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Dalla Chiesa in Italia l’appello ad affrontare la sfida dell’immigrazione. Emergenza che riguarda tutti

Lampedusa, 25 migranti morti assiderati«Quando vediamo centinaia, migliaia di persone, esseri umani — uomini, donne, bambini — che affrontano i viaggi della morte per arrivare in Paesi lontani dal proprio non possiamo non concludere che questo problema è un’emergenza veramente umanitaria, una tragedia dell’uomo». Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), incontrando ieri i cinquanta profughi ospitati nel seminario arcivescovile del capoluogo ligure.
L’occidente, ha rimarcato Bagnasco, «deve affrontare seriamente e trovare vie di soluzione efficaci a questa tragedia immane, a queste persone che fuggono dai loro Paesi per guerra, violenza, carestia e cercano un futuro migliore», agendo non solo a livello europeo ma «internazionale e mondiale».In questo senso, il porporato si è domandato se «questi organismi internazionali, come l’Onu, in modo particolare, che raccoglie il potere politico, ma sicuramente anche il potere finanziario, hanno mai affrontato in modo serio e deciso questa tragedia umana. È una vergogna, certamente, per tutta la coscienza del mondo, ma può essere e deve essere anche una sfida da affrontare con serietà». E, da parte sua, il presidente della Cei ha ricordato che, come Chiesa cattolica in Italia, «cerchiamo di corrispondere a questa situazione umanitaria, in collaborazione e su richiesta delle autorità competenti come meglio possibile». Una collaborazione messa in luce anche da monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei nove cardinali, che in un’intervista al «Corriere della sera» del 12 agosto scorso ha ricordato l’«ottimo dialogo tra la Chiesa cattolica, che mette a disposizioni strutture e mezzi, e tante amministrazioni locali in tutto il Paese». Anche se, evidenzia Semeraro, «l’immigrazione non è un acquazzone che arriva improvvisamente, non è una fatalità. È il frutto di tante scelte egoistiche compiute nei Paesi di origine e altrove. La causa è nel rapporto tra un occidente pingue e l’enorme numero di persone che non riescono a sopravvivere in altri continenti. Sono persone affamate o anche perseguitate, malate. Quindi è d’obbligo ragionare. Non basta un semplice rifiuto emotivo».
Occorre, insomma, ha detto a Radio Vaticana monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, qualcosa di simile a «un “Piano Marshall” per l’Africa che possa effettivamente dare gli strumenti necessari a questi Paesi, per uno sviluppo che è una delle categorie importanti su cui la Chiesa da sempre lavora».
L’invito, ha ricordato il vescovo segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, su «Avvenire» del 14 agosto scorso, è quello a una «vittoria sull’indifferenza» che è poi quanto «ci chiede ogni giorno Papa Francesco nel suo ministero, non di rado frainteso o compreso unicamente in chiave politica o partitica. Il suo insegnamento ci riporta al centro stesso del messaggio cristiano, che impedisce, a chi lo voglia accogliere e vivere, di voltare le spalle davanti ai bisognosi».

Redazione Papaboys (Fonte L’Osservatore Romano, 19 agosto 2015)

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