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Il difficile viaggio di Papa Francesco in Colombia dove la pace è utopia

Era il 2 ottobre dello scorso anno e Papa Francesco, rientrando dal viaggio in Georgia ed Azerbaijan, rispondeva sull’aereo alle domande dei giornalisti a proposito di un possibile viaggio in Colombia, una volta che il processo di pace fosse diventato “sicuro”, in modo da non poter “tornare indietro”. Non è trascorso nemmeno un anno ed il Pontefice sta per partire per Bogotá, Villavicencio, Medellín e Cartagena.

Il motto di questo 20° viaggio apostolico del Papa, da domani al 10 settembre prossimi, con rientro a Roma Ciampino l’11 settembre, è: “Facciamo il primo passo”, proprio ad indicare il processo di riconciliazione in corso in un Paese sconvolto da oltre 50 anni di guerra tra governo di Bogotá e Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc). Dopo Paolo VI nel 1968 e San Giovanni Paolo II nel 1986, Francesco è il terzo Papa ad abbracciare il Paese latinoamericano. Con oltre 48 milioni di abitanti, di cui il 94% cattolici – anche se non tutti praticanti – la Colombia è pronta ad accogliere il Pontefice. La Conferenza episcopale, guidata da mons. Oscar Urbina Ortega, arcivescovo metropolita di Villavicencio, ha avviato da mesi la preparazione con incontri, dibattiti, catechesi, celebrazioni religiose. Per le vie di Bogotá, che non nascondono i disagi sociali e le contraddizioni della città, campeggiano cartelloni e murales, raffiguranti Francesco, il suo sorriso, la sua tenacia. Su un grattacielo, un countdown luminoso indica che manca soltanto un giorno all’arrivo del Papa. L’avenida 26, che collega l’aeroporto al centro, è già quasi sgombra dal traffico: dopo l’atterraggio in aeroporto, Francesco la percorrerà in papamobile, fino alla nunziatura apostolica: sono attese 700 mila persone lungo la strada.






Alle spalle, il Paese latinoamericano ha un dolore mai sopito per un conflitto che ha provocato almeno 260 mila morti, più di 60 mila dispersi e 7 milioni di sfollati e profughi. Si tratta di stime, perché probabilmente le cifre esatte non le sapremo mai, mentre l’altro gruppo armato del Paese, l’Esercito di liberazione nazionale, che da poco ha avviato un negoziato col governo, ha detto sì a un cessate il fuoco in occasione della visita di Papa Francesco, qui indicato già come “banditore di pace”.




Fonte it.radiovaticana.va/di Giada Aquilino, da Bogotá

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