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Crimea: il giorno della verità tra le menzogne dei media

Poco prima dell’attacco NATO, tutta l’opinione pubblica mondiale rimase impressionata da fotografie aeree che mostravano cumuli di terra che, ripetevano i media, racchiudevano corpi di vittime kossovare innocenti trucidate dagli spietati serbi. Peccato che, alla fine della guerra, i medici di varie nazioni inviati dal Tribunale Penale Internazionale scoprirono trattarsi, nella maggior parte dei casi, solo di terra smossa che non copriva un bel niente: anche nelle poche vere fosse dove furono ritrovati corpi, i medici stabilirono essere cadaveri seppelliti a guerra già iniziata e la cui etnia era impossibile accertare. Le foto comunque erano già bastate all’Alleanza Atlantica per giustificare davanti alle opinioni pubbliche le ragioni per la guerra e ottenere così il consenso dei più. Lo stesso metodo, disinformazione e propaganda, è quanto sta avvenendo oggi a proposito della questione Ucraina. I giornali -commenta Mario Sommossa-, alcuni in buona fede, altri molto meno, continuano a sostenere concetti la cui veridicità o coerenza è per lo meno dubbia. Non siamo favorevoli all’intervento militare russo in Ucraina, ma credo che la verità si trovi nel mezzo e non è certamente (solo) quella dipinta dai media internazionali nelle ultime settimane. Quanto agli statunitensi, suggeriamo vivamente di rimanere al loro posto, se non altro per le figure pietose che da qualche anno rimediano ogniqualvolta decidono di intervenire (tralasciando che a rimetterci la pelle sono dei ragazzini ancora illusi di appartenere ad una grande democrazia). Il martellamento dei media non aiuta vada vere una visione reale della situazione. Rileggiamo come i mezzi di comunicazione manipolano le notizie:

1-. Il popolo ucraino si è democraticamente ribellato contro un governo illegittimo e la crudele repressione attuata dalle forze di polizia è stata un’operazione dittatoriale per contrastare la volontà popolare. Ma le elezioni che portarono al potere Yanukovich e il suo partito furono giudicate “sufficientemente corrette” dagli osservatori internazionali dell’OSCE e quindi quel governo era, a tutti gli effetti, legittimo. In qualunque parte del mondo, quando le manifestazioni di piazza diventano violente, è dovere delle locali forze dell’ordine intervenire per fare rispettare la legge. 2-. Il presidente Yanukovich e il suo governo sono stati democraticamente destituiti dal Parlamento Ucraino, che ha così dato spazio alla volontà della maggioranza dei cittadini. Su quel “democraticamente” ci sarebbe molto da discutere perché è sotto gli occhi di tutti che il Parlamento ha dovuto decidere sotto la pressione della violenza e non certo a seguito di una normale dialettica politica. Il nuovo Governo non ha avuto nessuna legittimità elettorale e, tra l’altro, è, pure lui, contestato da una gran parte degli stessi manifestanti. 3-. La maggioranza degli ucraini è scesa in piazza perché non ha condiviso la decisione di Yanukovich di abbandonare il tavolo delle negoziazioni con l’Unione Europea. Visto da lontano e in base alle sole informazioni ripetute dai media occidentali sembrerebbe così, salvo che la stessa USAID, ente governativo americano, aveva svolto in Ucraina, pochi giorni prima, un’indagine dalla quale risultava che solo il 40% degli Ucraini preferiva l’opzione europea. E’ inoltre risaputo che tra costoro molti erano, e sono, illusi dal pensare che l’associazione economica con l’Unione Europea possa coincidere con un futuro di ricchezza per ciascuno e di fine delle difficoltà economiche che tuttora soffocano il Paese. 4-. Il desiderio manifestato dal governo di Crimea di far svolgere un referendum per chiedere l’indipendenza e la richiesta di adesione alla Federazione Russa sono contro la Costituzione Ucraina. Poiché la Russia appoggia tali richieste, si pone fuori del diritto internazionale e l’invio di propri militari in Crimea per proteggere la locale maggioranza russa da discriminazioni costituisce una condannabile invasione. USA e Governi Europei che sostengono quanto sopra dimenticano quanto essi stessi fecero con il Kosovo. Nessuno si domandò cosa dicesse in proposito la Costituzione Serba e tantomeno se ci fossero cittadini europei o americani da salvaguardare. Fu proprio dopo quella guerra che molti Paesi decisero di riconoscere il Kosovo come Stato indipendente, violando, allora sì ogni diritto internazionale. 5-. Il nuovo governo di Kiev è e sarà democratico e non ha alcuna intenzione di discriminare cittadini di etnia diversa da quella ucraina. Strano, però, che uno dei primi provvedimenti votati “democraticamente” proibisse l’uso della lingua russa su tutto il territorio ucraino. Quel provvedimento è stato ritirato solo dopo i “suggerimenti “ degli europei che, oltre a vergognarsene, temevano le ripercussioni, negative per l’immagine, che ne derivavano. Strano anche che interi gruppi di cosiddetti manifestanti abbiano fatto a gara nell’urlare insulti e minacce antisemite, razziste e contro la popolazione di origine russa. 6-. Gli europei desiderano da sempre che l’Ucraina entri nell’Unione, percependola come parte integrante dell’organismo politico europeo. Niente di più falso! La maggior parte dei cittadini europei non ha alcun desiderio, né interesse, a che l’Ucraina faccia parte dell’Unione Europea. Senza contare che la crisi economica è talmente forte da rendere economicamente impossibile, se non suicida, pensare di poter provvedere al risanamento della disastrata economia ucraina. Quei politici europei che hanno promesso 15 miliardi di euro come aiuto immediato al nuovo Governo ucraino dovrebbero spiegare ai cittadini di ogni Paese membro dell’Unione da dove arriverebbero quei soldi, cioè da quali tasche saranno presi. E già che ci sono dicano anche come pensano di continuare con gli aiuti dopo che quel primo “dono” si sarà velocemente esaurito. Altri fondi per aiutare le aree depresse? E altri ancora per pagare gas e petrolio che non avranno più i prezzi agevolati prima garantiti da Mosca? I cittadini europei amano gli Ucraini, ma non possono ne’ vogliono un altro Paese che gravi ancora di più sulle sofferenti economie comunitarie. 7-. Le forze politiche progressiste di tutto il mondo stanno dalla parte dei ribelli ucraini perché bisogna stare sempre con il “Paese reale” e non con il “Paese legale”. Chiamare “Paese reale” gruppi di persone che sfasciano i palazzi delle Istituzioni, uccidono poliziotti e non rispettano le loro stesse leggi è un atteggiamento pericoloso, soprattutto quando è molto dubbio il consenso vero che costoro hanno nel resto della popolazione. Ma, si dice, i “progressisti” stanno sempre con i rivoluzionari. Perché, allora, in Venezuela questi stessi “progressisti” difendono il legittimo governo Maduro e non i ribelli che manifestano da settimane nelle piazze?

La verità è che quanto successo in Ucraina ha più a che fare con la geo-politica che con i bisogni del popolo. Qualcuno, in occidente ha nostalgia della Guerra Fredda e continua a pensare sia una necessità “contenere” la Russia, ancora identificata con “ il nemico”. Chi dispensa false informazioni e false promesse non ha a cuore la sorte degli ucraini e li sta usando come semplice strumento per tutt’altri scopi che non possono essere dichiarati apertamente. E’ importante, quindi, che noi, cittadini europei, si sappia distinguere tra informazioni e propaganda e, poi, ognuno scelga liberamente da che parte stare. Come è avvenuto per i precedenti conflitti in cui sono intervenuti gli Stati Uniti, la NATO e le forze dell’Unione Europea, la stampa prepara l’opinione pubblica ad “accettare” come legittimo ogni intervento proposto dalle citate potenze internazionali. a cura di Francis Marrash*

* La fonte dell’articolo è tratto dal sito: la voce della Russia

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