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Domenica 28 giugno – I miracoli si fanno con il tempo

Domenica 28 giugno - I miracoli si fanno  con il tempoIn quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male». Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. Marco 5,21-43

Gesù mio.
Un tempio non riesce a contenerci tutti.
Ci vuole il mare e la sua riva.

Davanti al dolore di chi ama, davanti al dolore di una figlia.
Un capo di sinagoga.
Esce.
E viene su una spiaggia.
E appena ti vede, si getta ai tuoi piedi e prega.
Perché?
Perché solo l’amore fa nascere la fede.
Perché amore e verità sono la stessa cosa.
La stessa persona.

Quando la mia vita si trascina.
Quando il sangue esce e non si ferma.
E tutto è stanchezza in me.
E c’è solo tristezza.
Debbo toccarti.
Anche solo una carezza.
E tutto passa.
E tutto si placa.
E rinasce.

La parte più bella dei miracoli che mi fai, dell’amore che mi dai.
È quando ti volti a cercarmi.
Quando cerchi il mio volto.
Quando chiami il mio nome.

A volte sembra una perdita di tempo parlare con te.
Mentre parliamo, lei muore.
Non era meglio fare subito quello che c’era da fare?
Ma tu non hai fretta di fare.
Tu hai tempo solo per amare.
Solo per stare.
I miracoli si fanno con il tempo.
Il tempo per amare e per stare insieme.
Talità kum
Alzati.
Ecco.
Sei tu che dici quando ci si alza.
Perché per alzarci ci vuole un attimo ma per amarci ci vuole tempo, desiderio, voce, sguardi, carezze, seguirsi, cercarsi.
No.
Non perdo mai tempo con te.

Sei un amore d’uomo.
Un amore di carne.
E la vita la sfami.
“Datele da mangiare”.

Di Don Mauro Leonardi

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