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Così prega un Santo: il racconto di un collaboratore di Karol Wojtyla

pregaRicorre domani l’11.mo anniversario della morte di San Giovanni Paolo II. Significativamente, quest’anno la ricorrenza cade nella vigilia della Festa della Divina Misericordia, istituita da Karol Wojtyla, proprio come avvenne per la sua morte, il 2 aprile del 2005.

IL RICORDO – Così, il vaticanista polacco Wlodzimierz Redzioch descrive Karol Wojtyla di cui è stato a lungo collaboratore. Intervistato da Rosario Tronnolone per la Radio Vaticana Redzioch si sofferma proprio sulla dimensione della preghiera in Papa Wojtyla:

R. – Non si può capire Giovanni Paolo II senza parlare della preghiera, senza parlare di lui come di un mistico, perché Giovanni Paolo II aveva un rapporto mistico con il Signore. Le prime volte che andavo nella cappella privata per la Messa e vedevo il Papa sull’inginocchiatoio, era per me una cosa sconvolgente: lui pregava con tutto il corpo, con la mimica del viso; qualche volta alzava anche la testa in alto, come se vedesse qualcuno, come se conversasse con qualcuno.

Sull’inginocchiatoio aveva un plico di appunti: erano la richieste delle persone, che chiedevano le cose concrete… Il Papa pregava non in modo astratto, ma per le cose concrete, richieste dalle persone. Una volta un suo collaboratore ha trovato una doppia pagina dell’edizione polacca de “L’Osservatore Romano” con il grafico della Curia e con tutti i nomi dei collaboratori della Curia e ha chiesto al Papa a cosa servisse, pensando che il Papa studiasse l’organigramma vaticano: il Papa candidamente ha detto: “Ma io, ogni giorno, prego per ognuno di voi!”.

D. – C’è un aspetto della sua santità che vorresti segnalare?

R. – Il primo, la sua povertà. Per tutta la vita la famiglia Wojtyla è stata povera, anche quando da giovane Wojtyla diventò sacerdote non aveva niente. La cosa più importante è che lui non teneva alle cose materiali. Quando stava nel Palazzo di Cracovia, nel Palazzo della Curia, o nel Palazzo Pontificio usava le cose, ma di personale non aveva niente… Un altro aspetto è il misticismo di Karol Wojtyla: è molto difficile parlare della vita mistica, perché sono cose così profonde, così intime. Ho pensato che sarebbe possibile avvicinare Wojtyla mistico attraverso la sua poesia. E perché proprio attraverso la sua poesia? Perché qualsiasi altro scritto – i documenti, le Encicliche, le omelie e qualsiasi altro scritto – è indirizzato a qualcuno.

Wojtyla era anche un poeta e le poesie le scrive per se stesso: la poesia è uno sfogo dell’anima. Se vogliamo capire Karol Wojtyla mistico dovremmo leggere e rileggere le sue poesie.

Fonte: Radio Vaticana

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