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Dio ha fermato il tempo per me… a te è mai successo?

Quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: «Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon». Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: «Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele»?

(Gs 10, 12-14)

Il libro di Giosuè ci racconta questo Miracolo compiuto da Dio durante una battaglia tra gli Israeliani e gli Amorrei. E’ uno dei passi in cui la Bibbia ci parla di un forte e deciso intervento del Signore a favore del popolo eletto. Fatti straordinari, un po’ come l’apertura delle acque del Mar Rosso (Es 13,17-14,29), o il successivo passaggio del Giordano (Gs 3, 14-17).

Dio ha fermato il tempo per me... a te è mai successo?

Dio però interviene anche nelle nostre vite. Con molti di noi lo fa… con discrezione, sempre senza imporsi, ma interviene! Sta a noi riconoscere questi episodi, accogliere questi segni della presenza di Dio senza opporci. Se lo accoglieremo Egli trasformerà le nostre esistenze donandoci il suo amore.

Vi racconterò ora, con molta umiltà, uno di questi episodi che io chiamo “Carezze di Dio”. Ci sono stati altri momenti, come questo, in cui Dio è intervenuto nella mia vita. Sono certo che è successo anche a molti di voi e spero che mi vorrete raccontare le vostre esperienze, così come spero che avrete la pazienza di leggere questa:

All’epoca ero all’inizio della mia carriera… si può dire che avessi atteso quel giorno da sempre. Un prestigioso settimanale finalmente aveva notato i miei articoli e mi avevano fissato un appuntamento. Dovevo trovarmi alle 9 e 30 in redazione per un colloquio con il direttore. Ero molto ansioso… avevo indossato l’abito migliore, le scarpe lucide, portavo con me una cartelletta per gli appunti, così, per darmi un contegno.

Come spesso accade in questi casi, per la troppa emozione iniziai a compiere qualche errore. Dal principio sbagliai strada, feci quindi un lungo percorso in mezzo al traffico per raggiungere l’indirizzo giusto. La redazione aveva da poco traslocato ed io avevo solo indicazioni approssimative. Alla fine arrivai in prossimità dell’edificio, o meglio, del complesso che ospitava anche svariati altri uffici. Era in una zona industriale dismessa e parzialmente riconvertita. Una lunga strada senza incroci, senza una via laterale da imboccare, un percorso obbligato lungo centinaia e centinaia di metri, intasato dal traffico caotico. Non riuscivo a trovare un parcheggio per la mia vettura. Sembrava impossibile! Non avevo mai visto tante autovetture incolonnate, tutte proprio lì in quel momento!

Dio ha fermato il tempo per me... a te è mai successo?

Erano ormai le 9 e 15 quando iniziai ad entrare nel panico. Che fare? Mi misi a pregare a voce alta. Dapprima recitai il Padre Nostro ed una decina del Santo Rosario, poi iniziai a dialogare direttamente con Gesù: “Mio buon Gesù, tu sei misericordioso, abbi pietà di questo povero uomo e peccatore! Aiutami, ti prego! Fai in modo che io possa arrivare in orario al mio appuntamento. Gesù, Tu sai quanto io ci tenga a questo incontro, non farmi perdere quest’occasione! Ti prego!“.

Continuavo a guidare, cercare un parcheggio e pregare a voce alta. L’orologio avanzava inesorabilmente: “Gesù, ti prego! Non mi abbandonare! So che tu hai detto: – se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile – (Mt 17,20)”.

Finalmente! Ecco un parcheggio! Consultai per l’ultima volta l’orologio: erano le 9 e 25. La redazione era ancora molto lontana. Solo un Miracolo mi avrebbe permesso di arrivare in orario. E… così fu!

Da quel momento non guardai più l’ora. Continuavo a pregare mentalmente. Attraversai il piazzale dove avevo parcheggiato. Pregavo. Attesi per un tempo interminabile che il semaforo diventasse verde per attraversare il corso. Pregavo. Percorsi centinaia di metri attraverso i giardini e lungo la strada. Pregavo. Giunsi ad una scalinata che portava ad una chiesa. La redazione doveva essere da qualche parte nel cortile posteriore. Pregavo. Al centro del cortile porticato mi fermai per guardarmi attorno. Da che parte era la redazione? Intravvidi quella che poteva essere una guardiola e mi diressi là per chiedere informazioni. Pregavo. La porta era chiusa. Non c’era nessuno. Camminai per altre decine di metri finchè non trovai una porta aperta, vi entrai e domandai informazioni ad una signora che mi indicò l’ingresso giusto. Era dall’altra parte del piazzale. Ringraziai Dio e continuai a pregare.

Raggiunsi il portone, mi presentai al videocitofono e salii le scale. Secondo piano. Lunghi corridoi. Per poco non sbagliai voltando dalla parte opposta. Finalmente la porta a vetri della redazione! Mi avvicinavo a passo veloce pregando. Una segretaria mi venne in contro. Io sfoderai il mio sorriso migliore e mi preparai a scusarmi per il ritardo, ma la signorina mi disse: “Prego! Si accomodi.” Mi indicò una poltrona, mi chiese scusa e mi informò che il direttore non era ancora arrivato ed avrei dovuto attendere. Ringraziai di nuovo il Signore.

Trascorso un tempo che poteva essere di due o tre minuti entrò a passo deciso il direttore e mi strinse amichevolmente la mano: “E’ molto che aspetti?”. “No – risposi io, sempre sfoderando il mio sorriso un po’ colpevole – non più di un paio di minuti”. Guardai l’orologio: erano le 9 e 30 in punto. L’orario preciso dell’appuntamento!

Non potevo credere ai miei occhi. Eppure… era così. Qualcuno di voi, leggendo, avrà pensato che io potrei avere sbagliato a guardare l’ora o che il mio orologio potrebbe non funzionare bene, ma… chi mi conosce sa che non è possibile. Io ho la “nevrosi” dell’orologio e lo controllo molto spesso sincronizzandolo con il segnale orario. In genere il mio orologio “spacca il secondo”. Tra le 9 e 15 e le 9 e 25 avrò poi consultato l’ora decine e decine di volte. Possibile che io abbia sbagliato sempre? Non credo proprio.

Credo invece che Gesù abbia ascoltato le mie preghiere e mi abbia permesso di arrivare puntuale.

Da quando ho lasciato la vettura al parcheggio a quando sono finalmente riuscito ad arrivare alla redazione sarebbero dovuti trascorrere almeno 15 minuti. Dio me ne ha regalati almeno 10 (forse addirittura 15) permettendomi di arrivare puntuale (anzi, in anticipo!) all’appuntamento.

Quello che vi ho appena raccontato è un piccolo Miracolo, niente rispetto a quelli raccolti nella Bibbia. Ma è uno dei modi in cui il Signore ama starci vicino. Farci percepire la sua presenza. In questo modo ci dice: “Io ci sono, sono qui accanto a te, non temere!”.

A voi è mai accaduto niente del genere? Se sì, raccontatemelo, ascolterò volentieri! E… se avrete pazienza, la prossima volta vi parlerò di un’altra Carezza di Dio: una storia di preghiera in cui c’entrano il Santo Rosario, un fonte battesimale e la vetrata di una chiesa… Se la vorrete leggere, la scriverò!

A proposito… l’incontro era andato bene!

Buona preghiera e… state attenti a raccogliere le Carezze di Dio!

Alessandro Ginotta per PAPABOYS 3.0
ufficio.stampa@papaboys.org

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3 COMMENTI

  1. …anche io li chiamo così, con lo stesso termine, “carezze di Dio”! Anche se non mi è mai accaduta una cosa come la tua…ma conferme,magari di decisioni prese o di Parole avute. A volte piccole (ma per me grandi) profezie.Sono sempre accompagnate da una grande gioia, riconoscenza da parte mia ed un abbraccio che se anche non avviene fisicamente coinvolge tutto il mio essere. Grazie per la tua testimonianza!

  2. Confermo quanto scrive Domenico,anch’io le ho sempre chiamate “carezze del Signore”.Fai una cosa giusta, e ti avvolge una grande pace,un abbraccio invisibile….Oppure sei indeciso tra due opzioni,le valuti e davanti ad un delle due quella gioia ti assale,ed allora sai subito cosa è giusto fare

  3. Anche io ho avuto tante “carezze di Dio” Una alquanto insolita. Da anni chiedevo al Signore di farmi smettere di fumare, dcendoGli chiaramente che io non ne avevo alcuna volia e che mi piaceva, pure. Gli chiedevo, nonostante ciò, di “buttarmi giù da cavallo”, come S. Paolo, contro la mia volontà. Quest’inverno mi ammalai seriamente; mi furono riscntrati due batteri dei più rari e un tignoso virus polmonare. Tutto mi dicevano: “Che sfortunata, anche questa ti doveva capitare, etc”, ma io rispondevo che invece era una Grande Grazia del Signore perchè attraverso ciò aveva esaudito il mio desiderio di smettere di fumare. Sono passati 9 mesi e non ho pià toccato una sigaretta.
    Signre mio, grazie…si Grande,
    Pat

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