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Dedicato a Renzi: hai tre figli tu puoi capirci…

gigi-de-paloIO STO COI PASSEGGINI – Approda in diretta nazionale tv la manifestazione delle giovani famiglie romane. Gigi De Palo, promotore del movimento: “Noi ci teniamo a portare il terreno della nostra battaglia su un campo laico. Per troppo tempo, la famiglia è stata ritenuta un tema cattolico. È arrivato oggi il momento di portare la famiglia sul terreno concreto del sociale”. Anche perché “le famiglie non possono scioperare”. 

Di nuovo a Roma, ma questa volta in piazza Montecitorio e in diretta nazionale tv. Per chiedere a governo e parlamento politiche per dare finalmente ossigeno alle famiglie e in particolare a quelle numerose. Dopo il successo sabato 4 ottobre della manifestazione romana “Io sto coi passeggini”, le famiglie tornano di nuovo in piazza e faranno sentire la loro voce alla trasmissione “Ballarò” chiedendo un incontro con il premier Matteo Renzi. A scatenare le proteste delle famiglie romane è stata la decisione del Campidoglio di aumentare le tariffe degli asili nido e annullare l’esenzione per chi ha più di tre figli. Almeno mille i passeggini arrivati davanti al Campidoglio, segno – spiega al Sir l’organizzatore Gigi De Palo, ex assessore alla Famiglia di Roma Capitale e oggi consigliere di opposizione – che “abbiamo tante famiglie oggi in Italia che non sanno come arrivare a fine mese. E le famiglie con i figli sono quelle che risentono di più della difficoltà economica oggettiva”. Il fenomeno “Io sto coi passeggini” si sta diffondendo in Italia: richieste per organizzare simili iniziative sono giunte da Verona, Foggia, Napoli, Catania.

Ci spiega perché i passeggini sono vuoti? 
“Il passeggino è una metafora della famiglia oggi. Il passeggino che fa fatica a superare le barriere architettoniche. Il passeggino che i genitori devono a fatica portare sempre con loro. E il passeggino vuoto è il simbolo della difficoltà oggi a mettere al mondo i figli e della denatalità: quest’anno è l’anno in cui in Italia ci sono state meno nascite di bimbi italiani da quando esiste questo tipo di misurazioni. Il passeggino quindi lo abbiamo scelto come metafora simbolica di tutto questo movimento”.

Una protesta per chiedere che cosa? 
“Non è una protesta ma una proposta. La proposta di rimettere al centro della politica italiana la famiglia. Ed è una proposta che aggrega persone di appartenenze diverse: cristiani e musulmani, gente di destra e di sinistra, grillini. Il pretesto ci è stato offerto dal sindaco di Roma Ignazio Marino che ha aumentato il costo degli asili nido truffando i cittadini. Dopo cioè la chiusura delle iscrizioni al 28 giugno, i cittadini si sono accorti in settembre che per l’asilo nido l’iscrizione era aumentata ed era aumentata anche per il terzo figlio passando da zero a 250/300 euro al mese per un totale di 3mila euro l’anno. Se a questa cifra aggiungiamo le varie tasse Tasi, Tari, ecc. ci rendiamo conto che una famiglia anche con stipendio medio e con più figli, non può farcela da sola”.

A sette giorni dalla manifestazione al Campidoglio, il sindaco di Roma si è fatto vivo? 
“No. Il sindaco Marino non ha capito. Quello contro cui lottiamo non è tanto l’aumento della iscrizione all’asilo nido, ma il modo con cui è stato deciso. Il sindaco non ha capito le conseguenze che una decisione può avere sulla vita di una famiglia. ‘Io sto con i passeggini’ non nasce contro Marino, ma per sollevare un problema: la totale assenza in Italia di politiche per la famiglia e di sgravi fiscali per le famiglie con figli”.

Quindi il vero interlocutore per voi non è tanto Marino, quanto Renzi? 
“Sì, noi chiamiamo in causa Renzi e il governo. Ma lo chiamiamo in causa in maniera propositiva dicendogli: tu hai tre figli, non possiamo credere che non ti renda conto della situazione in cui si trovano oggi le famiglie italiane. Va bene la maggiorazione del parametro dello 0,35 dell’Ise per ogni componente del nucleo familiare. Vanno bene gli 80 euro in busta paga, ma tenete conto che la maggior parte delle famiglie che scendono con noi in piazza sono famiglie giovani, con figli piccoli, spesso precari e quegli 80 euro non li vedranno mai in una busta paga”.

Anche il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, nell’ultima prolusione, aveva invitato le famiglie a farsi protagoniste della vita sociale attraverso reti virtuose. E’ quello che state facendo? 
“Noi ci teniamo a portare il terreno della nostra battaglia su un campo laico. Per troppo tempo, la famiglia è stata ritenuta un tema cattolico. E’ arrivato oggi il momento di portare la famiglia sul terreno concreto del sociale e coinvolgere su questo terreno più persone possibili. A differenza poi dei sindacati di categoria dei lavoratori, le famiglie non possono scioperare, per cui è vitale che le famiglie si aggreghino e scendano in piazza per far sentire la propria voce”.

Lei ha 4 figli. Ci dica la verità: ne è valsa la pena? 

“Sì. Ognuno deve essere libero di fare le sue scelte e realizzare i suoi sogni. Dobbiamo fare in modo che oggi in Italia la nascita di un figlio non sia vissuta come una colpa ma come una risorsa. Io ho messo al mondo 4 figli. Saranno loro in futuro a contribuire a pagare le pensioni dei lavoratori di oggi. Nessuna generazione è staccata dall’altra. I figli sono una risorsa e come tale devono essere trattati, mettendo in atto fin da oggi una solidarietà generazionale”. di Maria Chiara Biagioni di Agensir

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