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Diocesi Mons. Oliva, ‘non venga meno la speranza nei giovani’

Mons-OLIVACALABRIA – POLSI – “Non venga meno la speranza nei giovani della nostra terra, che nessuno tolga loro il diritto di sognare”. Che nessun giovane “cada nelle mani di gente senza scrupoli, che nessuno approfitti della loro innocenza e sincerità. Che nessuno finisca nella spirale della droga e dell’illegalità”. Lo ha detto ieri il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, a Polsi, in occasione della Festa della Madonna del Divin Pastore “In una sinergia delle forze e delle risorse più sane – ha aggiunto – è possibile dare speranza alla nostra terra”. Ai giovani presenti l’invito del presule a non essere “anime morte”: “Non comportatevi da ‘anime morte’, quelle di cui parla il film di Francesco Munzi” presentato proprio in questi giorni al Festival di Venezia. Un film nel quale compaiono – ha spiegato mons. Oliva – “tanti personaggi reali, scelti tra la nostra gente”. Tra questi, un giovane, di nome Giuseppe Fumo, che lancia un monito degno di attenzione: “In Calabria non c’è lavoro, ma non fate scelte sbagliate; non legatevi con le ‘ndrine”. Una cosa del genere “vi renderebbe – ha detto il presule – ancora più schiavi, rubandovi la pace e la gioia di vivere”.

“Nelle periferie, nella “nostra terra di Calabria, nella Locride, in questi nostri piccoli centri aspromontani – ha detto ancora mons. Oliva – tutto appare più difficile: migliorare di poco le condizioni di vita, cambiare le cose. L‘attenzione generale sembra rivolta altrove, laddove si giocano gli interessi del potere economico e politico” mentre “chi si trova nelle periferie sembra essere escluso”. “Di noi – il monito del presule – si parla solo in negativo e questo condiziona gravemente il nostro sviluppo. Chiediamo alla Madre di liberarci” da questa immagine. Per il vescovo della Locride “dobbiamo riconoscere che il rinnovamento della società passa attraverso il rinnovamento interiore della persona”, curare la persona “è perciò curare la società”. Il benessere, ha fatto poi notare, “si recupera attraverso il pentimento e il perdono. Ma dobbiamo dare a ciascuno il tempo del ravvedimento. Solo l’uomo che prende coscienza dei propri peccati e ritrova la gioia del perdono è capace di riprendere il cammino della vita. Una società senza perdono è una società senza amore”. Una società che condanna, ha concluso, “è una società senza cuore”. Solo col perdono “si ritrova la forza di ricominciare. Quel perdono che il Signore concede, perché ha fiducia nell’uomo”.  Fonte: Agensir

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