il massimo e più assoluto godimento, perché si tratta del bene supremo, cioè di Dio: “Dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 16,11).
(…). La vita eterna infine consiste nella gioconda fraternità di tutti i santi. Sarà una comunione di spiriti estremamente deliziosa, perché ognuno avrà tutti i beni di tutti gli altri beati. (…).
Non mancheranno neanche i piaceri, che di qua, quando vengono cercati smodatamente, rendono intemperanti e incontinenti. Ma nella felicità eterna vi è un diletto perfettissimo, tanto più perfetto di quello sensibile, comune agli animali bruti, quanto l’intelletto è più elevato del senso. E inoltre quel bene nel quale ci diletteremo è tanto superiore ad ogni altro bene sensibile, e più intimo e più durevole nel dilettare, quanto più quel piacere sarà sciolto da ogni mescolanza di tristezza o di pensieri molesti. Infatti si legge: “saranno inebriati dalla opulenza della tua casa, e li disseterai al torrente delle tue delizie” (Sal 35,10)” (Commento al Simbolo degli Apostoli, cap. 15).

Accompagno l’augurio per te di entrare nel pieno possesso della gioia del Signore con la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

Redazione Papaboys (Fonte www.amicidomenicani.it)

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