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Il credente che vive in unione con Cristo, non può ignorare l’impegno missionario

“Il credente che vive in unione con Cristo, Verbo incarnato, Capo di un popolo che cammina verso cieli e terra nuovi, è sollecitato a prendere coscienza della dimensione sociale della sua fede, come ha evidenziato Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

Il card. Parolin - RV

Egli non può ignorare le ragioni profonde del suo impegno missionario in ogni realtà terrena. Egli è sollecitato a vivere l’amore a trecentosessanta gradi, ossia un amore pieno di verità (Caritas in veritate), in ogni ambito, a cominciare dalle relazioni interpersonali fino all’attività finanziaria ed economica, nella società civile e politica, nella famiglia umana, nei mass media, nella cultura”. Così il cardinale Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin all’omelia della Messa a conclusione del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa.
“L’amore di Cristo va testimoniato con la difesa della vita nascente e della vita che si spegne, l’inclusione sociale dei poveri, l’instaurazione di una sana economia mondiale. Va testimoniato – ha detto il porporato – aiutando le persone che sono chiamate ad operare nel sociale e nel politico, a livello nazionale, internazionale e multilaterale, a prepararsi al loro compito, rendendosi consapevoli della serietà dei problemi e della necessità di incidere sulle loro cause profonde e più vere, non dimenticando che tutto deve essere finalizzato al servizio del bene comune, al servizio di ogni uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, come ci ricordava 50 anni fa il Beato Paolo VI, nella Populorum Progressio, la cui attualità non è venuta meno in questi nostri tempi difficili. Ciò perché Dio, in Cristo, “non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali”.
“I credenti – ha proseguito il card. Parolin – sia come singoli, sia come associati, vanno educati ad accogliere, a celebrare e a testimoniare la vita di Cristo, in un mondo sempre più globalizzato. In esso vanno consolidati i semi della libertà, della fraternità, della solidarietà e della giustizia sociale. La fede, come ha ancora affermato il Santo Padre, non va solo annunciata, ma vissuta concretamente, riconoscendo nei fratelli il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi”.





“Guardando il volto del povero – ha osservato – vi dobbiamo riconoscere Gesù Cristo stesso, da accogliere e da amare con tutto il nostro essere, con un’intelligenza d’amore, creativa”. “In una società, dominata da un neo-individualismo radicale e da una prevalente indifferenza nei confronti dell’altro, come anche da una certa paura nei confronti del futuro, la Dottrina o Insegnamento sociale, strutturata in termini trinitari, rende fecondo l’umano, gli ambiti della vita sociale, dal punto di vista della relazionalità trascendente e del dono”.
“Dallo scenario della fine dei tempi, in cui Cristo Signore dell’Universo appare vincitore di tutte le potenze del male e della morte – ha concluso il card. Parolin nell’omelia per la Solennità di Cristo Re – viene l’ammaestramento che lavorare per una civiltà dell’amore non è vano”.




Fonte it.radiovaticana.va

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