“Ciascuno – racconta mons. Arnolfo – ha portato la propria esperienza. È emersa chiaramente l’espressione di una Chiesa viva, incarnata. Non una Chiesa disincarnata che vive lontano ma una Chiesa che è calata nelle diverse problematicità e situazioni di fragilità legate al lavoro, al problema della disoccupazione, alla vita quotidiana, ai tanti nostri fratelli e sorelle che sono provati nella sofferenza, alla politica che deve essere l’espressione più alta della carità, che conduce tutti ad occuparsi della vita comune con giustizia e verità”. Al cuore dei vescovi sta “la preoccupazione di una Chiesa che è chiamata ad essere sempre più una Chiesa dei poveri, la Chiesa di quelli che fanno fatica, di quelli che sono provati”. Cosa vi ha chiesto il Papa? “Ha lanciato l’augurio a vivere nella gioia. Nella gioia della presenza del Risorto che ci accompagna. E Lui che vuole continuare ad annunciare il Vangelo e a portare la lieta notizia. Significa quindi infondere speranza, infondere negli altri fiducia”. Riguardo alle riforme e al nuovo che avanza, “ci potrà essere qualcuno non pienamente d’accordo – ammette il vescovo -. D’altronde anche il Papa ha detto che nella Chiesa e nella Conferenza episcopale bisogna discutere con molta franchezza. Diceva: non veniamo qui a far salotto. Si viene per affrontare i problemi veri che chiedono passione, la stessa passione di Cristo. Si può quindi intervenire anche con idee diverse ma sempre con questa carità e la finalità comune di far trionfare la Chiesa di Cristo”. Fonte: Agensir