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Dimissioni di Benedetto XVI. Intervista a Daniele Venturi, presidente Associazione Papaboys

VI RIPROPONIAMO la lettura di un’intervista rilasciata dal nostro responsabile nazionale Daniele Venturi nel giorno delle dimissioni di Papa Benedetto. di Chiara Cristina Lattanzio

Il Papa si è dimesso…

Daniele Venturi: Credo sia una notizia che non dovrebbe lasciarci completamente sorpresi, anche se è una novità. Noi cattolici dovremmo riuscire a comprendere l’immane tipo di peso che c’è sulle spalle di un Pontefice. Lo abbiamo sperimentato soprattutto in questi ultimi anni sia nel Pontificato di Giovanni Paolo II che in questo di Benedetto XVI. Questa notizia deve farci riflettere sulle prestazioni eccessive che la società di oggi ci chiede. Viviamo in una società nella quale si pretende il ‘tutto’, il ‘subito’, la ‘massima prestazione’ e nella quale si parla sempre meno dell’umiltà e del limite umano di ciascuno di noi. Penso che l’atto grandioso in termini di umiltà, di oggi di Benedetto XVI sia proprio un atto di limite umano, oltre le chiacchiere e le voci che si alimenteranno sulle reali motivazioni. Penso che le parole del Santo Padre sul suo sentire fisico e limitato per un’età che comincia ad essere grave e che gli impone questo atto.

Quando ho appreso la notizia il primo pensiero è stato e se fossero appropriate le parole che Gesù rivolse ai suoi? “Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino… Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotere la polvere dai vostri piedi”. Se queste dimissioni rappresentano un segno, quello stesso segno, allora c’è molto da pregare x ritrovare “grazia” agli occhi del Signore che è presentato a noi tramite il nostro papa ma non l’ abbiamo ne riconosciuto ne ascoltato…

Il momento in cui Benedetto XVI annuncia in latino le sue dimissioni
Il momento in cui Benedetto XVI annuncia in latino le sue dimissioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Daniele Venturi: Credo che l’alto magistero di Benedetto XVI sia stato accolto con gioia in tante parti del mondo grazie anche ai continui stimoli del Papa, stiamo celebrando l’Anno della fede. Non penso che sia stato un Pontificato di difficoltà e di problemi più che di annuncio del Vangelo. Anzi, attraverso le grandi difficoltà che la Chiesa sta vivendo proprio in questi anni, Benedetto XVI ci ha testimoniato che con la costanza della preghiera si riesce a curare ogni tipo di malattia, talvolta fisica, ma talvolta spirituale, come quella che ha la Chiesa recente. Ma si riesce a continuare anche a  diffondere  l’annuncio del Vangelo; non dimentichiamo che in termini di presenze, Benedetto XVI, sia nelle udienze, sia negli Angelus, ha addirittura aumentato i numeri che erano del Pontificato precedente che è stato un Pontificato straordinario. Bisogna ora, non solo come associazione, ma anche personalmente come Cristiani, accompagnare il Papa più che mai, come abbiamo chiesto e faremo già da stasera, aumentando il livello di preghiera per il Papa. Prima di tutto perché ancora deve compiere la conclusione del suo Ministero che sarà il 28 febbraio, quindi ancora avrà tante cose da dirci negli angelus, il mercoledì delle Ceneri, e la preghiera è che queste parole che ancora dirà che saranno all’attenzione di tutta l’umanità in maniera sbalorditiva (non per gossip o per scandalo, ma per una scelta ragionata e ponderata ndr), possano servire ad accendere i cuori ed a riportare le persone verso la via maestra, verso Cristo. È vero che Giovanni Paolo II ha allargato la Chiesa a tutti, ma anche Benedetto XVI ha mantenuto salda questa linea. C’è un dispiacere nel non rivederlo nel prossimo incontro con i giovani a luglio, in Brasile, ma anche qui vuol dire che ha ponderato con la Sua saggezza dovuta alla vita spirituale, ma anche alla sua età, di lasciare questo evento in mano al suo successore. Umanamente e chiaramente c’è un profondo dolore perché c’è un forte attaccamento personale e spirituale a Benedetto XVI perché se Giovanni Paolo II ci ha fatto ritornare la fame di Cristo, Benedetto XVI ci ha nutriti tutti con l’Eucarestia in maniera profonda. E questo è eccezionale per il nostro mondo recente perché la nostra generazione cresce afflitta dall’ansia da prestazione, invece con lui abbiamo riscoperto la grande azione che talvolta avviene nella preghiera e nel silenzio. Quindi c’è un forte contrasto tra il mondo di tutti i giorni ed il mondo silenzioso che forse va anche oltre il mondo ‘normale’ però lo fa con tutti altri metodi.

C’è un po’ di sconforto e di senso di smarrimento ora però, perché in testa c’è un quesito: “Lui è il nostro Papa e la nostra guida, un po’ il nostro papà e il mio papà non può dirmi ad un certo punto che non ce la fa a continuare a guidarmi. Anche se Gesù ci ha detto che non siamo mai soli perché con noi rimane sempre lo Spirito Santo, però rimane un po’ di amaro, un po’ di senso di abbandono…

Daniele Venturi: Io direi che sono duemila anni che i Papi muoiono, ma il Papa no. Il Papa è indubbiamente un punto di riferimento, ma dobbiamo avere la certezza che il cielo non ci lascerà senza guida. Il Papa – lo ripeto – si ferma davanti ad un limite umano, ma non ci dice io non sono più tuo padre, ma dice, non ti accompagno più a scuola, perché non riesco più a guidare la macchina. Questo è importante. Non veniamo lasciati soli. Siamo sicuramente in una situazione innovativa e diversa rispetto a quella solita nella quale un Papa muore e ne viene eletto un altro.

Intervista rilasciata per www.ventonuovo.eu

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